Pensioni, come avere l’aumento rivendicando i “diritti inespressi” (cosa sono e a chi spettano)
Dai controlli dei patronati può emergere la possibilità di un assegno più alto, ma per avere le somme non pagate occorre presentare la domanda all’Inps
La locuzione “diritti inespressi” è un po’ criptica, ma descrive un fenomeno reale che di fatto penalizza alcune fasce di pensionati. Si tratta di prestazioni Inps che vengono erogate soltanto su presentazione di un’istanza o di diritti che si materializzano dopo il pensionamento. Detto in altre parole, si tratta di diritti che si hanno ma che non vengono concessi semplicemente perché non sono stati richiesti. Semplificando ancora: l’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) non eroga in automatico tutte le somme a cui il pensionato ha diritto, ma ci sono alcune prestazioni che occorre chiedere in maniera esplicita tramite la compilazione di una domanda con relativa presentazione di documenti attestanti il diritto stesso.
I patronati
A dare la caccia ai diritti inespressi sono di solito i patronati. Quello della Cgil toscana – l’Inca (Istituto nazionale confederale di assistenza) – ha dedicato al recupero di queste prestazioni previdenziali per i propri assistiti un vero e proprio progetto su base regionale.
Le somme recuperate
«Il nostro patronato - spiega il coordinatore toscano, Sandro Renzoni - ha sul territorio della regione 63 uffici accreditati dal ministero del Lavoro, che a loro volta proiettano la propria attività appoggiandosi anche alle 96 Leghe dello Spi Cgil Della Toscana. Questo ci consente di operare su una rete capillarmente diffusa in ogni provincia e di raggiungere moltissimi pensionati proprio grazie all'accordo con lo Spi. Nel periodo 2020-2024 siamo così riusciti a recuperare prestazioni previdenziali per un valore complessivo di due milioni 661mila euro, un milione 152mila dei quali soltanto lo scorso anno. La gran parte dei pensionati, e in generale di chi versa i contributi, non conosce nel dettaglio tutte le forme d’integrazione al reddito che garantisce la legge, per cui noi ci occupiamo di verificare la loro condizione reddituale e pensionistica per consentire loro di ottenere tutte le prestazioni alle quali hanno diritto. Verifiche cha facciamo in parallelo a quelle sulla correttezza dei calcoli effettuati dall'Istituto».
Aventi diritto e prestazioni
Ma a chi spetta chiedere i diritti inespressi? Ai pensionati con almeno 65 anni che ricevono la pensione minima, a coloro a cui spetta l’assegno familiare per reddito basso, alle persone disabili al 100%. Si tratta pertanto di categorie di pensionati a basso reddito o fragili, per le quali anche il recupero di somme apparentemente modeste può essere importante. Le prestazioni di cui stiamo parlando sono prevalentemente collegate al reddito, e si tratta di integrazioni al trattamento minimo, maggiorazioni sociali e incrementi di pensione, importi aggiuntivi come 13esima “pesante”, quattordicesima e simili, assegno per il nucleo familiare per superstiti titolari di pensione di reversibilità da lavoro dipendente che diventano inabili, assegno sociale.
La prescrizione
Attenzione, però. Va infatti tenuto ben presente che la prescrizione del diritto inespresso è quinquennale, quindi è possibile recuperare eventuali somme spettanti e mai percepite solo fino ai cinque anni precedenti. L’Inca Cgil, da parte sua, grazie alla collaborazione con il Sindacato pensionati italiani (Spi) nel corso del 2024 ha controllato 6.000 certificazioni uniche sui redditi del 2023; quasi 6.000 modelli ObisM (certificato di pensione che riassume tutte le gestioni, con le principali informazioni su importi mensili lordi e netti, aumenti, ritenuta erariale, trattenute e contributo di solidarietà); 10.000 cedolini con importo mensile di pagamento. «In pratica – aggiunge Renzoni – per consentirci di fare le verifiche rispetto alle loro situazioni, i pensionati fanno un’intervista coi nostri operatori e poi firmano una delega consentendo al nostro personale, dotato di Pin per accedere alle banche dati dell'Inps, di effettuare così le verifiche necessarie per individuare il diritto inespresso. E quindi richiedere la prestazione non in pagamento oppure la variazione dell’importo già in pagamento».
Questo tipo di controlli, peraltro, consentono al patronato Inca di verificare se i pensionati hanno svolto “piccole” attività lavorative. Come nel caso di pochi giorni in agricoltura per la raccolta di uva o olive, oppure di collaborazioni con relativo versamento di contribuzione senza che sia stato mai richiesto il supplemento pensione o la pensione supplementare. Un’altra casistica più marginale è quella dell’individuazione di errori di calcolo nei trattamenti pensionistici da parte dell’Inps.
Questo tipo di controlli viene fatto anche dalla rete dei patronati dell’Associazione cristiana lavoratori italiani (Acli). «Le verifiche sui cosiddetti diritti inespressi - spiega Elisabetta Di Lorenzo, direttrice regionale – vengono svolte nell’ambito dei 30.000 controlli complessivi che effettuiamo ai nostri sportelli, che riguardano anche attivazione della Naspi, riconoscimento delle malattie professionali e quant'altro. In particolare, attraverso le ricostruzioni reddituali individuiamo diritti inespressi che riguardano ad esempio assegni al nucleo familiare, 13esime e 14esime. Le tutele scattano quando le persone si rivolgono a noi, dopo che è stata verificata situazione contributiva, economica e familiare. In questo momento particolare – aggiunge Di Lorenzo – una delle emergenze è costituita dalla nuova procedura per il riconoscimento dell'invalidità civile. Il portale nazionale non funziona, i medici di medicina generale sono su tutte le furie per l'aggravio burocratico e di fatto le famiglie non sono tutelate».
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