Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
L’analisi

Ceto medio sacrificato dall’austerità folle


	Nel riquadro il prof. Alessandro Volpi
Nel riquadro il prof. Alessandro Volpi

La manovra dell’esecutivo riduce il perimetro di numerose detrazioni fiscali

23 ottobre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di mercoledì 23 ottobre, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.


* di Alessandro Volpi

La legge di bilancio presenta aspetti trascurati dalla maggior parte delle prime analisi, condizionate dalla scarsa chiarezza sui numeri contenuti nel documento. Il provvedimento è stato raccontato come un insieme di misure del valore complessivo di 30 miliardi di euro. Si tratta di 20 perché 10 miliardi devono essere destinati alla riduzione dello 0,5% del deficit, secondo quanto previsto dal folle Patto di stabilità riformulato di recente della Commissione europea. Inoltre i mancati acquisti di titoli del debito pubblico italiano da parte della Bce fanno salire il conto interessi complessivo pagato dal Tesoro di una decina di miliardi. In altre parole, questa Europa costa circa 20 miliardi, buttati via nel delirio della austerità. La narrazione in merito alla legge di bilancio è stata tutt’altro che chiara sulla questione del “contributo” delle banche e delle assicurazioni. Il ministro Tajani ha annunciato un contributo da parte delle banche alla legge di bilancio stimabile in 3-4 miliardi, spalmati su due anni; un contributo rivendicato con orgoglio dalla presidente Meloni, che si è quantificato per il 2025, tra banche e assicurazioni, in 1,75 miliardi di euro. Il plenipotenziario Giorgetti si è spinto a definire questo “sforzo” nei termini del vero e proprio “sacrifico”. Non è affatto una imposta più pesante sui profitti e neppure un prelievo una tantum, ma solo una anticipazione su future imposte, le cosiddette imposte differite attive, che le stesse banche recupereranno in pieno senza alcun aggravio. Quindi i 100 miliardi di euro di profitti, accumulati dagli istituti di credito in due anni, e in larga parte distribuiti agli azionisti, ancora una volta non saranno toccati. In materia di tasse, poi, la legge di bilancio è coerente con quanto la presidente Meloni ha dichiarato e messo in essere a più riprese: condono fiscale tombale per gli evasori per il periodo 2018-2022, riduzione delle aliquote in direzione della flat tax, autonomia differenziata a vantaggio delle fasce di reddito alte delle Regioni più ricche, alleggerimento dell'imposizione sulle rendite finanziarie attraverso il Ddl Capitali. Questa avversione si accompagna ad una massiccia opera di privatizzazioni - per oltre 20 miliardi -, e allo spostamento verso il settore privato della previdenza attraverso la crescente defiscalizzazione della previdenza complementare. Evidente una somiglianza non banale con la linea Monti-Letta-Draghi che sottopone i conti pubblici alla dura, e inutile, cura europea, che accetta l’austerità, con una spending review, di nuovo lineare, destinata a tagliere il 5% a tutti i ministeri, fatta eccezione per la difesa e la sanità, dove la cifra stanziata nel 2025 di 2,3 miliardi di euro è in larghissima parte destinata a consentire la defiscalizzazione delle retribuzioni del personale, e che celebra le privatizzazioni. Con una considerazione finale: la difesa del ceto medio viene in larga misura cancellata dalla soppressione di numerose detrazioni fiscali, rimodulate per ridurne sensibilmente il perimetro.

* Università di Pisa

Primo piano
L'aggressione

Livorno, sedicenne picchia un anziano per strada: «Non mi hai dato la precedenza»

di Stefano Taglione
Sportello legale