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Spiagge, a Roma un altro rinvio: balneari furiosi, scatta lo sciopero. Ombrelloni chiusi in 400 bagni

di Mario Neri

	Una spiaggia in Versilia (foto Paglianti)
Una spiaggia in Versilia (foto Paglianti)

Il governo annuncia un decreto di riordino ma è tutto rimandato a settembre. Confesercenti: «Meloni promise no alle aste, ma per ora i fatti stanno a zero»

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Un nuovo rinvio. Con la scadenza di fine anno che incombe e che solo in Toscana rischia di travolgere centinaia di imprese. E con i balneari furiosi per il nulla di fatto, per cui la vigilia della protesta annunciata giorni fa contro l’immobilismo del governo si fa ancora più amara. Sì, perché ieri dal Consiglio dei ministri convocato da Giorgia Meloni non è uscita la soluzione con cui scongiurare la procedura di infrazione con Bruxelles e soprattutto le gare senza uno “scudo” per i titolari degli stabilimenti.

La trattativa con l’Ue va avanti da settimane su molti dossier, ma quella che riguarda le spiagge si è arenata in assenza di una proposta italiana. La Commissione, ormai dopo le sentenze della Corte di giustizia europea, esige l’applicazione della famigerata direttiva Bolkestein. Tradotto: gare per l’assegnazione delle concessioni. «A valle delle interlocuzioni con la Commissione europea, in una delle prossime riunioni del Cdm – chiariscono fonti di Palazzo Chigi –, sarà esaminato e approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo». Quando? Probabilmente settembre. Obiettivo: «Stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali». Dunque, non le proroghe, ma solo le norma con cui rispettare la scadenza fissata dall’Europa e anche nella legge Draghi, che obbliga i Comuni a indire le aste pubbliche entro il 31 dicembre. L’ennesimo slittamento trasforma l’attesa decisione sulle concessioni in una specie di risacca senza fine, la cui onda di ritorno rischia di travolgere tutti. «Dopo il parere motivato c’è solo il deferimento alla Corte di giustizia europea», spiega una fonte della Commissione Ue elencando i rischi per l’Italia. Per questo i balneari confermano la protesta di domani. Due ore di sciopero. Solo in Toscana quasi 400 bagni terranno gli ombrelloni chiusi fino alle 9,30. Una sorta di flash mob (congelati per ora quelli del 19 e del 29), programmato in pieno agosto per fare rumore nel periodo di maggior afflusso di vacanzieri e convincere Palazzo Chigi a rompere il silenzio. Anche se in parte i balneari sono divisi. Confesercenti aderisce convinta, Confcommercio pure, Confartigianato no.

«Sono 14 anni che i governi rimandano. Adesso il tempo stringe – dice Simone Gruerrini, balneari di Marina di Grosseto e presidente regionale della Fiba Confesercenti – Meloni ha basato tutta la campagna elettorale sul no alla Bolkestein e per ora i fatti stanno a zero. Il tempo stringe e ci sono decine di famiglie che rischiano di ritrovarsi su una strada se dovessero perdere la gara. È ora che il governo diventi adulto». Confesercenti nazionale prende atto della promessa di un decreto, ma si chiede cosa conterrà. Una frecciatina alla premier, anche perché ieri il Cdm ha dato il via libera a 13 milioni di aiuti alle imprese turistiche dell’Appennino (c’è anche l’Abetone) danneggiate dalla penuria di neve in inverno. Ma se i negoziati con Bruxelles si annunciano tesi, i rinvii sono anche il risultato di uno scontro interno al governo. Lega e FdI dovranno ingoiare il boccone amaro del rispetto della Bolkestein, ma il timore dei meloniani è che pur di far passare misure bandiera, Salvini faccia naufragare il dialogo con l’Ue.

Palazzo Chigi ha recepito, ad esempio, la proposta di legge elaborata da Riccardo Zucconi. Il testo del deputato versiliese di FdI prevede una modifica all’articolo 49 del codice della navigazione, in modo da introdurre un indennizzo per i concessionari che dovessero perdere le gare. Tutto a carico del subentrante, a patto che l’attuale titolare dello stabilimento depositi in Comune una perizia con la stima del valore dell’impresa. «Ma c’è chi vorrebbe inserire anche un diritto di prelazione a vantaggio dei titolari uscenti. Così rischiamo di compromettere tutto, da Bruxelles ce lo bocceranno», è il timore dei meloniani. Anche perché è lo stesso ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, ad ammetterlo: «C'è un confronto sul parere motivato della Commissione europea che va avanti con le sue complessità». Lo scoglio della Bolkestein non si può abbattere, semmai bisogna trovare la rotta per aggirarlo.
 

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