Il Tirreno

Toscana

In 5 anni bollette raddoppiate e la vita costa il 16,3% in più

di Ilenia Reali
In 5 anni bollette raddoppiate e la vita costa il 16,3% in più

Il report «Una famiglia spende 2.900 euro all’anno, piccole aziende penalizzate» L’economista «Chi ha stipendi sotto i 2.000 euro affoga. Si intervenga sui salari»

28 luglio 2024
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Tra il 2019 e il 2023 le bollette dell’energia elettrica sono rincarate del 108 per cento e quelle del gas del 72,1 per cento. Le altre tariffe prese in esame, come le forniture dell’acqua (+13,2 per cento), i servizi postali (+8,6 per cento), il trasporto urbano (+6,3 per cento), il trasporto ferroviario (+4,5 per cento), i taxi (+3,9 per cento), i rifiuti (+3,5 per cento) e i pedaggi autostradali (+3,3 per cento), hanno subìto incrementi anche se inferiori all’aumento del costo della vita che in questi quattro anni è stato del 16,3 per cento. Nei primi mesi del 2024 le tariffe energetiche sono diminuite (luce -34,2%, gas -19,6%) ma alla fine, facendo tutti i conti, l’inflazione è comunque aumentata dello 0,9% a causa dell’aumento di alcuni servizi, inevitabili.

A fare il report del costo della vita degli italiani è stato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (l’associazione delle piccole imprese) che, alla fine, calcolatrice alla mano, ci ha detto che le famiglie medie italiane hanno un costo medio di poco più di 2.900 euro all’anno, un importo che corrisponde al 12% della spesa familiare annua.

«Ci sono stati incrementi – dice Gaetano Aiello, professore di economia dell’Università di Firenze – molto forti nel 2022, ancora nel 2023, mentre nei primi sei mesi del 2024 i prezzi complessivamente hanno una crescita più limitata anche a causa di un calo dei prezzi dell’energia. Ma il tema più rilevante qual è? I prezzi crescono meno ma continuano a crescere, e non sono aumentati i salari. Il reddito disponibile si è ridotto e siamo tutti un po’ più poveri. Non è tanto per l’aumento degli ultimi mesi ma perché questo va a cumularsi con gli aumenti consistenti degli ultimi anni. Quello che è stato non si recupera: anche sui beni di consumo, quelli per intenderci che acquistiamo al supermercato, l’inflazione si è ridotta ma c’è stata».

L’Istat dice che fino al 2023 ha avuto un grosso impatto sulle famiglie meno ricche andando a incidere sui beni indispensabili ma, dal 2024 in base ai primi dati provvisori, è stato registrato un aumento ulteriore del costo della vita che va a incidere anche su chi sta un po’ meglio. «Per il 2024 – commenta l’economista – il costo comincia ad avere un impatto anche sulle famiglie che spendono di più, a fronte ovviamente di un maggiore reddito disponibile. Un segnale di peggioramento della vita anche della fascia media. Si tratta di quelle famiglie che l’Istat mette nel “quinto gruppo” con una spesa di beni più alta. Cerchiamo di fare un esempio: nel 2023 coloro che avevano una spesa minima avevano un’inflazione del 18% mentre quelli con una spesa media più alta del 15%. Questo dipende dal fatto che se aumenta il pane e prendi 1.500 euro, il pane incide di più sullo stipendio rispetto a chi compra la stessa quantità di pane ma guadagna 4.000 euro. Una cosa è certa: senza difesa del reddito non se ne esce. Chi ha un reddito sotto i 2.000 euro affoga».

A essere penalizzato, per la Cgia, è anche «il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti che lavora da solo e i tantissimi piccoli commercianti e altrettante partite Iva hanno pagato due volte l’impennata delle bollette di luce e gas degli ultimi anni. La prima come utenti privati e la seconda come micro imprenditori».

Anche in Toscana il caro-prezzi ha dato un grosso colpo all’economia. «La filiera della pelletteria è in crisi – dice Aiello – e quindi ha subìto gli aumenti dei prezzi ma non ha potuto riversarli sui propri committenti. Stessa cosa per altri settori, dal momento che a valle gli aumenti non sarebbero stati recepiti. In Toscana in questo senso è andata meglio a chi lavora con il turismo, peggio a chi si trova nelle aree vocate alla moda».

«Se – aggiungono dall’Ufficio studi – le grandi imprese sono “riuscite” a pagare molto meno, anche per contributi e sgravi, i piccoli, invece, hanno subìto una vera e propria stangata. È l’ennesima dimostrazione che il nostro è un Paese che, per molti versi, funziona al contrario».


 

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