Il Tirreno

Tra blu e green

Bagno Piave di Viareggio dalla storia all’eccellenza

di Giacomo Corsetti
Bagno Piave di Viareggio dalla storia all’eccellenza

Lo stabilimento è stato fondato dal nonno del titolare, che lo chiamò così dopo essere stato ferito combattendo sul fiume Piave nella Grande Guerra

31 agosto 2023
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L’ultimo passaggio in provincia di Lucca del viaggio che abbiamo chiamato “TirrenoBlu” fa tappa a Viareggio, precisamente a poche centinaia di metri dalla Fossa dell’Abate, il fiume che fa da confine tra il comune caro al poeta Lorenzo Viani e quello di Camaiore. A due passi c’è la Fontana della Terrazza della Repubblica.

Qui parliamo con Giovanni Bandoni, uno degli protagonisti storici della Passeggiata viareggina e proprietario dello stabilimento balneare Piave.

Un onore che è arrivato a lui dopo essere stato del padre e, ancora prima, del nonno. Un bagno storico, ma che ha saputo stare al passo con i tempi sul fronte del rispetto dell’ambiente, tema centrale di TirrenoBlu.

«Abbiamo dei pannelli solari – ci racconta Giovanni – per quanto riguarda il riscaldamento delle acque delle docce all’interno delle cabine, poi cerchiamo di sensibilizzare il cliente affinché ne consumi il meno possibile. Una parte delle docce ha anche i temporizzatori. Non c’è però il fotovoltaico».

Lo stabilimento balneare è molto attento sulla raccolta differenziata». «A fine giornata – spiega Bandoni – la facciamo con grande precisione. Abbiamo dei cassonetti lungo la passerella sulla spiaggia. Non diamo invece il vetro ai clienti, per timore che possa succedere qualcosa sulla spiaggia o in piscina». Rinnovamenti nel segno del risparmio energetico che seguono una storia secolare.

Per trovare le origini del bagno Piave dobbiamo tornare agli anni Venti del secolo scorso, poco dopo la fine della Grande Guerra.

«Il nostro è uno stabilimento centenario, qualche tempo fa ci hanno dato anche una targa commemorativa. Mio nonno – racconta ancora Bandoni – ha combattuto contro gli austriaci durante la Prima Guerra mondiale e gli amputarono un braccio a seguito di una ferita riportata sul fiume Piave. È per questo motivo che il bagno si chiama così. Finito il conflitto poi chiese un pezzo di terreno e così ha ottenuto la concessione. Poi negli anni il mare è progressivamente arretrato e ha iniziato la costruzione dello stabilimento balneare. All’inizio c’era solo una baracca e la spiaggia non era così lunga. Quando faceva una mareggiata il mare poteva finire sulla strada».

Quando l’attività è diventata anche al servizio di clienti «si è cominciato a mettere ombrelloni – conclude Giovanni Bandoni –, che durante le mareggiate venivano completamente tolti perché portava via tutto. Lo stabilimento negli anni si è sempre più formato, fino alla piscina, costruita circa 15 anni. Penso che il nostro sia uno dei bagni più curati della zona».


 

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