Prato, un ex militare cinese nel commando omicida della “guerra delle grucce”
E’ stato rintracciato a Padova. Insieme ad altri cinque connazionali, arrivati appositamente dalla Cina, avrebbe tentato di uccidere un imprenditore nel night Number One di via Scarlatti
PRATO. C’era anche un ex militare dell’esercito cinese nel commando che il 6 luglio dell’anno scorso è arrivato appositamente dalla Cina per tentare di uccidere Chang Meng Zhang, un imprenditore cinese inserito nel mercato delle grucce e già condannato per l’omicidio di Zhijian Su, referente della ditta Eurotrans/Oulian, avvenuto nel marzo 2006 a San Giuseppe Vesuviano. Il tentato omicidio di Chang Meng Zhang, invece, è avvenuto nel locale Number One di via Scarlatti.
Il sesto componente del commando omicida (gli altri cinque sono già stati arrestati dalla squadra mobile) si chiama Nengyin Fang, ha 36 anni, è un ex militare dell’esercito cinese ed è stato rintracciato dalla squadra mobile della polizia, dopo nove mesi di indagini, in un ristorante di Padova.
Il 6 luglio dell’anno scorso Chang Meng Zhang fu colpito da numerose coltellate all’addome nel corso di un agguato che secondo gli inquirenti è collegato alla cosiddetta “guerra delle grucce”, un violento scontro tra gruppi cinesi per il controllo del mercato degli appendiabiti. Portato in macchina in via Marsala e lasciato in strada, si è salvato per miracolo dopo alcuni interventi chirurgici e poi ha iniziato a collaborare con gli inquirenti, che grazie a lui hanno arrestato i suoi presunti aggressori e ora sanno molto di più sulla “guerra delle grucce”. Si è scoperto, tra l’altro, che i sei membri del commando sono originari delle due province dello Zhejiang e del Fujian e sono arrivati a Prato col preciso compito di dare una lezione Chang Meng Zhang.
Fondamentali per il rintraccio e l’arresto di Nengyin Fang, ricorda il procuratore Luca Tescaroli in una nota, sono state le intercettazioni telefoniche e la collaborazione del Consolato cinese per la compiuta identificazione del sospettato. Tutto è partito dall’individuazione di uno dei membri del commando, grazie alle immagini dell’impianto di sorveglianza del Number One. Di lì si è risaliti al suo telefono cellulare e poi a cascata a tutti gli altri. I primi quattro sono stati arrestati in Calabria, il quinto due giorni dopo a Catania. Ora hanno scelto di farsi processare col rito abbreviato, cosa che probabilmente farà anche il sesto.