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Allarme criminalità

Dietro ai roghi di Prato la “guerra delle grucce”: un affare da cento milioni di euro

di Paolo Nencioni

	L'incendio del 15 luglio a Prato
L'incendio del 15 luglio a Prato

La Dda indaga su questo fronte da almeno due anni: gli ultimi casi hanno alzato il livello di attenzione, vertice in prefettura

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PRATO. Lo scorso 6 luglio, in piena notte, un cinese di 42 anni è stato accoltellato a Prato, in via Marsala, da un gruppo di cinque suoi connazionali, poi arrestati dalla squadra mobile della polizia (uno era scappato in Sicilia). Ora è ricoverato in coma farmacologico, ma se la caverà. Quasi subito si è ipotizzato che fosse l’ultima vittima di quella che è stata chiamata la “guerra delle grucce”, ipotesi ora confermata da quanto racconta il fratello del ferito, e cioè che la moglie dell’uomo, titolare di un’attività che produce grucce di plastica, era stata minacciata nei giorni precedenti da altri cinesi, concorrenti nello stesso settore.

L’altra data

All’alba di lunedì 15 luglio un incendio quasi certamente doloso ha distrutto il capannone della Logistica Xin Shun Da in via Nottingham, e i due episodi potrebbero essere collegati, anche se c’è l’ipotesi alternativa che in questo caso si tratti di un contrasto per il controllo del settore della logistica (spedizione di merce cinese in giro per l’Europa), un settore tradizionalmente molto turbolento fin da quando la squadra mobile, più di 10 anni fa, pensò di aver individuato il presunto capo dei capi della mafia cinese, Zhang Naizhong, tuttora imputato in un processo che stenta a decollare.

100 milioni di euro

Chi non conosce il distretto parallelo cinese dell’abbigliamento può forse sorridere di fronte all’idea che ci si scanni per degli appendiabiti di plastica. Se però sono attendibili le stime fatte da chi quel settore lo conosce bene, per esempio il sindacato Sudd Cobas che rappresenta l’esercito dei pachistani che lavorano per i cinesi, il sorriso lascerà presto il posto alla sorpresa: la produzione e la vendita di grucce smuovono ogni anno circa 100 milioni di euro, per rifornire l’enorme produzione di abbigliamento made in Italy dei cinesi di Prato. E di conseguenza smuovono anche gli appetiti criminali. Sostanzialmente, esisterebbe un gruppo di produttori che hanno formato un “cartello” per imporre un certo prezzo. Chi sgarra, o chi vuole entrare nel settore senza permesso viene punito, con le lame o col fuoco.

Le indagini

Della guerra delle grucce si parla da un paio di anni, ma è certamente iniziata molto prima. Il 14 settembre 2022 qualcuno ha dato fuoco al pronto moda Vivi Style di via Gora del Pero, nel Macrolotto industriale, appiccando un incendio che ha distrutto anche altri due pronto moda. Stando alle indagini dei carabinieri, l’episodio andrebbe ricollegato alle minacce subite dal titolare del Vivi Style a partire dal mese di luglio, quando alcuni cinesi si presentarono davanti a un capannone di via Milano, a Montemurlo, e dopo una lite dettero fuoco anche a quello. Quel capannone era stato scelto dal titolare della Vivi Style per produrre grucce in società con un connazionale, ma qualcuno non era d’accordo. Lo stesso imprenditore in precedenza era scampato per miracolo a un agguato in stile mafioso all’interno del Ristorante Internazionale di via Roncioni e prima dell’incendio di via Gora del Pero gli avevano bruciato un’altra fabbrica.

La Direzione distrettuale antimafia

Da almeno due anni la Direzione distrettuale antimafia sta indagando su questa storia, ed è da una costola di quell’inchiesta che è nata quella che lo scorso 31 maggio ha portato all’arresto del tenente colonnello Sergio Turini, comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, accusato di favori illeciti all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, socio di maggioranza del Gruppo Colle di Cantagallo. Nella liason Turini-Matteini Bresci non si parla di grucce, ma negli atti di quell’inchiesta compaiono diversi imprenditori cinesi che con le grucce invece hanno fatto o stanno facendo fortuna.

Il vertice

Su di loro ha indagato e continuerà a indagare il procuratore Luca Tescaroli, che da qualche giorno ha preso possesso dell’ufficio al Palazzo di giustizia di Prato dopo essere stato procuratore aggiunto alla Dda. Tescaroli conosce molto bene le dinamiche criminali del distretto parallelo cinese e certamente avrà un occhio di riguardo anche per la “guerra delle grucce”.

Intanto giovedì 18 luglio la prefetta Michela La Iacona ha convocato il Comitato provinciale per l’ordine pubblico, presenti la sindaca Ilaria Bugetti e i vertici delle forze dell’ordine, proprio per parlare di quello che sta succedendo nella comunità cinese. È stato deciso di intensificare i servizi di controllo “ad alto impatto” e la sindaca ha preannunciato l’installazione di altre telecamere di sorveglianza.

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