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Prato

Il caso

Prato, fece un figlio con un tredicenne: per la donna condanna a 6 anni confermata in Cassazione

La donna col marito e gli avvocati difensori all’uscita dal Tribunale di Prato
La donna col marito e gli avvocati difensori all’uscita dal Tribunale di Prato

L’imputata, 35 anni, ha annunciato l’intenzione di costituirsi in carcere

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PRATO. La Corte di Cassazione ha confermato martedì 24 ottobre la condanna a 6 anni, 5 mesi e 15 giorni nei confronti della donna pratese di 35 anni accusata di aver avuto rapporti sessuali con il figlio di un amica a cui tra il 2017 e il 2018 dava ripetizioni di inglese. Dalla relazione è poi nato un figlio inizialmente riconosciuto dal marito della donna, ma che l’esame del Dna ha dimostrato essere stato concepito col ragazzo, che all’epoca del concepimento non aveva ancora compiuto 14 anni.

I giudici della suprema corte hanno dunque scritto la parola fine su una vicenda che da quattro anni ha riempito le cronache con le indagini e le due condanne in primo e secondo grado. L’imputata, tramite il suo legale Mattia Alfano, ha fatto sapere che già in serata si costituirà in carcere per scontare il residuo di pena, avendo già scontato una parte della condanna agli arresti domiciliari. Lo stesso avvocato Alfano ha spiegato che la norma consente alla sua assistita di chiedere la detenzione domiciliare dopo aver scontato un terzo della pena residua.

«Le sentenze si rispettano – ha commentato l’avvocato Alfano – Mi auguro che per questi ragazzi che hanno bisogno di una mamma, lei possa uscire quanto prima seguendo i percorsi dedicati alle mamme a cui si aprono le porte del carcere».

I fatti risalgono al 2017, quando l’allora trentenne operatrice socio-sanitaria iniziò a dare lezioni di inglese al figlio di una sua amica, un ragazzo di 13 anni. Il processo ha dimostrato che il figlio fu concepito quando il ragazzo non aveva ancora compiuto 14 anni e questa è diventata un’aggravante dell’accusa di violenza sessuale. I rapporti all’inizio erano consenzienti, ma la legge punisce qualsiasi atto sessuale compiuto da un adulto con una persona che ha meno di 14 anni. Stando alla ricostruzione emersa durante il processo, la donna dopo essere rimasta incinta non avrebbe detto al ragazzo che il figlio era suo, nemmeno dopo la nascita del bambino. Gli avrebbe rivelato la verità solo quando lui le fece capire che non voleva più continuare la sua relazione. Un ricatto, insomma, per tenerlo legato a sé: «O resti con me o dico a tutti che il figlio è tuo».
 

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