Il Tirreno

Prato

Un occhio sul mondo con la App di Laura che piace a Huawei

di Walter Fortini
Un occhio sul mondo con la App di Laura che piace a Huawei

È di Carmignano la studentessa vincitrice del concorso Wired Il premio è stato un incontro con il colosso cinese di cellulari

11 dicembre 2016
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PRATO. Un nuovo social network potrebbe domani animare la rete. Laura ci spera. E con lei le tre compagne di avventura, conosciute per caso durante il suo primo hackaton a settembre a Firenze, una sorta di convivio di innovatori, smanettoni e visionari con lo sguardo volto al futuro. Laura Parenti, ventitreenne di Carmignano - di Loretino a esser precisi, borgo di case nella parte alta di Comeana - ci spera perché quella app, “Beauty Shoot”, l'ha inventata lei, assieme alle tre amiche. Per adesso si tratta di un prototipo. Occorre trovare un finanziatore: magari proprio Huawei, il colosso cinese che produce smartphone. L'app ha vinto a Firenze il primo premio del Hackathon all’interno del Wired Next Festival, curato dalla rivista Wired. I partecipanti dovevano sviluppare una app innovativa, redditizia e il era trovare un modo per coniugare bellezza e performance; e le tre ragazze, vittoriose, sono volate a novembre per sei giorni ad Hong Kong, Shentzen e Shangai in visita al quartier generale della Huawei appunto.

Ora a quell'idea vanno messe le gambe. Tutte e quattro, unico gruppo tutto al femminile della competizione fiorentina, credono fermamente nel loro progetto. A Laura - che ha studiato allo scientifico Cicognini di Prato, un diploma poi al Polimoda di Firenze ed ora, da settembre un master a Milano al Talent Garden in User Experience Design, che è un po' lo studio delll'essere umano e di tutto ciò che può essere reso più semplice con le nuove tecnologie, una sorta di mestiere del "semplificatore" - sorride la voce quando parla di "Beauty Shoot" al telefono. Probabilmente, se fosse stata una videochiamata, le si sarebbero illuminati anche gli occhi. «E' stata una fortuna insperata, l'esito magari di una particolarissima congiunzione astrale - racconta - Era il mio primo hackaton. Avevo appena iniziato il master a Milano, selezionata ad assieme ad altri diciassette. E alla fine abbiamo vinto». L'idea dell'app delle quattro ragazze è semplice, ma spesso sono proprio le idee più semplici ad aver fortuna: quelle che incontrano i desideri, ma sono anche facili da usare e ti semplificano la vita.

Dunque Laura, spiegaci cosa è “Beauty shoot”?

«E' un nuovo social network. Dovevamo sviluppare le performance del nuovo P9 plus della Huawei, uno smartphone con la doppia fotocamera realizzata con la Leica. Il tema del concorso era anche quello della bellezza, che è qualcosa alla fine di artistico ma soggettivo. Quando guardiamo qualcosa, un paesaggio o uno scorcio, non lo vediamo per quello che è ma per come siamo noi. E così abbiamo pensato di creare una comunità di persone che condividono le loro foto nel mondo, per scoprire la bellezza attorno a noi».

Tu insieme a chi?

«Marta Signorini di Pisa, Elisa Wan di Torino e Ileana Sava di Milano, compagne di hackaton»

Social di photo sharing ci sono già però. in cosa la vostra idea è diversa?

«Beauty shop le geolocalizza anche. Anzi, la geolocalizzazione è la base della condivisione. Se arrivi a Roma piuttosto che ad Honk Kong apri la mappa della app e vedi se qualcuno ha lasciato foto di quella città. Beaty Shoot diventa così una guida per scoprire luoghi sconosciuti, come la porta dove a Roma si vede San Pietro dal buco della serratura, che pochissimi conoscono».

Una app utile dunque anche per la promozione turistica. e il passo su successivo?

«La realtà aumentata. C'è bisogno di un ulteriore sviluppo ma è un'idea che avevamo fin dall'inizio: puntare con lo smartphone un paesaggio o un monumento e veder caricare sullo schermo altre foto e informazioni di quel luogo».

C’è altro?

«Beauty shop permette di creare anche foto combinate, un'assoluta novità: foto di persone che condividono lo stesso luogo, selfie combinati o scatti di un paesaggio».

Dalla moda al mondo della realta' virtuale la distanza appare siderale. era la prima app che progettavi?

«In modo così completo sì. Non ho mai seguito corsi su programmi digitali. Quel che ho imparato l'ho fatto da autodidatta, frutto di una passione tutta personale. Poi ho scoperto qualche mese fa questo master a Milano e lì ho capito che quello poteva essere il mio futuro».

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