Il Tirreno

Prato

La medicina si chiama cerro

La medicina si chiama cerro

L’agronomo: «Piantare alberi è un modo per evitare nuovi smottamenti»

01 maggio 2013
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VERNIO. Dall'agricoltura e la botanica un aiuto a preservare la Calvana e la Valdibisenzio e arginare il fenomeno delle frane. «Un rimedio – spiega Luca Mori naturalista e presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestali di Prato – è sicuramente ricreare nelle zone più fragili, caratterizzate dal sovrapascolamento dal transito di molti mezzi a motore e da incendi, un tappeto continuo con specie erbacee resistenti allo strappo ed allo scalzamento, in particolare: brachipodio, poa bulbosa, festuca, bromo, veccia, ginestrino e Sulla. Si dovrebbero inoltre orientare l'orniello e le varie specie di aceri a formare bordure compatte. Da prendere in considerazione anche l’utilizzo alle quote inferiori del bagolaro, particolarmente adatto a trattenere il terreno soggetto a smottamento».

Ovviamente, la parte del leone, nella difesa del soprassuolo deve essere assicurata dalle essenze arboree. I boschetti di roverella e di cerro, nelle diverse esposizioni vanno quindi salvaguardati e curati con attenzione. Accanto ad una piantumazione “preventiva” si potrebbe anche svilupparne una più legata all'agricoltura e all'attività produttiva, in questo caso la scelta ricade tradizionalmente su orzo, medica, vari tipi di fava, barbabietola da foraggio e Spinacio; mentre ad alcune specie già presenti, come rovo, biancospino, nocciolo, rosa canina, e strozzapreti si potrebbe affiancare lo scotano e il pyracantha, particolarmente adatti per la produzione del miele. Si potrebbe anche ipotizzare una sorta di modello di azienda agricola ideale.

«Alle quote inferiori, tradizionalmente occupate da oliveti e da sporadici filari di vite - spiega Mori - si potrebbe, oltre ad una decisa azione di difesa degli orti di mezza costa dalla distruzione da parte degli ungulati, favorire sperimentazioni produttive legate in parte ai piccoli frutti oltre all'allestimento di campetti di produzione di specie vegetali ad alto interesse di trasformazione, nello specifico lavanda ed altre specie di alto interesse per l’erboristeria e la farmocopea». (a.a.)

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