Il Tirreno

Pontedera

Elezioni comunali: l’intervista

«Ottimismo e grande intuito, ecco perché è un vincente»: il sindaco di Pontedera Franconi raccontato dal suo braccio destro

di Paola Silvi
«Ottimismo e grande intuito, ecco perché è un vincente»: il sindaco di Pontedera Franconi raccontato dal suo braccio destro

I due si conoscono da decenni, da quando erano ragazzini, frequentavano le superiori e si incontravano alla fermata dell’autobus

26 giugno 2024
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PONTEDERA. Si conoscono da decenni. Da quando erano ragazzini e frequentavano le superiori. L’uno ragioneria, l’altro il liceo classico e si incontravano alla fermata dell’autobus. Un’amicizia nata per caso, fra una colazione e due risate prima del suono della campanella ma poi diventata un feeling duraturo. Una parentesi in cui si sono persi di vista, come spesso succede, una volta diplomati. E alcune occasioni di incontro anni dopo, sul piano professionale quando Matteo Franconi era presidente dell'Uisp e Filippo Fatticcioni primo cittadino di Capannoli.

Poi l'incarico di quest'ultimo a Palazzo Stefanelli, con l'allora sindaco Simone Millozzi mentre Franconi era assessore allo sport e il continuum della collaborazione come capo di gabinetto nel primo mandato di Franconi. Un dedalo di giornate passate insieme, a decidere gli impegni, organizzare riunioni, pianificare la storia di una città e pensare a un domani dove c'è ancora tanto da scrivere. Almeno altri cinque anni. Tanto che, il primo cittadino neo eletto, lunedì pomeriggio, con la certezza della vittoria al ballottaggio arrivata con 6.274 voti che valgono il 53,9% contro i 5.366 (46,10%) dello sfidante Matteo Bagnoli, dopo i ringraziamenti e le dediche ha detto: «Sottoscrivo il secondo mandato solo se Filippo accetta di essere ancora al mio fianco». E la frase incornicia un rapporto di stima e di affetto fra due persone diverse tra loro ma che condividono un percorso tra passato, presente e futuro.

Filippo, ci racconta come vi siete conosciuti?

«Da adolescenti, di vista ci si conosce un po' tutti. Condividevamo lo stesso bus che ci portava a Pontedera per studiare. Ci ritrovavamo in Caffetteria a fare colazione. E Matteo era un ragazzo che sapeva accogliere gli altri. Ti chiamava al bancone per offrirti un caffè. Era sempre circondato di gente, uno studente scanzonato, divertente, che ci teneva a instaurare legami con gli altri. E soprattutto non era selettivo. Usciva con tante persone e faceva sentire a proprio agio tutti. Un generoso. Per questo era “ganzo” stare con lui, siamo diventati amici. E quando a volte proponeva di restare e saltare la scuola, ti tentava parecchio».

Poi siete rimasti in contatto?

«No, ci siamo persi di vista per un po'. Ci siamo ritrovati quando lui era presidente della Uisp e io sindaco di Capannoli. Organizzavamo vari eventi, fra cui “Bici in città”. Ma mi ricordo un episodio che chiarisce quell'aspetto di apertura e disponibilità di cui parlavo. Avevo 28 anni ed era la mia prima campagna elettorale. Rividi Matteo e lui, con semplicità, mi disse che a Capannoli conosceva poche persone ma che le avrebbe chiamate per farmele conoscere. Lo fece e mi presentò con entusiasmo».

Quali sono le qualità che apprezza di più in Franconi?

«Intanto sa trovare nelle persone i loro talenti e riesce a metterli a frutto. Poi ha una grande capacità di fidarsi degli altri. Ai suoi assessori, ad esempio, ha sempre dato carta bianca. Certo, devi dimostrare di meritarti questa stima ma se riesci, lui ci mette la faccia e ti difenderà sempre. In questo è coraggioso. Ed è un ottimista. Vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Trasforma le critiche in opportunità di crescita e di lavoro. Non si demoralizza e trova soluzioni».

Ci fa un esempio?

«Quando arrivò l'esito di inagibilità della scuola Curtatone e Montanara, mentre i dipendenti e io stesso ci stavamo disperando perché eravamo consapevoli che oltre 600 ragazzi sarebbero rimasti senza un edificio, lui tirò fuori dal cilindro la proposta del recupero del mostro di cemento dove ora sorge il Polo Dino Carlesi. Matteo disegna le strade, intuisce risvolti possibili. Poi ha bisogno di persone competenti in vari settori che traducano quelle idee in pratiche amministrative e diano gambe ai progetti».

Com’è cambiato il sindaco in questi dieci anni?

«Matteo ha la prontezza di scovare una luce dove non te l'aspetteresti mai. Nei rapporti con le persone, rispetto al ragazzino innamorato della vita e forse un po' ingenuo di una volta, è maturato. Diventare babbo gli ha insegnato l'ordine delle priorità. Se fa una promessa ai suoi figli la mantiene. Un giorno, nonostante l'agenda fosse fittissima di impegni concomitanti, alla mia domanda a quale volesse partecipare ha risposto che gli appuntamenti erano già presidiati e che lui avrebbe accompagnato Pier Matteo e Carolina alla fiera».

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