Benzinaio colpito a sprangate a Quarrata, l'agguato all'uscita dal lavoro e la minaccia del rapinatore: «Tanto ci si rivede»
Il bandito si è dato alla fuga dopo l’arrivo di un automobilista. Il racconto della vittima: «Mi ha colpito alla testa, ho sentito un dolore lancinante»
QUARRATA. «Ho tre sensazioni prevalenti dentro di me: insicurezza, paura. E rabbia. Sono incazzato. Se il ragazzo che è venuto a far benzina e aveva la bimba in auto non mi avesse convinto a desistere non so cosa avrei potuto fare. Io sono una persona pacifica, non farei male a una mosca, ma in quel momento, non saprei».
Marco Giusti si chiede come proteggersi d’ora in avanti. Lo chiede a se stesso, e sembra cercare consigli anche da chi gli è vicino: «La strada è provinciale. Non c’è un lampione. Indipendentemente da quello che è successo a me c’è una sensazione di pericolo costante. Di scarso controllo. Con qualche luce in più avrei potuto vedere se aveva una macchina poco distante, se c’erano complici....».
Cinque punti di sutura in testa e uno vicino a un occhio sono lì a testimoniare la drammatica esperienza vissuta martedì sera all’orario di chiusura. Giusti ha 52 anni e dal 2016 lavora al distributore Ip/Ala di via Falcone e Borsellino, a Caserana di Quarrata. «Dal 2016, per un anno, ho prestato servizio come dipendente. Dal primo aprile 2017 la gestione è mia. La proprietà è di Ala Carburanti, azienda con sede legale a Casini, che in questo distributore dà il metano, mentre come marchio è Ip, che qui fornisce diesel e benzina. Di solito Ala fa accordi di alcuni anni con le compagnie petrolifere, qui lo ha fatto con Ip. Prima di gestire il distributore Giusti aveva un maglificio a conduzione familiare, la cui esperienza «è andata a finire». Per quattro anni ha ricoperto la carica di consigliere comunale a Quarrata, dal 1998 al 2002, con il Polo delle Libertà.
Uomo pacato, che ama misurare le parole, ora vive nel dubbio delle sensazioni che l’aggressione di martedì gli ha lasciato. Una rapina che non è andata a buon fine solo perché sono arrivati degli automobilisti al distributore. E perché lui ha reagito. Ma la sensazione che prova ora è quella di tanti esercenti che si sono trovati ad affrontare situazioni simili: paura, rabbia, stupore nel capire che l’adrenalina che entra in circolo in quei momenti potrebbe farti reagire come non faresti a condizioni “normali”. «In questo lavoro si diventa quasi psicologi. I clienti ti raccontano i loro problemi, la loro vita. Sono tempi duri per tanti, ma quello che è successo è stato come un fulmine a ciel sereno». Lo ripete più volte.
«Erano le 19 – racconta – Avevo fissato con mia sorella per andare a vedere un defunto alla Misericordia, quindi non mi sono messo a fare i conti. In tanti, poi, pagano con la carta. Non ci sono mai molti contanti. Ho fatto le chiusure delle pompe e preso i soldi. Di solito controllo le telecamere interne per vedere se ci sono persone fuori. Negli ultimi mesi per due volte mi hanno spaccato le macchinette con bibite e snack per rubare pochi spiccioli. Mai riconoscibili, sempre col cappuccio in testa. Ma una cosa del genere non me la sarei mai aspettata». «Spesso vengono a trovarmi degli amici, o mio fratello, e vado via con loro. Ieri sera (martedì, ndr) ero da solo. E il rapinatore probabilmente lo sapeva». Questione di un attimo. Inserisce l’allarme, apre la porta, mette i piedi fuori dall’ufficio e sente un colpo sordo: «Mi ha colpito alla testa con una spranga. Ho sentito un dolore lancinante. Istintivamente l’ho spinto indietro e ho iniziato a correre».
L’uomo, che sembrava robusto, «forse di mezz’età», aveva il volto coperto da un cappuccio. «Ha provato a inseguirmi, inveendo e pronunciando parole incomprensibili. Era come se fosse italiano ma cercasse di parlare in una lingua straniera. È la sensazione che ho avuto, solo una sensazione».
Giusti si è diretto verso le pompe, dov’era illuminato. In quel momento è arrivata un’auto, e ne è uscito un suo conoscente, che voleva fare rifornimento. «Mi è salita dentro l’adrenalina, cercavo qualcosa per colpire il rapinatore. Il ragazzo non capiva, credeva che stessimo litigando e mi ha detto: «Vai via, fermati». Allora gli ho risposto che mi aveva colpito per rapinarmi». Arriva un’altra auto. Una donna con due bambine. Vede il benzinaio insanguinato e riparte. Il rapinatore ha capito che il colpo a sorpresa non era riuscito ed è scappato: «Mi ha detto: “Tanto ci si rivede”. Non è riuscito a portarmi via i soldi. Ma era buio, e con la strada priva di illuminazione non sono riuscito a capire se aveva un’auto o un complice ad aspettarlo». Chiamati i carabinieri e il 118, il pensiero è andato alla famiglia. Alla moglie, alle figlie. A come proteggersi in futuro senza tradire i suoi principi.
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