Il Tirreno

Pisa

Sicurezza idraulica

Maltempo in Toscana, il sindaco Conti: «Lo Scolmatore ha salvato Pisa, ora la Regione ci metta risorse per renderlo più moderno»

di Francesco Loi

	Il canale Scolmatore (foto Stick)
Il canale Scolmatore (foto Stick)

Il sindaco Conti: «Occorre investire in opere di difesa»

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PISA. «Si deve investire in opere per la difesa dai dissesti idrogeologici. Il canale Scolmatore, che ha salvato la città anche in questa occasione, deve essere ammodernato in alcune parti». Il giorno dopo la grande paura è tempo di bilanci e rilanci. Anche di polemiche. Ad aprire il fronte è il sindaco Michele Conti. «La nostra città – dice – è stata messa in sicurezza proprio perché esiste il canale Scolmatore. Un’opera realizzata negli anni 50-60 da governi lungimiranti che ebbero questa grande intuizione. Se non ci fosse stato lo Scolmatore, nella notte tra venerdì e sabato avremmo avuto grandi problematiche da affrontare».

Destinataria del messaggio è la Regione, a cominciare dal presidente Eugenio Giani. «Basta prendere immagini storiche per vedere come l’acqua aveva tracimato in città di fronte a piene come questa. Lo Scolmatore è stato voluto dai governi democristiani nell’immediato Dopoguerra. Nel 1966, quando avvenne la grande alluvione, non era ancora funzionante. Bisogna investire rispetto al tema del dissesto idrogeologico, facendo sì che tutti gli enti preposti progettino opere importanti. Occorre che la Regione faccia la sua parte, pensando a come rendere il canale adeguato ai tempi. Ci sono serie difficoltà soprattutto sul lato sinistro. Visto che salva la città dobbiamo mettere risorse su quel canale».

La realizzazione dello Scolmatore d’Arno, considerato indispensabile per salvare la città di Pisa (colpita da una severa alluvione nel 1949), venne avviata nel 1953. Ma venne completata solo nel 1987, anche se il canale era già funzionante nel 1972 con una portata ridotta pari a 500 metri cubi al secondo (rispetto ai 1.400 mc/s di progetto). Il costo complessivo dell’opera era stato di 64 miliardi di vecchie lire.

Lungo 28,3 km, il canale inizia con l'opera di presa a valle di Pontedera e termina in mare a Calambrone. Vi confluiscono alcuni corsi d’acqua dell’entroterra pisano e livornese. Attualmente, il canale è in grado di raggiungere una portata massima di 900 metri cubi al secondo.

In tempi recenti, l’Arno aveva spaventato Pisa nel 2014 e poi nel 2019. Una differenza sostanziale è che nel frattempo è stata costruita la foce armata dello Scolmatore in modo da impedirne l’insabbiamento, problema che per decenni ha depotenziato in modo significativo la capacità di far defluire le acque delle piene nel mare. La foce armata esiste dall’aprile. 2018. La sezione dello Scolmatore è stata allora riadeguata attraverso la rimozione dei sedimenti e uno scavo. Grazie a questo intervento la portata del canale è stata aumentata da 600 a 900 metri cubi al secondo, incrementando la sicurezza di Pisa in caso di piena dell’Arno. Rappresenta soprattutto un’opera anti-alluvioni, ma è stata pensata anche per dare in prospettiva uno sbocco al mare diretto al canale dei Navicelli, come richiesto da tempo dagli operatori del settore nautico.

I lavori avevano richiesto uno stanziamento di 15 milioni di euro, finanziati dalla Regione (12 milioni) e dall’Autorità Portuale di Livorno (3 milioni). La direzione del progetto era della Regione attraverso il Genio Civile Valdarno inferiore e Costa.

L’intervento è stato svolto nella parte finale dello Scolmatore, in un tratto di circa 4,5 chilometri che va dal ponte sull’Aurelia fino alla foce. Nel segmento finale il canale, per avere una portata maggiore, è stato scavato nella zona centrale innalzando i fondali fino a meno 3,5 metri.

La foce armata è costituita da due moli foranei: il loro compito, di fatto, è quello di prolungare in mare lo sbocco del canale fino a quando non si arriva a un’altezza omogenea dei fondali (a -3,5 metri). È questa uguaglianza dei fondali ad annullare gli effetti del deposito di sedimenti, origine principale dell’insabbiamento. I due moli hanno sviluppi simili, intorno ai 550 metri verso il mare aperto.

Lo Scolmatore è stato aperto venerdì quasi al limite, 550 mc/s, considerando che quando è iniziato il suo utilizzo non era vuoto. Inoltre, raccogliendo nel corso del suo sviluppo le acque dei tanti fossi e canali che vi si immettono, è arrivato, secondo quanto dicono i tecnici, a 8-900 mc/s. Alla foce l’altezza era di oltre 6 metri totali. Non poteva però essere spinto oltre per un problema di equilibrio e di altezze degli argini soprattutto sul lato livornese («ci sono serie difficoltà soprattutto sul lato sinistro», dice Conti). Da qui la richiesta del sindaco alla Regione di un ammodernamento. O potenziamento.

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