Il Tirreno

Pisa

La storia

A Pisa la lezione di Rahma Nur, la prima maestra di origini africane in Italia – Video

di Giuseppe Boi

	 Rahma Nur nell’Aula magna storica (foto Franco Silvi)
 Rahma Nur nell’Aula magna storica (foto Franco Silvi)

Ospite speciale all’inaugurazione del corso di formazione: «Se la scuola forma i futuri cittadini, lo fa anche se sono nati in altre realtà»

3 MINUTI DI LETTURA





PISA. Donna, disabile e nera. Tre qualità che per alcuni – troppi – la metterebbero a priori ai margini della società. Stereotipi legati al genere, alle capacità fisiche e alla razza che Rahma Nur è stata capace di ribaltare con la sua esperienza di vita, con la sua gentilezza, con il suo carattere fermo, con l’intelligenza. Orgogliosamente donna ed esponente nelle sue poesie e nei suoi libri del femminile sovraesteso (forma di linguaggio che utilizza i termini femminili riferendosi a tutte le persone, cioè anche al genere maschile). Capace di superare la poliomielite e non farsi condizionare dall’essere costretta in carrozzina. Testimonial dello Ius Scholae, perché è studiando – dalle elementari al magistero – nelle scuole italiane che è diventata la maestra che è oggi. O meglio la prima maestra nera della scuola italiana: «Una definizione che vivo male: non credo di essere la prima, forse sono una delle prime o, forse, è perché siamo ancora rari».

La lezione

Di certo, grazie a queste peculiarità, Rahma Nur ieri, 14 gennaio, è stata chiamata a inaugurare a Pisa il corso di formazione “Il genere a scuola e nei percorsi educanti” dell’Università. Un percorso formativo che trae origine «dalle attività sull’eguaglianza e sulle differenze certificate dal bilancio di genere dell’Ateneo», come ha spiegato ieri Giovanni Paoletti, prorettore per la didattica, nell’Aula magna storica di palazzo “La sapienza”.

Uno dei tanti investimenti dell’Università per superare «un problema culturale che ha origini e ripercussioni lunghe sulla nostra società», ha aggiunto Sonia Maffei, direttrice del dipartimento di Civiltà e forme del sapere. «Perché – ha sottolineato Vinzia Fiorino, presidente Società Italiana delle Storiche e Università di Pisa – la crisi delle democrazie nell’accettazione delle diversità rende urgente affrontare le tematiche della violenza di genere e i luoghi comuni nei confronti di chi viene da altri mondi». «E il genere non riguarda solo le donne – ha chiosato Renata Pepicelli, direttrice del corso di perfezionamento e delegata per gli studi di genere e le politiche di promozione dell’uguaglianza –: farlo capire è la grande sfida che va affrontata attraverso l’educazione».

Il racconto

Parole che hanno preceduto la lezione di Nur e che hanno fatto commuovere la donna arrivata in Italia a cinque anni dalla Somalia e ora cittadina italiana perché «cresciuta respirando l’aria degli scrittori latini e di Dante». «La mia esperienza nasce dal fatto che da trenta anni lavoro nella scuola e ho avuto modo di imparare sul campo dai bambini, ma anche dalla lettura, dallo studio e dall’approfondimento – ha raccontato al Tirreno –. Lo stesso ministero ci chiede di formarci e di approfondire questi argomenti perché a scuola si possa vivere serenamente a seconda delle proprie identità e della propria origine».

«Quando ero piccola – ha sottolineato – sono stata accolta dai miei insegnanti. Mi hanno fatto capire che valevo nonostante la disabilità. La mia maestra è stata la persona che mi ha dato più fiducia, che mi ha dato il coraggio di andare sempre avanti e di dimostrare che potevo fare tutto anche se le mie gambe non funzionavano». Una scuola sempre decisiva nella sua vita ed esperienza umana e professionale: «Se sono riuscita a diventare maestra è perché ho potuto studiare, ma solo nel momento in cui ho avuto la cittadinanza italiana ho potuto accedere al concorso. Così come me, anche tanti altri giovani devono poter dimostrare le loro capacità. Se è vero che la scuola prepara i futuri cittadini, è altrettanto vero che la formazione è indipendente dal fatto che siano nati in Italia, che provengano da altri mondi e da altre realtà. Li stiamo formando e sarebbe ora che riconoscessimo il loro diritto di cittadinanza. La scuola è pronta, il governo un po’ meno».

Primo piano
L’analisi

Toscana, lavoro cercasi: metà delle assunzioni del 2025 rischiano di saltare

di Francesca Ferri
Sportello legale