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«Agenti perseguitati» e «manganellate difensive», così la destra difende i poliziotti indagati a Pisa

di Libero Red Dolce
«Agenti perseguitati» e «manganellate difensive», così la destra difende i poliziotti indagati a Pisa

Il presidente Mattarella parlò di «fallimento dei manganelli», ma la destra attacca. I temi? Agenti perseguitati, legittima difesa, corteo violento: i video raccontarono altro

22 ottobre 2024
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PISA. Dal fallimento al trionfo del manganello. La notizia che 10 poliziotti (7 agenti e tre funzionari) sono stati indagati per le cariche e le manganellate al corteo di studenti medi pro Palestina, ha suscitato immediati riflessi di difesa in una parte del mondo politico e sindacale. Il 23 febbraio del 2024 meno di un centinaio di studenti medi, moltissimi minorenni, furono caricati per impedire che il corteo raggiungesse piazza dei Cavalieri. Reazioni, quelle che riportiamo di seguito, che non sorprendono: fanno parte di un dibattito politico che somiglia al cane di Pavlov. Si parla di piazze, cortei, manganellate, gestione delle forze e della sicurezza e parte il riflesso a commentare. Stavolta più da destra, secondo uno schema codificato: “agenti perseguitati”, “legittima difesa”, “corteo violento”

Eppure in quell’occasione, immediatamente dopo le cariche che mandarono in pronto soccorso 15 studenti (11 minorenni), a esprimere un’opinione di condanna netta sulla condotta delle forze dell’ordine, e di chi aveva dato loro istruzioni, non fu una voce qualsiasi.

Il presidente Mattarella e le critiche ai manganelli

 Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fece diffondere una nota indirizzata al ministro degli Interni Matteo Piantedosi, dove si asseriva che «l’autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento». Difficile leggerci un encomio all’operato di chi, in divisa, operò nelle piazze pisane. 

Il primo attacco: Salvini e «i delinquenti che attaccano la polizia»

A rompere l’usuale garbo istituzionale dovuto alle parole del Colle in circostanza del genere fu un esponente di punta del governo, Matteo Salvini. E fece esattamente il contrario di quello che con una premessa democristiana – «non commento Mattarella» –aveva annunciato: «Chi mette le mani addosso a un poliziotto o un carabiniere è un delinquente – aggiunge Salvini – Quello che non accetto è la messa all'indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori. Anche perché, se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, senza sputare senza spintonare, non si ha nessun tipo di problema. Bene ha fatto Piantedosi a dire “faremo tutti gli approfondimenti del caso"».

Gli approfondimenti sono stati fatti: la procura ha indagato 10 poliziotti per eccesso di legittima difesa e per alcuni per lesioni personali. Non bastano le indagini, come di consueto, a mettere cautela ai commentatori. Anzi.

Susanna Ceccardi e la questione della legittima difesa

Cavilla un po’ sulla questione della legittima difesa l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi, in sintonia con Salvini a distanza di qualche mese. «Totale solidarietà agli agenti e ai dirigenti della polizia nei confronti dei quali si procederebbe per eccesso colposo di legittima difesa, in relazione ai fatti di Pisa. Sono convinta che stessero cercando, tra molte difficoltà, di tutelare la sicurezza pubblica e che siano stati aggrediti, tant'è che si parla appunto di legittima difesa. Dobbiamo sostenere e difendere le forze dell'ordine che fanno da argine e isolano le frange estremiste in questo tipo di manifestazioni - aggiunge -. Io sto dalla parte dei poliziotti anche e soprattutto in questo momento di difficoltà. Li invito a continuare a svolgere il proprio lavoro in maniera serena, confidando in una positiva risoluzione del procedimento giudiziario a loro carico». Eppure, ricordiamo, alcuni poliziotti sono indagati per lesioni personali. Si vedrà se dovute a legittima difesa.

«Una vergogna indagare la polizia»

Le indagini diventano addirittura una persecuzione e una vergogna per il deputato leghista Edoardo Ziello: «La Lega dichiara con forza che le indagini a carico di 13 poliziotti sono una vergogna perché danno un segnale totalmente dirimente secondo cui chi prova a superare in modo violento un presidio statico delle Forze dell'Ordine a colpi di spinte, sputi e offese non solo non va incontro a niente e ad un giudizio lampo, ma si va addirittura ad indagare l'operatore di polizia che quotidianamente mette a repentaglio la propria vita per la cittadinanza. Siamo di fronte al mondo al contrario, dove viene perseguitato con l'attività di indagine chi difende tutti i giorni la nostra incolumità».

Un corteo pacifico

Spostandosi sul fronte sindacale, è una sigla di destra, la Fsp Polizia di Stato, a sostenere che la realtà è stata capovolta: manganellate per l’aggressione subita. I tanti video che furono girati in diretta, prima e durante le cariche, mostravano però un corteo pacifico, che come massima azione di contrapposizione alle forze dell’ordine fece levare un paio di volte il coro “Fuori la digos dal corteo”. E qualche insulto volato mentre gli agenti chiudevano la strada al gruppo di manifestanti schierandosi con gli scudi.

Il sindacato di destra: «Agenti subirono aggressione»

Questa invece la ricostruzione del sindacato legato all’Ugl, sigla molto vicina alla premier Giorgia Meloni: «Se 13 poliziotti sono indagati per eccesso colposo in legittima difesa a seguito della manifestazione avvenuta a Pisa a febbraio, in cui sono stati attaccati da un corteo niente affatto pacifista, siamo di fronte all’ennesimo caso di agenti accusati per essere stati aggrediti mentre facevano il proprio dovere. Rimane fermo il rispetto per la magistratura, e sappiamo che certi atti ‘dovuti’ sono ineludibili soprattutto quando c’è un carico pesante di emotività e polemica politica, ma sappiamo bene anche cosa vuol dire per un poliziotto una cosa del genere: andare a lavorare, fare ciò che viene chiesto di fare, subire un’aggressione per questo ma non potersi difendere perché altrimenti viene messa in discussione la propria professionalità». Così Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato.

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