Balestracci è mister under 16 dal Suvereto al Viola park
Ex calciatore classe ’91 dalle squadre locali alla maglia azzurra dell’Under 18 Da allenatore della Fiorentina Under 14 ha vinto l’ultimo campionato
SUVERETO. «La stagione ricomincia prima del previsto, il 5 agosto: in campo per l’allenamento. Sono stato “promosso” dall’Under 14 all’Under 16», conferma il suveretano Matia Balestracci già mister della squadra Under 14 Pro della Fiorentina dall’estate 2021 (Campionato nel Gruppo A che comprende società professioniste della Toscana e della Sardegna). Il contatto è nato per fare il punto sull’esperienza viola, che si sta rivelando da sé una specie di cammino per avvicinarsi ai grandi, alla prima squadra, cioè alla Fiorentina in serie A. «Con l’under 14 – spiega sorridendo – quest’anno abbiamo vinto il campionato e le finali; primi del girone. Poi, però, il Verona per differenza reti è andato alla finale per lo scudetto».
Nato e cresciuto a Suvereto, classe 1991, con un passato di calciatore che, dalle squadre locali, ha vestito anche la maglia azzurra Under 18, ora è parte di un mondo sportivo d’altri orizzonti. «Ho studiato pure ragioneria non a Piombino, ma a Cecina – ricorda – perché a 14 anni, finito in classe, andavo direttamente a Siena ad allenarmi. Primi calci? Nel settore giovanile del Suvereto e poi nel Palazzaccio.Alle superiori, dal 2005 al 2008 ho militato nei Giovanissimi e negli Allievi nazionali del Siena, all’epoca in Serie A. Nella stagione 2009-2010 quando ho fatto parte della Nazionale dilettanti Under 18 e con la fascia di capitano. La prima volta a Coverciano: indimenticabile».
Dopo c’è stata la Serie D col Cecina fino al 2010 e l’anno dopo con la Pianese (Piancastagnaio – Siena), e poi in Eccellenza con il Pontedecimo (Genova) e con l’Albinia (Grosseto). Dal 2013 due stagioni con la maglia dell’Atletico Piombino vincendo il Campionato di Promozione e dal 2015 al 2019 quella del Venturina; qui ha vinto il Campionato di Prima Categoria.
Perché diventare allenatore?
«Ho deciso nel 2016, quando ho fatto il corso. Ho avuto dei mister importanti, nonostante non fossi nei professionisti, che mi hanno fatto innamorare del “cambio di ruolo” in campo. Così, quando è cominciata la china di discesa nelle categorie inferiori ho scelto di prendere il patentino. Il Venturina per il settore giovanile cercava qualcuno da affiancare al mister».
Così comincia la carriera da tecnico: a Venturina nel 2016, come allenatore in seconda degli Allievi, per poi passare, negli anni successivi, alla guida, degli Esordienti e quindi dei Giovanissimi, con i quali ha vinto nel 2020 il Campionato regionale. Dunque il contatto con la Fiorentina. «Mi hanno chiamato loro – racconta –, il Venturina è una società affiliata alla Fiorentina. Mi hanno cercato come collaboratore della Primavera di Aquilani 2020-21, sono andato a Firenze, ma il colloquio non andò bene; puntavano ad un’altra figura. Passano due settimane, penso che sia finita lì, invece arriva la designazione dell’Under 14... ed ho lasciato il lavoro all’azienda agricola con i miei suoceri portato avanti fino a quel momento».
Tra pochi giorni ricomincia l’allenamento, praticamente quasi come i professionisti veri. Stavolta Campionato nazionale, solo tra squadre serie A e B. Come possono i ragazzi arrivare in queste rose?
«Ci sono selezionatori che visionano tutte le squadre sul territorio, nelle società affiliate come Venturina, ma pure in tutte le altre. Non è solo una selezione tecnica, si valutano i comportamenti e le capacità. C’è molto da impegnarsi, ci vuole passione e tanto sacrificio».
Com’è che ad oggi Nazionali azzurre giovanili vantano più successi europei negli ultimi anni e la prima squadra non esiste più, dov’è che il sistema si inceppa?
«Si lavora bene nei settori giovanili, ma poi manca il trampolino con la prima squadra. Il salto è alto e spesso in situazioni così manca il coraggio. Ai ragazzi chiediamo coraggio e personalità quando vanno in campo. Mentre a volte siamo noi “adulti” che siano allenatori, direttori sportivi, società, a cui manca il coraggio di proporli. Ecco che non capitano situazioni come l’ultima diventata famosa, quella che ha come protagonista all’Europeo Lamine YamalJamal che non ha mai fatto la squadra B. Cerchiamo di formare ragazzi che abbiano forza d’animo e personalità, dunque se hai 17 anni e sei bravo, ci vuole chi decide di provarlo in prima squadra».
Il ritorno in campo al Viola park, dal momento che ha attaccato al chiodo le scarpette da calciatore, è un bel cambiamento?
«Era sempre stato un sogno lontano. Già i primi contatti un’emozione, poi il timore di essere stato scartato e adesso un’ulteriore fiducia di questa prestigiosa società: è bellissimo. Quando mi trovo davanti questi giocatori e sono il mister? Mi ci ritrovo molto, e questo gioca a mio favore. Un’empatia in più nel capire cosa vorrebbero fare, come si sentono. 12 anni fa io ero come loro. Ho vissuto cosa vuol dire essere scartato, mi è successo a Siena. Ma so anche cosa vuol dire far tutto per dare il meglio, per arrivare il più in alto che si può».