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Il golfo

Baratti in pericolo e perde un altro pezzo: a franare è un tratto di ripa. A rischio anche la chiesa medievale

di Manolo Morandini

	Baratti, il tratto franato
Baratti, il tratto franato

Protezione del golfo: da più di vent’anni non si riesce a dare gambe al progetto per difendere l’arenile dall’erosione

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PIOMBINO. C’è una nuova ferita a sottolineare l’urgenza. A cedere sotto lo schiaffo del maltempo è la ripa all’altezza del Ficaccio. Qui Baratti. Il tempo stringe, e per il golfo e la sua spiaggia è sempre più evidente la necessità di un’accelerazione. La nuova ferita sottolinea l’urgenza. Quanto si può ancora aspettare? La chiesetta alto-medievale di San Cerbone è lì a due passi ed è già ampiamente compromessa. L’area dunale è costantemente danneggiata dalle mareggiate e le piogge intense. Anche le ultime, hanno lasciato più di un segno. Nel tratto tra gli scavi alla Fontanina e il Casone, un’area a forte interesse anche archeologico e turistico, la linea della spiaggia è oramai arretrata di quasi venti metri. E quel che resta dell’arenile è a scapito della retrostante duna.

Bellissimo quanto delicato. Baratti è un paesaggio stretto tra i morsi dell’erosione e l’azione dell’uomo. Il cedimento a lato del camminamento all’altezza del Ficaccio fotografa l’urgenza di mettere mano a interventi per salvaguardare questo patrimonio naturale. La ripa si sta sgretolando.

Da più di vent’anni non si riesce a dare gambe al progetto per difendere l’arenile dall’erosione. Nel 2003 il consiglio regionale della Toscana approvò il programma straordinario degli investimenti e degli interventi prioritari di recupero e riequilibrio del litorale. Progetto che per Piombino prevedeva uno stanziamento di 2, 5 milioni di euro per salvare la spiaggia di Baratti. Nel 2010 il piano è stato sottoposto alla valutazione di impatto ambientale (ottenendo parere positivo) , quindi nel 2015 la Regione ha trasferito nelle mani del Comune di Piombino il progetto per la sua attuazione. Ma l’iter si è praticamente bloccato, mentre la situazione dell’arenile è peggiorata anno dopo anno. Erose anche le risorse scese da 2,5 milioni a poco più di 1,6 milioni di euro. Che non si registrino significativi passi in avanti lo conferma l’assessore ai Lavori pubblici Marco Vita. Insomma, i tempi restano medio lunghi, poiché c’è da rifare la valutazione di incidenza ambientale.

La continua erosione sarebbe dovuta a dei canali sommersi che causano correnti che determinano il trascinamento della sabbia al largo, fuori dal golfo. Il progetto iniziale prevedeva di chiudere con dei massi i canaloni che scorrono perpendicolari alla linea di riva, dopodiché procedere al ripascimento dell’arenile con 10mila metri cubi di sabbia a cui avrebbero fatto seguito altri 40mila metri cubi. Nella nuova versione si chiuderanno solo i canaloni. Questione di risorse disponibili ma anche di una strategia dei piccoli passi a tutela del golfo gioiello.

Dei geotubi progettati nel 2011 e messi a dimora nel 2012 a protezione della zona di San Cerbone resta ben poco. Non hanno funzionato, nonostante su quei sacchi pieni di sabbia sia stato necessario intervenire più volte. Ma da anni ci si limita a recuperare ciò che le mareggiate mette a nudo. «Togliamo i lembi affioranti prima dell’inizio della stagione balneare – dice l’assessore ai Lavori pubblici MarcoVita –. Rimuoverli tutti richiederebbe un intervento di escavo che finirebbe per indebolire un contesto che è già fragile».

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