Piombino, arrestati due fratelli pakistani per caporalato
I due uomini di 50 e 45 anni sono stati accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli
PIOMBINO. L’accusa è di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli (in termini meno tecnici: caporalato) operanti nelle campagne delle province di Livorno e Pisa. Così, al termine di un’articolata attività di indagine diretta dalla Procura di Livorno e condotta dalla squadra mobile livornese e dal commissariato di Piombino, sono stati arrestati due fratelli pakistani di 50 e 45 anni.
L’indagine, avviata nel luglio 2020 dopo la denuncia di un operaio agricolo vittima di un grave infortunio sul lavoro, si è protratta per mesi: è emerso che la società di lavoro interinale dei due fratelli avrebbe fornito a varie aziende agricole sul territorio livornese (non coinvolte nell’indagine) braccianti – prevalentemente loro connazionali – destinati a raccogliere frutta e ortaggi per 10 ore al giorno, sette giorni su sette, con una paga giornaliera di 5 euro all’ora e senza alcun versamento di contributi previdenziali. Il tutto, senza essere dotati di presidi di protezione e minacciati di perdere lavoro e alloggio in caso di disubbidienza.
Gli operai venivano fatti vivere inoltre all’interno di diverse abitazioni fatiscenti tra Piombino e Campiglia Marittima, in pessime condizioni igienico-sanitarie.