Il Tirreno

Una giornata alla Caravella dove si fa prima accoglienza

di Claudia Guarino
Una giornata alla Caravella dove si fa prima accoglienza

Nell’ex residence di Torre Mozza gestito dalla Cri vivono 257 richiedenti asilo, lavori socialmente utili e progetti di integrazione per impiegare il tempo 

18 dicembre 2017
4 MINUTI DI LETTURA





PIOMBINO. La struttura è molto grande. E’ dotata di appartamenti, piscine, laghetti artificiali, un campo da tennis e uno da calcetto. Un tempo era un villaggio turistico, costruito in località Torre Mozza, sulla Costa Est, a due passi dalla spiaggia. Adesso “La Caravella” è un Cas, centro di accoglienza straordinario, in cui vivono 257 persone, tra uomini, la maggioranza, donne e bambini. La Caravella è gestita dalla Croce Rossa ed è uno dei tre centri di prima accoglienza presenti nel territorio piombinese, insieme a quelli, molto più piccoli, situati in Franciana e alle Guinzane, che ospitano, rispettivamente, 50 e 25 persone circa. Fino a poco tempo fa esisteva un Cas anche alle Pianacce, ma la struttura è stata riacquisita dalla Asl contestualmente all’adesione da parte della Società della Salute Val di Cornia alla rete Sprar, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il Tirreno è riuscito, dopo varie richieste, la prima delle quali presentata oltre un anno fa, a ottenere l’autorizzazione dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Livorno per visitare, telecamera alla mano, il Cas situato nell’ex residence “La Caravella”. I 257 richiedenti protezione internazionale presenti all’interno della struttura provengono da culture e Paesi diversi. Ci sono persone originarie di Nigeria, Gambia, Sierra Leone, Senegal, Mali, Ghana, Somalia, Guinea, Pakistan, Bangladesh, Afghanistan, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Togo, Libia e Marocco. Quest’anno sono arrivati 70 nuovi ospiti, 50 dei quali provenienti da sbarco e 20 da altri centri. Quando il cancello della Caravella si apre, permettendoci l’ingresso, è mattina, alcuni abitanti sono appena rientrati dai lavori socialmente utili, o si preparano a svolgerli, altri passeggiano o si affacciano ai balconi, incuriositi, altri ancora stanno frequentando le lezioni di italiano L2, che in questo centro sono gestite dagli insegnanti di Alma Mater. All’interno degli appartamenti, alcuni dei quali vuoti perché la struttura ha una capienza di 300 persone, c’è chi guarda la tv e chi cucina. Le casette sono organizzate per ospitare quattro o sei persone e hanno l’aspetto tipico degli appartamenti dei residence, con terrazzo, cucina, bagno e camera. Per i pasti non c’è un servizio mensa, ma esiste un centro di distribuzione, munito di magazzino, dal quale le persone possono prelevare il cibo necessario, che poi cucinano direttamente nelle case. «I ragazzi vengono qui giornalmente e tutto quello che prendono viene registrato – dice un operatore della Croce Rossa – Non c’è un vero e proprio razionamento, ma uno standard. Se poi vengono chiesti alimenti in più o in meno cerchiamo di venirci incontro». Oltre al centro di distribuzione del cibo ci sono anche un locale dove vengono smistati gli oggetti per i bambini e una lavanderia, chiusa di notte. Per il resto gli spazi comuni si riducono alla scuola e all’enorme superficie esterna, dotata di campi da gioco e piscine, queste ultime sono però lasciate senza acqua. Ci sono poi gli uffici degli operatori, come gli studi medici e infermieristici. «Ma se c’è qualche necessità particolare di tipo sanitario – dice Paolo Martelli, responsabile Croce Rossa Piombino – portiamo i ragazzi nelle strutture Asl». Per gestire questo sistema di prima accoglienza sono impiegati autisti, manutentori, portieri, mediatori culturali, operatori linguistici, psicologi, assistenti sociali, medici e infermieri. Così, tra le mura della Caravella, i richiedenti attendono l’esito delle loro domande di protezione internazionale, assistiti da un paio di studi legali di Livorno. «Prima le tempistiche non brevi, necessarie per ottenere una risposta dalla commissione territoriale, generavano qualche tensione. Ora, con l’apertura della commissione a Livorno, i tempi si sono snelliti e sembra che il problema sia quasi risolto». Paolo Martelli assicura anche che i ragazzi sono costantemente informati sull’iter delle loro domande. Non è però stato possibile chiederlo ai diretti interessati, perché l’interazione con gli ospiti prevedeva un’autorizzazione ulteriore di cui non eravamo in possesso. I ragazzi della Caravella partecipano anche ad alcuni progetti miranti all’integrazione. C’è lo svolgimento dei lavori socialmente utili, realizzati in collaborazione con il Comune con il Consorzio di bonifica e ci sono progetti legati all’atletica, alla pesca, all’agricoltura e all’allevamento. Secondo la Croce Rossa, all’interno del centro, «tensioni gravi non si sono mai verificate – afferma Martelli -. C’è stato qualche nervosismo legato all’attesa della riposta della commissione, ma niente di più. I ragazzi convivono benissimo tra loro, senza alcun problema legato alla religione. Anzi, i cristiani partecipano alle feste dei musulmani e viceversa».

C’è anche qualcuno, però, che ha abbandonato il centro, sparendo nel nulla senza dare più sue notizie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Sangue sulle strade

Lido di Camaiore

Versilia, uccise da un’auto: le due studentesse in gita e l’ultima passeggiata sul lungomare. Le novità sulle indagini

Sportello legale