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Buggiano, in vendita una parte del convento di Santa Maria

di Lorenzo Carducci
Il chiostro del convento
Il chiostro del convento

Da oltre un anno i padri agostiniani se ne sono andati: «Abbiamo chiuso per carenza di religiosi e di vocazioni»

25 luglio 2024
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BUGGIANO. Dal febbraio del 2023, il convento di Santa Maria in Selva a Buggiano non ospita più i padri agostiniani, che lo fondarono addirittura nel 1272.

Rimasti in due dopo la morte di padre Giuseppe, padre Vincenzo e padre Agostino furono infatti trasferiti ormai quasi un anno e mezzo fa, lasciando l’utilizzo della struttura e della chiesa alla diocesi di Pescia.

Ora, però, l’ordine agostiniano, proprietario dell'intero complesso, ha deciso di metterne in vendita una porzione di circa 2500 metri quadri, ossia quella più recente compreso l’esterno con giardino, orto e oliveto, l’ingresso dal cancello principale e il piazzale antistante la chiesa (salvo impiego per cerimonie), mentre quest’ultima e la parte più antica restano in comodato d’uso gratuito alla diocesi pesciatina. E non verranno toccate anche dopo la vendita della parte dell’immobile.

Il prezzo è riservato: per maggiori informazioni l’agenzia da contattare per l’acquisto è la San Niccolò Luxury Real Estate di Firenze.

«Purtroppo per mancanza di vocazioni e carenza di religiosi, pochi e anziani, abbiamo dovuto a malincuore chiudere in sequenza tre conventi: uno in Sicilia a Palermo, l’altro a Cassano delle Murge in Puglia e Santa Maria in Selva a Buggiano – spiega padre Giuseppe Pagano, priore della basilica di Santo Spirito a Firenze, ma che non ha mai smesso di fare la spola a Buggiano, anche per curarne il prolifico orto -. Siamo intenzionati a vendere parte dell’immobile, vorremo che diventasse qualcosa di consono all’ambiente vista l’adiacenza con la parrocchia».

«Un ristorante o un albergo - spiega ancora il padre - o qualsiasi tipo di struttura ricettiva (gli spazi sono ampi e consentirebbero di ricavare fino a 50-60 stanze, nda) andrebbe benissimo».

Continua padre Giuseppe Pagano: «Finora c’è stato solo qualche interesse ma nessuna offerta, anche perché noi dovevamo sistemare la parte burocratica, che ha curato il geometra Alessandro Guidi».

«Dispiace perché Santa Maria era uno dei nostri tre conventi in Toscana – aggiunge ancora il priore agostiniano – assieme a Santo Spirito a Firenze (nella piazza che prende il nome dalla chiesa) e a quello che si trova a San Gimignano in provincia di Siena. Rimarremo con due».

Dalla sua fondazione il convento è sempre stato retto a più riprese dai padri agostiniani, che scelsero una località prossima all'antica strada di collegamento tra Firenze e Lucca. Della costruzione originaria sono rimasti pochi resti che si possono vedere nel lato settentrionale della chiesa e nel bel chiostro rinascimentale (ricompreso nella parte in vendita), con i suoi ampi archi sorretti da colonne di pietra.

Il chiostro è detto “del Brunelleschi”, ma in realtà potrebbe trattarsi di una progettazione di Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano.

Rimasto indenne alle soppressioni del granduca Pietro Leopoldo, il convento fu soppresso nel 1808 in seguito alle leggi napoleoniche, ma in seguito fu tra i primi ad essere ripristinati, per ordine di Pio VII.

Nuovamente soppresso nel 1866, si pensò ad una sua diversa destinazione, come ad esempio adibirlo a scuola o a biblioteca, oppure crearvi una colonia agricola, progetti che non andarono in porto per mancanza di fondi.

Così l'edificio restò inutilizzato fino al 1882, quando fu acquistato da un padre agostiniano e restituito alla sua primitiva destinazione monastica.

Adattato a seminario, è stato notevolmente ampliato nel 1887 e nel 1926, ma anche in tempi recenti ha subito ulteriori restauri che ne hanno in parte trasformato la struttura.

Nel parco adiacente e in via Santa Maria, l’ultimo fine settimana di marzo di ogni anno si tiene la tradizionale e caratteristica “Fiera in Selva”.
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