Il Tirreno

Montecatini

L’ultimo saluto

Lamporecchio, oltre 500 persone per l’addio al giovane Fabio Camelli

di Luigi Spinosi
Fabio Camelli il giovane vittima di una malattia
Fabio Camelli il giovane vittima di una malattia

Nella chiesa di Santo Stefano la cerimonia funebre del 27enne stroncato dopo la lotta con la malattia

3 MINUTI DI LETTURA





LAMPORECCHIO. Lacrime e silenzi, dolore e smarrimento: questi i gesti e i sentimenti predominanti ieri in paese. Il feretro era al centro della navata della chiesa di Santo Stefano a Lamporecchio, e intorno oltre 500 persone. Erano tutte lì per lui, per Fabio Camelli, strappato alla vita ad appena 27 anni dopo aver combattuto contro una malattia con coraggio e determinazione.

E quella di ieri era la giornata dell’addio al giovane, la cui scomparsa ha sconvolto l’intera comunità di Lamporecchio, un paese dove tutti si conoscono e dove il dolore del singolo diventa il dolore della collettività. E ieri a Lamporecchio quel dolore collettivo lo si è visto e vissuto. Ma il dolore per la scomparsa di Fabio ha varcato i confini, come avviene davanti a una morte arrivata a togliere un futuro ancora in fase di costruzione.

In chiesa, in prima fila, i genitori di Fabio, Janet e Marco, la fidanzata Chiara, i nonni, gli zii e i cugini. E poi gli amici di sempre con il volto semicoperto da un paio di occhiali scuri.

«Umanamente non ci sono parole – ha detto don Antonio Velotto durante l’omelia – quali parole possiamo pronunciare per consolare una madre e un padre che hanno appena perso un figlio? Possiamo dire le parole di Gesù, poi solo silenzio».

Un dolore immenso per una vita spezzata troppo presto. Tanti sogni cancellati in un attimo da una malattia che in quattro mesi ha stravolto la vita della famiglia Camelli, stimata e benvoluta da tutti a Lamporecchio. Di Fabio, ora, restano i ricordi di momenti indimenticabili. Quelli di un ragazzo che amava la musica e che sognava di fare il dj. Lui, che in passato aveva anche lavorato in un’azienda empolese, e che amava tanto il calcio. Grande tifoso dell’Inter, da buon sportivo aveva scelto di giocarsela fino alla fine quella partita contro la maledetta malattia che l’aveva colpito. Una sfida impari, che avrebbe scoraggiato chiunque, ma non lui. Una partita giocata a viso aperto, con accanto tutte le persone, ed erano tante, che gli volevano bene, e che non lo hanno mai abbandonato.

Prima le cure a Milano, poi il ricovero all’ospedale Cisanello di Pisa, dove si è spento giovedì. Ma il messaggio di speranza e amore di Fabio continuerà a vivere attraverso la memoria di chi lo ha conosciuto e amato, e che non ha voluto mancare all’ultimo saluto.

Dopo la cerimonia un lungo corteo ha seguito il feretro fino al vicino cimitero di Lamporecchio, mentre i palloncini bianchi volavano in cielo. Un grande applauso li accompagnava, mentre, tra i singhiozzi, parenti e amici dicevano il loro «Ciao Fabio».


 

Primo piano
La tragedia

Livorno, il sub rianimato a Calafuria non ce l’ha fatta: chi è la vittima e le ultime parole all’amico

di Stefano Taglione
Sportello legale