Bellandi: «Per le Terme imprenditori con un progetto chiaro»
È la condizione che il Comune di Montecatini intende porre alla Regione in vista del bando per la privatizzazione. «E i proventi della vendita siano reinvestiti in città»
MONTECATINI. «L’approvazione del bilancio 2016 ha segnato per le Terme la possibilità di sostenere l’uscita progressiva da una situazione debitoria che ha ingessato la società e la città dal 2008 ad oggi. Le banche, titolari di ipoteche sui beni, e i maggiori creditori hanno apprezzato l’approccio che guarda ai conti e alla realtà, e sono dialoganti. Siamo convinti anche che se il contenzioso con Unipol per la famosa fideiussione a garanzia dei mancati investimenti di 15 anni fa da parte del gruppo ascolano andrà bene, potremo proseguire sulla strada della liberazione dalla spada di damocle dei debiti e delle ipoteche che bloccano i nostri immobili. Non ci interessa la ricerca delle colpe ma, appunto, la liberazione dai debiti. E senza questa, senza risorse economiche vere, non potrà esserci rilancio alcuno».
Il sindaco Giuseppe Bellandi, una volta che la barca delle Terme ha doppiato lo scoglio dell’approvazione del bilancio ed è entrata in mare libero, guarda l’orizzonte e dice di affrontare la traversata con più ottimismo. Ci spiega perché, senza peraltro nascondere qualche diversità di vedute con la Regione.
Sindaco, quali sono gli atti concreti messi in campo dal Comune per sostenere l’attività delle Terme Spa?
«Il Comune, grazie al sostegno del governo, l’unico che dalla dismissione del ’97 ha sostenuto le Terme, ha proseguito nell’acquisizione di patrimonio con l’acquisto della Palazzina Regia, che insieme alla Pineta sono adesso patrimonio pubblico comunale e al sicuro. E nessun investimento sarebbe stato possibile per riqualificare la Pineta senza l’operazione di acquisto fatta anni fa, così come la Palazzina sarà trasformata in un museo civico sulla nostra storia termale che potrà contare su un archivio storico unico e attrattivo di turismo culturale. Con il progetto Unesco, insieme ad altre 10 realtà termali europee, intendiamo invece da un lato conservare il nostro patrimonio e dall’altro proiettarlo in un futuro di nuovo slancio. È un progetto generale di città, un piano di gestione a tutto tondo, che guarda all’oggi ma anche alle future generazioni»
Ma questo progetto di città dovrà fare i conti con una realtà tutta nuova: la vendita della società Terme ai privati decisa dalla Regione.
«Tutte le stazioni termali ex Eagat dopo la dismissione statale sono cadute in crisi precipitando in un lento declino (aggravato dalla scomparsa dell’insegnamento nelle nostre università della medicina termale e da non aver putato a Montecatini nei tempi giusti nel benessere). La nostra è la più grande e importante realtà e le altre guardano a noi anche per la decisione della Regione di privatizzazione della propria quota societaria. Che significa privatizzare il patrimonio. Il Comune non ha condiviso questa scelta, perché ha sempre ritenuto prioritario garantire al pubblico la proprietà dei beni termali (anche se, va detto, questi furono in un certo senso messi nelle mani delle banche al tempo della sottoscrizione del mutuo). E lo ritiene tutt’ora prioritario, trovando con il privato forme di partnership per dare alla città e al territorio l’offerta termale mancante, consistente nel wellness e nelle piscine termali, da affiancare al rilancio della cura idroponica, e più in generale del turismo culturale ed enogastronomico legato al benessere».
Una visione molto diversa rispetto a quella del socio di maggioranza, la Regione Toscana, che non ritiene invece più indispensabile mantenere la proprietà termale.
«Per la Città le Terme sono strategiche eccome, ma in questa fase abbiamo il dovere di essere realisti presidiando il processo di privatizzazione della quota regionale votato dal Consiglio toscano. Che potrebbe determinare l’arrivo di realtà imprenditoriali importanti per il rilancio, con iniziative scritte e votate dall’assemblea cittadina che saranno basate su alcuni fondamenti irrinunciabili».
E quali sono le condizioni che pone Montecatini?
«La prima: i soggetti selezionati per la vendita dovranno essere finanziariamente solidi e presentare un progetto industriale chiaro, coinvolgendo nella gestione soggetti referenziati. Numero 2: l’uso delle acque, e di conseguenza degli stabilimenti, dovrà essere sottoposto all’approvazione del Comune, che provvederà a condividere il piano con le realtà locali. Il rispetto di tale piano dovrà essere condizione per l’ottenimento e il mantenimento della concessione mineraria, necessaria per la gestione dei beni termali. Punto numero 3: i proventi della eventuale vendita delle azioni dovranno essere messi totalmente a disposizione degli investimenti in città e a garanzia degli investimenti, tramite idonee clausole da inserire nel bando regionale. Punto 4: il Comune di Montecatini, e quindi la comunità montecatinese, nei nuovi assetti societari dovranno esercitare un ruolo propositivo nel determinare e sviluppare le scelte strategiche, a tutela delle ricadute economiche, nel rispetto degli investimenti fatti. Una sorta di patto che ci unisca agli investitori».
Quando sarà messo nero su bianco?
«Nel mese di marzo, dopo la tornata elettorale, provvederemo a sottoporre al consiglio comunale un’apposita mozione di indirizzo per formalizzare la posizione del Comune in vista del bando regionale. Il tutto proviene anche da un nostro lungo percorso di ascolto delle richieste della città. Possiamo anche non essere d’accordo su queste soluzioni ma è chiaro che le terme furono, sono e saranno l’identità della città».