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Anche a Massa si tenta di privatizzare una cava: il caso

Anche a Massa si tenta di privatizzare una cava: il caso

L’imprenditore in causa con il Comune per la Caldia è convinto di poter procedere con l’affrancazione

30 luglio 2024
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MASSA. Arriva anche a Massa il tentativo delle imprese del settore escavazione di rivendicare la proprietà privata delle cave. Lo si scopre attraverso l’albo pretorio, nel quale si riferisce che la società che gestisce la cava Caldia ha impugnato davanti alla Corte d’Appello di Genova la sentenza del Tribunale di Massa n. 664/2023, con cui era stata respinta la domanda di accertamento della proprietà della cava proposta dalla stessa società.

A quanto emerge, in primo grado il tribunale si sarebbe limitato a dire che la competenza della questione è del Tar, quindi della giustizia amministrativa, ma i legali della società, che fa capo all’imprenditore carrarese Andrea Franzoni, chiedono in appello che venga invece affermata la competenza del tribunale civile. E che si riconosca il diritto di "affrancazione" della cava stessa. La società a quanto risulta avrebbe presentato una serie di documenti, recuperati in vari archivi, compresi quelli notarili, dai quali risulterebbe il loro diritto a considerare privata quella cava. Con tutto ciò che ne consegue, innanzitutto il fatto di non dover sottostare al regolamento degli agri marmiferi e a quella parte che prevede di andare a gara alla scadenza del rinnovo delle concessioni. In sostanza, quasi un "bene estimato" in salsa massese. I beni estimati, che a Massa non esistono, sono invece a Carrara circa un terzo delle cave, ritenute privati sulla base di un’interpretazione dell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina del 1751.

Nella legge 35 del 2015 la Regione aveva provato a trasformare in pubbliche tutte le cave anche di Carrara, ma la norma era stata impugnata dal governo Renzi, e la Corte costituzionale, senza entrare nel merito, aveva spiegato che solo una legge statale può deliberare in materia.

Tornando a Massa, ricordiamo che anche di recente, nel 2021, una delibera di consiglio ha ribadito che tutti gli agri marmiferi sono comunali. In un passaggio si ricordava: «In merito ai "Beni Estimati" va premesso innanzitutto che non è possibile un raffronto tra l’industria marmifera di Carrara e quella di Massa in quanto l’attività estrattiva nel Comune di Massa risale agli inizi dell’800, quindi relativamente recenti rispetto all’attività estrattiva nel Comune di Carrara che conta una storia plurisecolare. Mentre nel vicino Comune di Carrara si parlava e si parla tutt’oggi di beni estimati, nel Comune di Massa si parlava di affrancazioni, ovvero la pretesa di alcuni concessionari della proprietà sull’agro marmifero. Il fenomeno dell’affrancazione ha un periodo di esistenza limitato nel tempo e cioè dal 1883 fino al 1911. Dopo il 1911 tale fenomeno è venuto a cessare senza il bisogno di provvedimenti legislativi».

Ecco, proprio di affrancazione a quanto risulta vuole invece tornare a parlare l’impresa di Andrea Franzoni, bypassando l’attuale regime che considera tutti gli agri marmiferi del comune di Massa come patrimonio indisponibile, soggetto al regolamento comunale e alla legge regionale, e che in prospettiva dovrà vedere andare a gara tutte le concessioni in essere.

Sul sito dell’azienda capofila di Franzoni, la Gmp, si scrive: «Nella località di Rocchetta a Massa, si trova una cava che produce un marmo bianco cristallino di grande pregio. Il marmo estratto dalla Cava Caldia, che prende lo stesso nome, ha una case di Calacata ed è caratterizzato da un fondo bianco puro e da venature sottili e regolari che gli conferiscono un aspetto elegante e raffinato. Un’altra varietà di marmo prodotta dalla Cava Caldia è lo Statuario Caldia ®. Questo marmo è simile al Calacata, ma presenta venature più marcate e irregolari che gli conferiscono un aspetto più dinamico e vivace. Le due varietà di marmo prodotte da questa cava sono utilizzate in tutto il mondo per realizzare opere d’arte, architetture e oggetti di design. Sono apprezzate per la loro bellezza, la loro eleganza e la loro resistenza».

La battaglia sulla proprietà di fatto delle cave lo stesso Franzoni la sta portando avanti anche su Carrara, dove punta sul riconoscimento dell’enfiteusi perpetua, in sostanza un diritto reale di godimento altrui, in merito ai livelli delle cave attualmente gestite dalle sue società. La Corte costituzionale nel 95 ha spiegato che le concessioni sono temporanee e onerose, ma secondo i legali di Franzoni (e anche secondo altri avvocati), l’enfiteusi è ancora possibile. Di recente il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso degli avvocati di Franzoni, cioè Cristiana Carcelli, Luigi Cocchi e Federico Sorrentino, e ribadito che prima di decidere della questione enfiteusi al Tar, come chiede il Comune di Carrara, bisogna aspettare l’esito di quello che deciderà il tribunale civile. Insomma, le gare sono relativamente lontane (nel 2036) ma le imprese si muovono fin da ora per cercare di allontanare lo spauracchio.

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