Massa, perseguita la collega dopo un “No”: condannato
Non si era rassegnato, pena di un anno per stalking
Massa Un’infatuazione nata sul posto di lavoro per una collega si era trasformata, di fronte al “no” da parte di lei, in un’ossessione, e alla fine, in una condanna penale per stalking, gli atti persecutori previsti dall’articolo 612 bis del codice penale.
Una vicenda delicata, diciamo che il posto di lavoro era un’azienda partecipata pubblica senza ulteriori specificazioni per tutelare la vittima.
Secondo quanto ricostruito, i fatti risalgono al 2018-2019. Dopo le prime avance, pur di fronte al no risoluto di lei, ci sarebbero stati messaggi continui, oltre a regali, con la complicazione che per un periodo i due condividevano il posto di lavoro, e quindi per la signora - i protagonisti non sono giovani - la circostanza di questo continuo pressing era diventata fonte di disagio e di malessere anche fisico, fino a portare a una sindrome depressiva. Nel corso del tempo, della cosa è stata informata anche l’azienda, a quanto emerge i due sono stati divisi e quindi non condividono più lo stesso settore; gli ati ritenuti persecutori si sono conclusi nel 2019.
La signora assistita dall’avvocato Giuseppe Rizieri Brondi aveva presentato denuncia nei confronti del collega di lavoro, difeso dall’avvocato Luca Benedetti, e dopo le indagini preliminari, la magistratura aveva deciso di rinviare a giudizio il dipendente, anch’egli non più giovane. Le udienze si sono susseguite perché sono stati ascoltati vari testimoni, fra i quali ovviamente i colleghi dei due, oltre ai dirigenti della società, ma vi è stata anche una consulenza medica, per accertare le condizioni psicofisiche della signora vittima degli atti persecutori. Un’istruttoria complessa e delicata, come tutta la vicenda, che poi si è conclusa con una sentenza di condanna nei confronti del dipendente: la pm d’udienza aveva chiesto un anno e otto mesi, la giudice Antonella Basilone ha invece optato per la condanna a un anno di reclusione, pena sospesa, con risarcimento alla parte lesa da quantificarsi con separato giudizio civile.
L’avvocato difensore Luca Benedetti annuncia che dopo la pubblicazione delle motivazioni farà sicuramente appello, perché è convinto che la condanna sia troppo pesante. Come detto la procura aveva chiesto ancora di più, ritenendo invece grave il comportamento del dipendente, anche alla luce delle conseguenze riportate dalla collega nel tempo.l
M.B.