Massa, mamma dà crack al figlio minorenne: condannata a sei anni e cinque mesi
Pene da due a sei anni per gli altri imputati giudicati con l’abbreviato
MASSA. È stata condannata a sei anni e cinque mesi quarantenne massese accusata dalla procura di aver dato, ripetutamente, cocaina e crack al figlio minorenne. Il compagno a sei. Un’altra persona, un geometra difeso dagli avvocati Enzo e Lorenzo Frediani, che frequentava la casa, a tre anni: il reato è stato infatti derubricato, su richiesta dei legali, considerando le piccole dose di sostanze stupefacenti. Una quarta persona è stata condannata a due anni, sempre per la derubricazione del reato. Per un’altra donna, difesa da Walter Mattarocci, che secondo l’accusa, in un’occasione, avrebbe partecipato al trasporto delle sostanze stupefacenti, era già scattata la messa alla prova. I tre spacciatori – rappresentati rispettivamente da Riccardo Balatri, Gianluca Ferrarini e Roberto Pellegrini – avevano invece patteggiato pene da un anno a diciotto mesi.
Si chiude così il primo grado di giudizio sull’inchiesta della madre che dava droga al figlio diciassettenne, avvalendosi anche della collaborazione del secondo figlio ancora più piccolo, e per cui a marzo erano scattate otto misure cautelare.
Per lei e il compagno, il carcere, dove ancora si trovano, per i tre spacciatori di origine marocchina, il divieto di dimora nella provincia di Massa Carrara, e per altri tre indagati due obblighi di dimora a Massa e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A far partire le indagini del Norm era stata una denuncia del nonno, il padre della donna. Attraverso le intercettazioni e i pedinamenti, i militari avevano ricostruito una storia di disagio dove, appunto, la madre somministrava quasi quotidianamente al figlio cocaina e crack acquistato nelle varie piazze dello spaccio della città, in particolare, appunto, dai tre uomini finito davanti al giudice. Lo avrebbe fatto – questa la ricostruzione invece della difesa – per evitare che il figlio si drogasse in strada, sottovalutando, evidentemente, la gravità del fatto e il ruolo che avrebbe dovuto avere come madre. I fatti contestati risalgono alla primavera del 2022. Gli episodi sono diversi, quasi quotidiani. In ogni occasione sarebbero state acquistate, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, una o due dosi di cocaina o di crack, al massimo tre grammi per un totale di 270 euro. Per questo la madre avrebbe chiesto anche dei prestiti a persone che poi sono finite sotto inchiesta, come tutti gli altri, per traffico di stupefacenti e non quindi per favoreggiamento. Per alcuni di loro c’è anche l’aggravante di aver «consegnato o comunque destinato – si legge nel capo di imputazione – la sostanza stupefacente a persona di età minore». Per la madre c’è i pure l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di autorità «in ragione della qualità di madre del minore». Secondo la procura il gruppo coinvolto nella vicenda si sarebbe ingegnato nel diversificare le modalità di consegna, spingendosi fino a coinvolgere il fratellino del ragazzo, al fine di non destare sospetti nel nonno a cui i minori erano stati da tempo affidati dal tribunale dei minorenni di Genova. Visti gli elementi di prova, a marzo, il gip ha convalidato le misure cautelari chieste dalla procura e, settimana scorsa, il gup Dario Berrino ha accolto la richiesta di riti alternativi. La procura ha scelto di non derubricare il reato (traffico di stupefacenti) , nonostante le piccole dosi che venivano di volta in volta acquistate. Fatto che ha spinto gran parte degli imputati a non patteggiare ma a preferire il rito abbreviato. I legali hanno già annunciato appellol