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Lucca, le ultime parole all'amico prima di annegare a 29 anni: «Dai che sai nuotare, vieni»

di Pietro Barghigiani
Lucca, le ultime parole all'amico prima di annegare a 29 anni: «Dai che sai nuotare, vieni»

L’amico sconvolto racconta: «Mi ha detto di raggiungerlo in acqua, poi è sparito». Non è riuscito neppure a chiedere aiuto

11 agosto 2024
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LUCCA. Un tuffo per vincere il caldo in un punto in cui l’acqua non è neanche altissima. Il refrigerio contro la canicola si è trasformato in tragedia: il giovane dalle acque del Serchio non è più riemerso.

Quando l’hanno portato a riva il cuore non aveva più battiti. L’attimo del passaggio dal sorriso al dolore si è materializzato sotto la passerella che unisce le sponde del Serchio tra Sant’Anna e Sant’Alessio. La vittima di un probabile malore aveva 29 anni. Si chiamava Hassib Guesmi, tunisino, in regola con il permesso di soggiorno, domicilio a Milano dove lavorava come muratore. Una morte quasi improvvisa, impossibile da evitare.

Non sono serviti i soccorsi inviati dalla centrale del 118 con l’automedica e il personale della Croce Verde. Il corpo del giovane è stato recuperato dai vigili del fuoco e adagiato sulla riva del fiume in attesa di essere trasferito all’obitorio a disposizione della Procura che oggi deciderà se disporre l’autopsia.

Il malore

Erano quasi le 10 quando i tre amici si sono spostati in acqua. Guesmi si è tuffato e, senza un lamento o una richiesta di aiuto, è rimasto sott’acqua. I due connazionali si sono preoccupati non vedendolo risalire e quando hanno capito che era successo qualcosa di serio ormai era troppo tardi.

I soccorsi

Hanno dato l’allarme e sul posto sono arrivati i vigili del fuoco con un gommone per recuperare il giovane ripescato privo di vita In parallelo i sanitari del pronto intervento si sono occupati del maghrebino, ma ne hanno solo constatato il decesso.

Le indagini

Adagiato a riva e coperto con un lenzuolo, il corpo di Guesmi prima delle due è stato portato a medicina legale al Campo di Marte in attesa delle decisione del magistrato di turno. I poliziotti delle volanti e quelli della squadra mobile hanno sentito i due amici che erano con il 29enne per ricostruire i momenti precedenti la tragedia. Una morte senza misteri da rubricare all’imprevedibile ruota del destino. Anche se nel Serchio non si può fare il bagno e, nonostante i divieti, anche ieri a decine erano in acqua sotto la terrazza Petroni.

La testimonianza

Uno dei due amici risale dalla riva in bicicletta e imbocca via della Scogliera. Ha gli occhi lucidi e rossi, segnati dalle lacrime. «Eravamo arrivati ieri sera (sabato, ndr) – racconta -. Abbiamo passato la notte sotto il ponte dove abbiamo trovato una tenda. Abbiamo scherzato, bevuto». Il giovane tunisino prende fiato. Poi riparte dai minuti del dramma. «Stamani (ieri, ndr) verso le 9, 30 siamo entrati in acqua. Lui si è spinto un po’ più al centro del fiume, io sono rimasto indietro. Gli ho detto “non so nuotare”, e lui: “sì che sai nuotare, già dai tempi della Tunisia, vieni qui”. Era poco distante da me quando si è buttato dopo avermi detto di raggiungerlo. È andato giù senza dire niente». l


 

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