Prato, colpo al sistema “apri e chiudi”, per la prima volta applicato il codice antimafia a un imprenditore cinese: perché è una svolta
Un imprenditore cinese aveva intestato sette confezioni ad altrettanti prestanome e ha evaso tasse per 3,5 milioni
PRATO. Il giudice per le indagini preliminari di Prato ha disposto il sequestro di un immobile del valore di un milione di euro e di una società immobiliare che fa capo a un imprenditore cinese ritenuto un “evasore fiscale seriale”, uno di quelli che hanno perfezionato negli anni il sistema del cosiddetto “apri e chiudi”. L’imprenditore, attivo nel settore tessile dal 1999, con l’aiuto di consulenti italiani compiacenti, nel corso degli anni avrebbe aperto sette imprese a capo delle quali ha messo altrettanti prestanome. Imprese che venivano cessate prima che l’Agenzia delle entrate reclamasse le tasse non versate. Così facendo, il confezionista ha accumulato un debito complessivo verso l’erario di tre milioni e mezzo di euro.
Il codice antimafia e la svolta sull'evasione fiscale
Il procuratore Luca Tescaroli in una nota sottolinea come si tratti del primo caso in Toscana dell’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un evasore fiscale qualificato come socialmente pericoloso, alla stregua di un appartenente alla criminalità organizzata.
Potrebbe essere una svolta nella lotta alla piaga dell’evasione fiscale che da tempo caratterizza il “distretto parallelo” cinese a Prato.
La stessa Procura ha nominato un amministratore giudiziario per garantire la continuità dell’impresa sequestrata. Il processo nei confronti dell’imprenditore cinese inizierà il prossimo 25 giugno.