Porto di Livorno, la corsa all’Authority sarà un duello Guerrieri-Paroli
Tra i candidati anche l’ex deputato leghista Gianmarco Mancini
LIVORNO. La corsa a prendere il timone del porto di Livorno (ma anche di quelli di Piombino, Elba e Capraia) è partita. Venerdì 31 gennaio sono scaduti i termini per presentare la manifestazione d’interesse da parte dei soggetti che aspirano a diventare presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale. E in vista di marzo, quando scadrà il mandato di Luciano Guerrieri, ad accendere i motori ci ha pensato il viceministro ai trasporti Edoardo Rixi in visita la scorsa settimana a Palazzo Rosciano, che – annunciando di non aver intenzione di commissariare il porto – ha detto: «Non faremo delle forzature sulla questione. Quello che sto cercando di fare è trovare un’intesa ampia, perché i porti non appartengono a una sola forza politica ma al Paese. In questi giorni parlerò con i governatori regionali per trovare la quadra. Il governo non è chiuso e su temi come questi siamo disponibili a dialogare con chiunque». Che segnale avrà voluto dare Rixi?, è la domanda che si fa il cluster portuale.
Quel che è certo è che la partita (e la linea indicata da Rixi) non è solo livornese ma nazionale. Anche perché sono da rinnovare i vertici delle Adsp del Mar Adriatico orientale, mare Adriatico meridionale, mar Ligure occidentale, mar Ligure orientale, mar Tirreno centro-settentrionale, mare di Sicilia occidentale, dello Stretto, mar Ionio, Adriatico centro-settentrionale, scadute lo scorso autunno, a cui vanno aggiunte nel primo semestre del 2025 quelle del Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centrale, Mare di Sardegna, Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Mar Adriatico Settentrionale, dunque Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Gioia Tauro e Trieste. Insomma, quasi tutta Italia, in una partita che vale la gestione di miliardi di euro e una fetta importante delle strategie commerciali e infrastrutturali del Paese.
Il tema è politico, anzi partitico, come è sempre stato e come dimostrano le divergenze in materia tra Lega e Fratelli d’Italia che stanno tenendo fermi riforma portuale e nomine delle Adsp scadute nel ’24.
Ciò che ha detto il viceministro di fatto è anche tautologico, poiché l’articolo 8 della legge 84/1994 – modificato nel 2016 – stabilisce che “il Presidente di ciascuna delle Autorità di sistema portuale sia nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con il Presidente della Regione o i Presidenti delle Regioni interessate, sentite le Commissioni parlamentari”. Dunque il governo difficilmente ha la possibilità di forzare, piuttosto dovrà scegliere in un’ottica di equilibrio politico in un quadro nazionale in cui ad essere coinvolte sono anche Regioni governate dal centrosinistra.
Altrettanto chiaro in questo quadro è che la nomina non può giocarsi soltanto sui nomi e sul bilancino politico quanto sui contenuti, sulla progettualità, ancor di più in un porto come Livorno dove ci sono progetti come la Darsena Europa e i collegamenti ferroviari che hanno bisogno di fondi e dunque di un rapporto coi governi regionale e nazionale che deve essere costante, costruttivo e soprattutto impegnativo per Roma.
È in questo contesto che va letto e analizzato il sestetto di nomi di chi avrebbe presentato la propria candidatura alla selezione (che non è un concorso e non prevede alcuna graduatoria).
Il primo è il presidente uscente Luciano Guerrieri, dal 1995 al 2004 sindaco di Piombino, dal 2005 presidente e poi commissario straordinario fino al 2017 dell’Autorità portuale di Piombino, poi al vertice di Porto 2000 fino al 2021 quando è diventato numero uno della nuova Autorità di sistema. Guerrieri punta alla riconferma in un’ottica di continuità rispetto ai tanti progetti avviati, e ha fatto la scelta di non presentare la sua candidatura per nessun’altra Authority.
Proprio sulla continuità il segretario della Federazione Pd, Alessandro Franchi, è intervenuto, a nome della direzione dem, auspicando “scelte che vadano nel solco della continuità” e chiedendo “che non si rimettano in discussione gli obiettivi e gli investimenti strategici”. Una posizione che sembra andare chiaramente a sostegno della conferma di Guerrieri, ma che non chiude la porta all’altro candidato di peso: Matteo Paroli, attuale segretario generale dell’Adsp, avvocato livornese, entrato nel 1997 a palazzo Rosciano dove dal 2005 al 2007 – quando si succedettero due commissari straordinari – ha svolto il ruolo di segretario generale ad interim. Dal 2015 al 2021 è stato segretario generale al porto di Ancona e poi all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, prima di tornare a palazzo Rosciano. Un tecnico più che un politico, che non dispiacerebbe al centrodestra ma anche a una parte del centrosinistra in nome proprio dell’auspicata “continuità”, amministrativa in questo caso e progettuale, ma anche di un’intesa bipartisan.
Più politico è il terzo nome tra coloro che hanno presentato la manifestazione d’interesse: Gianmarco Mancini, avvocato anche lui, ex deputato della Lega Nord dal 1992 al 1994, poi coordinatore della Lega nella provincia di Livorno, nel 2020 amministratore unico dell’Atm di Piombino, l’azienda dei trasporti.
Alla guida dell’Atm – ma soprattutto dei portuali piombinesi ed elbani – è passato anche Carlo Torlai, che alle ultime elezioni ha sostenuto il sindaco Ferrari con una lista civica (Futuro Piombino), senza tuttavia ottenere un posto in consiglio comunale. Almeno altre due sarebbero le autocandidature “locali” alla presidenza dell’Authority, entrambe livornesi: Massimo Ercolini, spedizioniere, e il funzionario dell’Authority Francescoalberto De Bari.