Il Tirreno

Livorno

L’intervento

Livorno, cancellati i Tre Ponti: abbattuti dalle ruspe gli ultimi due archi

di Flavio Lombardi

	I resti dei Tre Ponti
I resti dei Tre Ponti

Entro 15 giorni scatterà l’intervento di bonifica

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LIVORNO. I Tre Ponti di Livorno, non ci sono più. Ieri, mercoledì  22 gennaio, son stati abbattuti anche gli ultimi due archi, quelli che guardavano in direzione nord (verso città) e che facevano parte della struttura originaria prima dell’aggiunta di ulteriori due luci verso Antignano negli anni ‘90 che avrebbero dovuto rendere tutto più sicuro prima dei tragici eventi del 2017.

Un altro passo verso il futuro, quel ponte cioè in acciaio ad unica campata, è quindi stato compiuto. Ulteriore avvicinamento alla nuova skyline labronica in zona Rotonda. Da oggi, e per tutto il resto di questa settimana, i mezzi meccanici della ditta Abate, dovranno rimuovere le macerie dall’alveo del Rio Ardenza, e una squadra di operai continuare a selezionare le pietre che formavano la struttura e che si andranno ad aggiungere alle altre già messe da parte.

Come detto anche in altre occasioni, si tratta di bozze che successivamente avranno bisogno di essere sezionate e tagliate, per andare a costituire infine una pavimentazione che sarà utilizzata nei punti di accesso pedonale del nuovo attraversamento sia sul lato sud che quello nord; soluzione individuata dai progettisti, in accordo con la soprintendenza.

Materiale di pregio, proveniente dalle cave ardenzine e ormai da molti anni dismesse, di “pietra panchina”, la stessa che compone le mura Lorenesi. Restano da abbattere le “pile” degli ultimi due archi, vale a dire i basamenti delle arcate, mentre sul fronte in cui si trovavano i tre archi già demoliti, si è già scesi a meno 2, 5 metri sotto il livello del mare, necessari per avere il fondale ottimale per far accostare la chiatta che dalla Sicilia trasporterà, dopo cinque giorni di navigazione, il ponte che si sta costruendo lungo 55 metri e largo 22. Anche dove c’erano gli ultimi due archi, si dovrà agire seguendo il medesimo criterio, scendendo alla solita profondità con il lavoro delle benne. Intanto, sempre ieri, si è agito anche dove c’è la gettata di calcestruzzo in zona battigia. Contenuta da palancole in acciaio, si presenta per circa due metri e mezzo in larghezza mentre scende per diversi metri. Costituisce un muro da abbattere perché non consentirebbe l’accosto della chiatta. Bisogna demolirlo, per un fronte di circa trenta metri, fino a raggiungere almeno la solita quota in depressione: 2, 5 metri.

Testimonianza di lavori eseguiti nel passato allo scopo di andare a creare una “soglia” per acque di minima nel periodo estivo. Fra una decina di giorni, massimo 15, il “sodo” sarà sbriciolato e si potrà proseguire con la fase successiva. Quella della bonifica bellica prevista in questi casi. Che dovrebbe procedere abbastanza velocemente e con risultati negativi, perché il ponte, durante la guerra non fu colpito dagli ordigni e perché nei suoi pressi, essendo stati effettuati nel tempo già dei lavori, il rischio di rinvenire bombe inesplose non si presenta alto. 


 

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