Caos supplenze, cattedre vacanti: «Da coprire ancora cento posti»
Sulle scuole della provincia di Livorno l’effetto delle immissioni in ruolo da concorso Pnrr. Virgili (Flc-Cgil): «E chi sostituisce i colleghi non riceve lo stipendio da due mesi»
LIVORNO. Un effetto a cascata causato dalle immissioni in ruolo dei vincitori del concorso Pnrr e che, ora, si concretizza con un centinaio di cattedre ancora vacanti in tutta la provincia. In linea di principio questi posti – spiega Veronica Virgili, segretaria generale della Flc Cgil di Livorno – si sono “svuotati” dopo che il docente che l’occupava ha abbandonato il mondo del precariato con l’assunzione a tempo indeterminato. E ora che le assunzioni da Gps (graduatorie provinciali di supplenza) sono bloccate, scende in campo il piccolo esercito disponibile a fare le supplenze brevi e saltuarie. In altre parole questi insegnanti coprono posti vacanti per un periodo superiore, pari o inferiore a 30 giorni. «Peccato, però, che una quarantina di questi supplenti aspetti ancora di ricevere lo stipendio di novembre», sottolinea Virgili.
Il cortocircuito
Ma come siamo arrivati a oggi? «Quest’anno ci siamo trovati in una situazione molto spiacevole, non solo per i lavoratori ma anche per gli studenti – precisa Virgili – . Infatti di volta in volta che le graduatorie del concorso Pnrr venivano pubblicate è iniziata la procedura per l’immissione in ruolo. E, di conseguenza, diversi insegnanti che in quel momento erano supplenti sono stati assunti definitvamente. Ed è stato allora che l’insegnante ha lasciato la cattedra che occupava per andare a prendere servizio dove gli era stato assegnato il ruolo. E questo ha generato uno slittamento».
L’assestamento
È iniziato quindi un inevitabile periodo di assestamento: in quelle scuole con diversi insegnanti immessi in ruolo (soprattutto tra il 10 e il 18 dicembre), ci sono stati diversi movimenti. E finché è stato possibile – entro il 31 dicembre – le scuole livornesi hanno attinto dalle Gps per reclutare il personale mancante e tappare quei buchi generati dalle assunzioni a tempo indeterminato. «È stato un momento difficile, sicuramente non di aiuto per la continuità didattica, ma anche per i lavoratori che si sono trovati in poco tempo a doversi spostare da un posto all’altro – prosegue la sindacalista – . Ora è tutto fermo: le assunzioni da Gps non si possono più fare così come le immissioni in ruolo da concorso. La soluzione? Le supplenze brevi e saltuarie. Ci sono alcune cattedre vuote e, per questo, le scuole fanno i cosiddetti interpelli per trovare chi ricopra quella cattedra».
Gli annunci
Gli interpelli sono una sorta di annuncio pubblicato sul sito dell’Ufficio scolastico provinciale. Tanto per fare un paio di esempi: come nel caso del liceo scientifico Enriques, alla ricerca di un docente di matematica e fisica disposto a coprire 18 ore, o l’istituto tecnico commerciale e per geometri “Cerboni” di Portoferraio, all’Elba, dove mancava un insegnante di tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali. Ma se da una parte queste cattedre saranno ricoperte da chi fa supplenze brevi e saltuarie, Virgili precisa che ci sono dei problemi da risolvere sul pagamento degli stipendi di questi docenti. «C’è stata una nuova emissione straordinaria da parte del ministero dell’Istruzione che ha garantito il pagamento, ma ci sono una quarantina di supplenti che, nella nostra provincia, devono ancora riscuotere lo stipendio di novembre – conclude Virgili – . È una difficoltà davvero importante perché stiamo parlando di insegnanti che si trovano a ricoprire un incarico per un mese e poi cambiano scuola, non hanno continuità né nel lavoro né nella retribuzione. Si risparmia sulle spalle di quei lavoratori che sono più precari dei precari. Dal momento che all’origine si conosce più o meno l’importo destinato alle supplenze brevi e saltuarie potrebbe essere gestito come le supplenze annuali: direttamente dal ministero e senza passare tramite le scuole. Dovendo passare, infatti, dai capitoli di spesa dei singoli istituti, si assiste a un rallentamento enorme. E così si danneggia l’anello più debole della scuola».
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