Il Tirreno

LIVORNO. Se n’è andato, a 61 anni, Luca Barsotti, notissimo in città per la sua professione – è stato molti anni motociclista della polizia stradale quindi in forza alla Polmare ed ancora al lavoro in prefettura – e per la sua grande carica di vera umanità.

Si è liberato, lui che sempre è stato spirito libero, si è liberato finalmente da quel letto e quelle cure dove lo tenevano prigioniero da nove mesi una serie di mali, iniziati da una polmonite.

La passione per l'entomologia

Ha resistito fino all’ultimo, senza perdere la speranza. Ma non si può opporsi sempre alla Natura. Quella Natura che lui, appassionato entomologo, collaboratore per anni del Museo di storia naturale al quale lascia teche di insetti sui quali ha compiuto profondi studi, quella Natura che amava profondamente e che ha rispettato fino all’ultimo.

Nato a Verona da Giuliana e Lido, originari della Valle dell’olio della Lucchesia (dalle parti del ponte del Diavolo), era venuto in Toscana da piccolo al seguito della promozione del padre, per anni direttore dei Monopoli di Stato al porto di Livorno.

Scuole primarie, liceo classico quindi la voglia di libertà che lo aveva portato ad avere molti amici nell’ala più pura e, forse, più sognatrice degli anarchici. Quindi il servizio militare e l’ingresso in polizia.

Aveva lavorato a lungo in sella alla sua moto – era anche rimasto ferito in servizio durante una operazione – per poi passare alla polmare, all’epoca diretta da Mario Acconci.

Intanto porta avanti la passione per l’entomologia che lo accompagna fin da piccolo. Da solo studia incessantemente su manuali universitari il mondo degli insetti. Li cattura e li raccoglie in teche che, col passare degli anni sono sempre più preziose. Lo studio non è solo un passatempo. È una ricerca continua che lo porta alla collaborazione con il Museo di Storia naturale che, in quegli anni, si sviluppava anche grazie alle ricerche di Luca e altri studiosi come lui. Le teche sono destinate proprio al Museo.

Il problema al cuore e la vita che cambia

Poi, un giorno di una quindicina di anni fa, mentre è in ufficio alla polmare, un grave problema al cuore gli compromette la salute e blocca la carriera. Operato d’urgenza torna al lavoro ma deve abbandonare il servizio attivo «Tutti sono bravi con me. Ma sono nato sbirro – diceva con autoironia – E mi sarebbe piaciuto continuare».

L'affetto di una grande famiglia unita

Lavora per anni come personale civile negli uffici della Prefettura facendosi apprezzare per la sua grande carica di umanità. Fino a quando, nove mesi fa, una polmonite e molte complicazioni seguenti lo bloccano a letto e lo costringono ad un pellegrinaggio per tanti ospedali alla ricerca di una soluzione. Gli amici non cessano mai di chiedere sue notizie. E la famiglia, una famiglia molto unita fa quadrato intorno a lui. Combattono con Luca la moglie Annalisa, tecnico presso la radiologia dell’ospedale, la figlia Greta che sta facendo concorsi per entrare anche lei in polizia, le tre sorelle, Sabrina, Barbara e Alessandra, i cognati, i nipoti Maurizio e Lorenzo. Ma l’aiuto e gli incontri ai quali Luca tiene di più sono quelli con mamma Giuliana. Con la quale sogna di trascorrere la convalescenza, nel grande giardino della famiglia a Domazzano (frazione di Valdottavo). Non è andata così.

Luca si è spento, serenamente dopo aver speso tutte le energie. Si è liberato da tutti i mali. Amici e familiari ora lo immaginano, in quella Natura che amava, magari in sella alla sua moto, circondato da animali da studiare, ammirare. Oggi alle 16,30 al cimitero dei Lupi ci saranno le esequie funebri. Alla famiglia le condoglianze del Tirreno.