Porto di Livorno, Piero Neri: «Darsena Europa in dubbio se i contenitori sono residuali»
Piero Neri: «I porti vicini crescono, serve una politica commerciale più aggressiva. Bene la disponibilità di Grimaldi a un incontro, lo si faccia in Comune col sindaco»
Dottor Piero Neri, cosa pensa della conflittuale situazione che si è creata in porto?
«Che si sarebbe potuto evitarla».
L’Organismo di Partenariato ha bocciato il Piano operativo triennale, ma Palazzo Rosciano è andato avanti nell’approvazione. Come valuta questo strappo? Lo ritiene una mancanza di attenzione se non di rispetto verso gli operatori?
«Nessuna volontà dell’Organismo di Paternariato di sostituirsi al ruolo di Adsp di regolatore e nessun atto di sfiducia ma solo l’intento costruttivo di fornire uno strumento ulteriore che potesse affiancarsi al previsto esame del Piano di Imprese con l’inserimento nel Pot di regole chiare che garantissero la vocazione del terminal Tdt al traffico contenitori. Purtroppo l’indisponibilità di Adsp anche a proposte alternative ha reso inevitabile il mancato “consensus” sul Pot. Fatto senza precedenti nei porti italiani. Certamente è stato un dispiacere che non ci sia stata disponibilità a considerare idee e proposte della Comunità Portuale».
Proprio sul Pot ritiene che Confitarma non abbia supportato le imprese?
«Ritengo che una Associazione di categoria debba avere fra i suoi scopi preminenti la ricezione e la difesa delle istanze comuni degli associati e comunque di una comunità portuale in cui si trova presente con un proprio rappresentante».
La sensazione è che Confitarma abbia dato uno schiaffo al cluster portuale e anche a lei, anche nella veste di presidente di Confindustria. Lascerà la confederazione degli armatori e passerà ad Assarmatori con Aponte?
«Nella mia veste, “in allora”, di rappresentante di Confitarma ritengo di aver agito correttamente, al di là della forma, aderendo alle istanze del cluster portuale tese a salvaguardare le prospettive di sviluppo del Porto di Livorno e della città di Livorno, senza nessun intento di impedire o limitare le attività del Terminal Tdt. Detto questo e constatate le divergenze esistenti, ho ritenuto doveroso e inevitabile rassegnare le mie dimissioni da rappresentante di Confitarma nell’Organismo di Partenariato e delle mie aziende da Confitarma. Per ora questo è tutto».
Ma Confitarma fa capo a Confindustria, di cui lei è presidente e che da tempo sostiene l’importanza che Tdt continui a fare contenitori. Questo può creare un effetto domino anche sul suo ruolo di numero uno degli industriali?
«Confitarma è una associazione di categoria (gli armatori) che aderisce a Confindustria. Le dimissioni di Neri da Confitarma non ritengo che possano avere alcun effetto domino in Confindustria a cui aderiscono peraltro aziende Neri presenti nelle più svariate attività. Cosa diversa le dimissioni di Tdt da Confindustria nel giugno scorso allorché la comunità portuale (compresa Confindustria) esternò le sue preoccupazioni sul futuro del traffico dei contenitori in porto».
L’antitrust ha evidenziato come l’Authority disponga delle prerogative e dei poteri per assicurare che il gruppo Grimaldi gestisca il terminal container nell’interesse del mantenimento e dello sviluppo del traffico container, previsto nei piani di sviluppo del porto. Ritiene che stia usando efficacemente questi poteri?
«Lungi da me pensare che Adsp non si attenga alle indicazioni stringenti dell’Antitrust. Lo ripeto, le intenzioni della comunità portuale erano e sono di fornire un “aiuto” – mi sia concessa la parola – ad Adsp. Un documento unico sottoscritto da 14 Associazioni di Operatori portuali, logistici e dei trasporti ha avanzato al tavolo di partenariato, una modalità che i nostri legali hanno predisposto per attuare il dispositivo dell’Autorità per la concorrenza che lei ha richiamato: specificare meglio quali fossero gli spazi per l’attività caratteristica (i contenitori) da mantenere e sviluppare e quelli per attività secondarie».
L’Autorità portuale ha poteri di controllo talmente penetranti che potrebbe arrivare anche a decidere la decadenza del concessionario e la revoca della concessione. Teme un aumento di traffici rotabili in Darsena Toscana talmente alto che potrebbe portare a tale situazione? Detto altrimenti: oggi qual è il limite di flessibilità della Darsena Toscana per i traffici diversi rispetto ai contenitori?
«Il nostro porto, la nostra città ha forte bisogno di imprenditori che decidano di investire sul nostro territorio e chi lo fa deve ricevere sostegno e il massimo rispetto. Non sta certo alla comunità portuale indicare il limite di flessibilità se non fare presente che una parte della concessione Tdt fu già data in uso al terminal ro/pax di Sdt (Tdt – Sintermar) ed una parte è già in utilizzo per traffico auto. La proposta da noi avanzata in Organismo di Partenariato ritengo sarebbe stata utile per individuare tale limite. Auspico peraltro un ulteriore aumento dei rotabili e di tutti i traffici nel rispetto del Piano regolatore portuale».
Grimaldi sostiene però che non utilizzando i piazzali di Tdt per i rotabili il porto avrebbe perso e possa perdere parte di quei traffici.
«La fortuna del Porto di Livorno è stata e sarà la disponibilità di spazi enormi in porto e nelle sue adiacenze. A Livorno non mancano gli spazi, è insufficiente la disponibilità di banchine che talora determina attese in rada che incidono sugli armatori. Vedi il caso UECC, già cliente del porto di Livorno, che ha traslocato da Cilp a Tdt in quanto quest’ultima ha potuto fornire garanzie di pronto ormeggio. Non traffici nuovi ed aggiuntivi».
Quanto è invece il rischio che il porto perda traffici di contenitori?
«Certamente la situazione geopolitica in atto sta influendo negativamente sui traffici marittimi ed in ispecie su quello contenitori, ma constato che porti vicino a noi non stanno registrando segni negativi ma addirittura situazioni di congestione di traffico, questo ci deve far riflettere su cosa possiamo fare per invertire tale tendenza. I limiti infrastrutturali del porto sono quelli di sempre, si può quindi legittimamente ritenere che sia necessaria una politica commerciale più aggressiva. La comunità portuale è disponibile ad affiancare, se ritenuto utile, ogni intrapresa rivolta in tal senso».
Ancora Grimaldi ha negato che ci sia una guerra in corso in porto e ha parlato di un equivoco rispetto all’utilizzo della Darsena Toscana (anche se poi ha usato verso la posizione degli operatori livornesi la definizione di “monopolisti”). Tuttavia ha garantito che incrementerà i traffici container con una nuova rotta di Hapag Lloyd intanto e di non aver perso alcun traffico. È una rassicurazione che la soddisfa?
«Usare la parola “guerra” è uno sproposito, si tratta di un confronto certamente pacifico, positivo e propositivo dettato da un comune sentimento del cluster portuale. Premesso che la parola “monopolista” significa la concentrazione dell’offerta del mercato nelle mani di un solo produttore di beni o servizi, mi chiedo nel porto di Livorno dove possa essere individuata una situazione di tal genere; anzi, il porto di Livorno registra in tutte le attività terminalistiche una pluralità di soggetti per la stessa categoria merceologica. I monopoli si creano quando non c’è regolazione. Per quanto riguarda Hapag, è cliente storico del porto di Livorno e salutiamo positivamente la decisione di continuare a scalare Livorno e ci auguriamo che ciò comporti anche un aumento di traffico».
Grimaldi ha anche chiesto di incontrare gli operatori per chiarire il malinteso e stemperare. Che cosa ne pensa?
«Apprezzo molto le parole di Grimaldi quando parla di misunderstanding e la sua disponibilità ad incontrare gli operatori. Decisione che sarà presa tutti insieme».
Qual è il messaggio che vuole dare alla comunità portuale in questo complicato momento?
«Il senso di questa intervista, al di là dei chiarimenti doverosi, tende senza alcun dubbio a fugare ogni tipo di scontro che sarebbe dannoso alla nostra comunità; ma non può sfuggire a nessuno che è in gioco il futuro del porto di Livorno che si aspetta un aumento dei suoi traffici ma che non può rinunciare a quelli dei contenitori. Non può sfuggire a nessuno che uscendo da quel mercato o rendendolo residuale si mette in discussione Darsena Europa. Ho usato spesso la parola “comunità”; il porto di Livorno non appartiene agli operatori che vi operano ma alla città di Livorno con un regolatore e programmatore incardinato nell’Autorità di Sistema Portuale. Riterrei perciò doveroso che questo incontro si svolga nella casa “Comune” ed alla presenza di colui che è stato eletto dai cittadini di Livorno».
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