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Toscana, la locomotiva dell'export italiano: il ruolo dell'oro e cosa c'entra la Turchia

Toscana, la locomotiva dell'export italiano: il ruolo dell'oro e cosa c'entra la Turchia

Il primo semestre del 2024 fa segnare il miglior risultato a livello nazionale. Ma ci sono ombre per un settore importante

27 ottobre 2024
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La Toscana corre forte sulla strada dell’export nel primo semestre 2024. Distacca tutte le altre regioni italiane e segna un + 10, 2 % contro la media nazionale che, invece, arretra ad un – 1, 1 %.

Lo dice a chiare lettere l’ultimo rapporto sulle esportazioni nella Regione pubblicato dall’Istituto regionale per la programmazione economica. Un respiro di sollievo, dopo l’ascesa negli anni scorsi dei prezzi dell’energia, dell’aumento dei costi delle materie prime e della congiuntura internazionale sempre più imbrigliata su se stessa. Certo: non è tutto oro quel che luccica e non mancano ombre e preoccupazioni.

Il ruolo dell'oro

È però proprio l’oro aretino, o meglio la lavorazione del gioiello finito e confezionato, che ha dato la spinta decisiva al rialzo dell’export toscano con la Turchia primo paese importatore. In questo caso, il balzo in avanti è stato del 106 % nel primo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato difficile da ritrovare in questo modo nella storia della lavorazione orafa.

«La ragione principale, che potrebbe aver contribuito a richiedere un salto almeno momentaneo alla capacità produttiva del distretto orafo aretino – scrivono i relatori dell’Irpet – si trova nella forte richiesta di prodotti lavorati da parte della Turchia, dove la domanda di oro, complice la perdurante crisi inflazionistica interna a quel Paese, è in forte ascesa. L’impatto della crescita della domanda turca, potrebbe aver influenzato, accrescendola, la componente di metalli preziosi all’interno dei gioielli esportati dalla provincia, aumentandone a parità di volumi il valore complessivo».

«L’esplosione di richiesta di gioielli lavorati, e quindi compresi di metalli e pietre è sicuramente dovuta al rapporto inflazionistico che c’è in Turchia e quindi il gioiello è diventato bene rifugio» spiega Tommaso Ferraresi, ricercatore Irpet.

Gli altri settori in positivo
Stabile in sostanza l’andamento positivo del settore farmaceutico, per lo più senese e fiorentino, che nel primo settembre di quest’anno registra un consolidato e forte +46 % nell’export. Allo stesso modo viaggia bene il settore della metalmeccanica diretta alle strutture petrolifere, registrando un più 15%.

Stessa cosa per l’alimentare e per i prodotti dell’industria agro-alimentare dove si è toccato un significativo + 22, 3%.

Molto buoni anche i risultati sull’automotive caravan che hanno registrato un andamento sensibilmente positivo.

Le ombre: la moda

Ma ci sono anche le ombre. Soprattutto nel settore moda, filati e tessuti non c’è molto da cantar vittoria. Anzi. L’export dei tessuti è sceso del 10, 9%, l’abbigliamento tessile del 3, 2%. E ancora peggio su altri settori come quello del cuoio e pelletteria in regressione del 17, 3% e addirittura il settore calzature in retrovia con un meno 21, 3%.

Bene alimentare e nautica

Si sono alzate, invece, anche per effetto della maggiorazione dei prezzi al consumo, le esportazioni dalla provincia di Grosseto all’estero dell’olio extravergine di oliva. «L’export della provincia di Grosseto è stato spinto dal comparto agro-alimentare – commentano all’Irpet – e, più in particolare, dalle vendite di olio, su cui la dinamica dei prezzi ha giocato un certo ruolo. Nonostante la pronunciata flessione dell’export di prodotti legati al cartario, sono cresciute a un buon ritmo nel primo semestre anche le vendite estere della provincia di Lucca».

C’è poi la nautica viareggina e tutto il suo indotto, un dato questo fortemente positivo. «Nella provincia di Lucca dalle imbarcazioni e dai prodotti dell’industria agro-alimentare, sono giunti i principali contributi alla crescita delle esportazioni». Sopra la media regionale, infine, anche il tasso di crescita delle esportazioni della provincia di Firenze, nonostante la persistente e intensa contrazione delle vendite estere del comparto moda. A trainare i risultati sono state le vendite estere di prodotti farmaceutici, di macchine di impiego generale e di olio.

Stabili le vendite estere di Prato e Massa-Carrara. Nel primo caso una spinta negativa è giunta dalle produzioni tessili, mentre sono risultate in crescita le esportazioni di capi d’abbigliamento e macchinari per impieghi speciali.

L’istituto di programmazione economica toscano indica nelle province di Pisa, Pistoia e Livorno le situazioni più critiche. «Le performance più negative a livello provinciale sono giunte da Pisa, Pistoia e, soprattutto, Livorno. Nel primo caso i contributi negativi sono arrivati dalle esportazioni dei mezzi ferrotramviari e da quelle del comparto moda».

Poi, resta il problema dei problemi, quello dei consumi interni dei toscani. Che scendono per un portafoglio di disponibilità economica sempre più difficile da gestire e da portare a fine mese.


 

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