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Il caso

Grosseto: bruciati i mezzi di una ditta che costruisce strade, i dettagli svelano l’origine del rogo

di Sara Venchiarutti

	Il luogo dell'incendio (Foto AgenziaBF)
Il luogo dell'incendio (Foto AgenziaBF)

Si tratta delle macchine della Costrade. Il direttore: «Gesto mirato, i mezzi valevano 400mila euro»

27 luglio 2024
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GROSSETO. Ad ora la sola certezza è l’origine dell’incendio: dolosa. I due escavatori, il rullo compressore e una minipala bruciati nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio nel cantiere di via Sordi, a Grosseto, erano distanti l’uno dell’altro. E chi ha appiccato le fiamme ai quattro mezzi è andato dritto alle cabine, dove c’erano i sedili, la plastica. «Gli unici materiali che possono bruciare», spiega al telefono Gian Paolo Conti, direttore tecnico di Costrade srl. Appartengono a questa ditta, che in quel cantiere si occupa della realizzazione delle strade, i mezzi dati alle fiamme. Per lui è stato un brutto colpo anche a livello personale: «Un atto per fare male è basta».

Il danno
Poi certo, c’è il danno economico da centinaia di migliaia di euro. «Stando solo al valore di mercato dei mezzi – spiega Conti – parliamo di 400mila euro. Sono macchine costose». È da quando è successo che Conti pensa a chi potrebbe essere stato. Però non gli viene in mente nessuno. Non un volto o un nome su cui anche indirizzare il minimo dubbio. Sa solo che suo fratello è stato avvertito nella notte da un loro conoscente che abita proprio di fronte al cantiere e che a un certo punto, dopo le 23, ha visto levarsi delle fiamme dal cantiere. Allora ha subito preso il telefono per avvertire i vigili e i carabinieri, che si sono precipitati sul posto. «Tutti i mezzi che avevamo per i lavori – spiega Conti – erano lì, in via Sordi. Tra l’altro due di quelle macchine erano semi nuove e pochi giorni fa le avevano portate in quel cantiere per concluderlo. I lavori erano in dirittura d’arrivo. Due macchine sono assicurate, ma le altre – spiega Conti – no». E insieme al danno economico c’è quello legato al lavoro nel cantiere. «I danni sono tali – prosegue Conti – che dovremo ricomprare quei mezzi, che usavamo anche per altri lavori, in altri cantieri». Adesso l’urgenza è «organizzarsi al bisogno per non fermare il cantiere. Stiamo valutando se noleggiare delle macchine nel frattempo. Il danno è stato grande e vedremo nel futuro».

La prima volta

Sì, è stato un duro colpo, non lo nasconde. Tra l’altro è la prima volta che a loro succede un episodio simile. «È stato un gesto mirato». Di questo Conti ne è sicuro. «Un vandalo o qualcuno che vuole fare una bravata – dice – può bruciare una macchina e scappa. Qui hanno incendiato quattro mezzi puntando alle cabine, dove puoi fare veramente un danno, anche perché negli altri punti dei mezzi c’è ferro, non brucerebbero. Sapevano dove andare». C’erano stati i furti di macchine da lavoro, quello sì. Poi «siamo abituati – prosegue Conti – ai furti di gasolio: ci capitano sempre, in tutti i cantieri, tanto che per non avere danni o ritorsioni lasciamo il tappo aperto per evitare ulteriori danneggiamenti. Ma non credo che chi ruba gasolio arrivi a fare una cosa del genere. Preso dall’ira può rompere un vetro, un fanale, ma non una cosa del generale». Questo gesto, rispetto a tutti gli altri, «fa ancora più male perché non ha nemmeno senso». Da chi è stato compiuto è ancora troppo presto per dirlo. «Non credo di avere nemici né a Grosseto né fuori», ripete Conti. Intanto la denuncia è stata fatta ai carabinieri per risalire agli autori – ad ora ignoti – del gesto. «Ci sono le telecamere allarmate all’ingresso del cantiere. Da lì però – spiega Conti – non è passato nessuno. Forse sono passati dal retro. Speriamo di riprenderci, ora non possiamo di certo permetterci di fermarci».

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