Maiano Lavacchio: una casa della memoria 79 anni dopo la strage
Il 22 marzo, anniversario dell’eccidio dei martiri d’Istia, l’ex scuolina ristrutturata apre le porte alla comunità
MAIANO LAVACCHIO. L’ultimo doloroso saluto al mondo – «Mamma, Lele e Corrado un bacio» – fu scritto con il gesso bianco nella lavagna della scuola, oggi conservata nella stanza del sindaco del Comune di Grosseto.
Poco dopo Emanuele e Corrado Matteini, insieme ad altri 9 giovani renitenti alla leva, furono portati davanti al plotone d’esecuzione comandato da Inigo Pucini e fucilati senza pietà. Era il 22 marzo 1944 quando i poveri corpi furono crivellati e lasciati a terra nella campagna maremmana di Maiano Lavacchio, mentre la squadraccia fascista si rimise in moto con feroce e brutale automatismo, dopo aver razziato i poderi e aver messo a segno altre inaudite violenze; la sepoltura dei ragazzi fu possibile solo per il coraggio del parroco di Istia Don Mugnaini, che donò almeno un gesto di pietà alla tragedia. Oggi la splendida campagna di Maiano Lavacchio restituisce un’immagine serena, e il sole primaverile trasmette una sensazione di pace rendendo surreale il contrasto col passato; eppure la strage è avvenuta vicino a noi, e in un tempo non troppo lontano.
Mercoledì prossimo – a 79 anni dall’eccidio – questi luoghi ospiteranno una cerimonia commemorativa: una tradizione importante , molto sentita dalla comunità e che si rinnova ogni anno dal 1945 a oggi, solo bruscamente interrotta dal Covid nel 2020 per poi essere ripresa in tono minore (sempre per via della pandemia) nel 2021 – 2022, quando fu aperta alle sole istituzioni. Ora invece tornerà in presenza, aperta a tutti. Ci saranno anche i parenti delle vittime; tre bus porteranno sul posto scolaresche e cittadini. E non sarà l’unico evento.
Quello stesso giorno a Maiano Lavacchio apre le sue porte la “Casa della memoria al futuro”. Un progetto dell’Isgrec che, in piedi da anni, adesso diventa realtà nella piccola e vecchia scuolina rurale risalente agli anni’50 e dismessa, che il Comune di Magliano (ente proprietario) ha affidato in comodato d’uso all’Istituto storico dopo una convenzione firmata nel 2018. Siamo a poche decine di metri dal luogo della strage, avvenuto laddove oggi sorge una chiesina fatta costruire dalla famiglia Matteini.
La “casa” della memoria nasce grazie a un progetto partecipato al quale hanno creduto tantissime persone - enti, istituzioni e liberi cittadini, Il Tirreno tra loro – e a una sottoscrizione che ha permesso di raccogliere i soldi per mettere a punto i lavori. Grazie ai fondi, alla volontà condivisa di soggetti istituzionali e privati e alla generosità dell’architetto Edoardo Milesi (studio Archos) che ha donato il progetto, mercoledì è atteso il taglio del nastro (programma nella pagina a fianco). Il Tirreno ha potuto visionare i locali questi giorni. Al momento la “Casa” è ancora «un work in progress», dice la direttrice dell’Isgrec Ilaria Cansella spalancando le porte con la vicepresidente Elena Vellati e due volontarie Isgrec, Giulia Baneschi e Francesca Alampi, che hanno concluso il servizio civile regionale. Le stanze sono quasi del tutto pronte per ospitare pannelli, libri, una mostra sui martiri d’Istia, materiale didattico, i lavori lasciati dagli studenti coinvolti in un progetto Erasmus, la riproduzione della lavagna dei Matteini. Da mercoledì «la struttura sarà aperta con periodicità regolare su prenotazione», dice Cansella. Il progetto originale prevedeva anche una sistemazione esterna, che verrà in un secondo momento. «Siamo arrivati dove potevamo. Intanto ci è sembrato importante aprire perché questo luogo importante iniziasse a vivere». Un luogo in cui, per usare le parole dell’architetto Milesi, «non dovrà essere “mummificata la memoria” ma progettata la nostra contemporaneità».