Il Tirreno

Firenze

In tribunale

Fa autoerotismo a casa, le vicine lo filmano e finisce a processo

Matteo Leoni
Fa autoerotismo a casa, le vicine lo filmano e finisce a processo

Protagonista un 40enne di Firenze poi assolto dal giudice

20 agosto 2022
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FIRENZE. È finito a processo con l’accusa di aver compiuto atti di autoerotismo mentre era in casa sua. Protagonista delle curiosa vicenda un quarantenne fiorentino, “paparazzato” col cellulare da due vicine mentre, secondo la tesi dell’accusa, si masturbava davanti alla finestra del suo balcone. Così facendo avrebbe urtato la sensibilità delle condomine, che per prima cosa hanno documentato tutto, e poi sono corse ai ripari denunciando il fatto increscioso alle autorità. Per la vicenda la procura ha chiesto il rinvio a giudizio del quarantenne per il reato di atti osceni in luogo pubblico, aggravati dal fatto che alla scena avrebbero potuto assistere dei bambini residenti nel condominio. L’imputato è finito a processo, celebrato con rito abbreviato davanti al gup di Firenze. Alla fine tutto si è risolto con una sentenza di assoluzione, «perché il fatto non sussiste».

Tra le prove portate contro l’uomo, dei video e delle foto, scattate dalle due vicine col cellulare. Una denuncia doverosa secondo le due donne. Opposta la tesi del difensore dell’uomo, avvocato Jacopo Pepi, secondo il quale le due donne si sarebbero rese responsabili del reato di interferenze illecite nella vita privata. In base alla tesi della difesa, l’uomo si trovava in una stanza di casa sua, affacciato al vetro di una porta finestra protetta da una tenda, e che per di più guarda su una corte interna. «In concreto – ha sostenuto la difesa – le signore non avrebbero potuto vedere nulla se non violando l’intimità del domicilio». Tutto poi sarebbe successo nelle ore serali, tra le 22 e le 22,30.

Per poterlo riprendere poi le due vicine hanno dovuto usare lo zoom del telefono, altro indizio che la sua figura non era facilmente visibile dall’esterno. L’uso dello zoom, impiegato al massimo, spiegherebbe poi la scarsa definizione delle foto.

La tesi della difesa, accolta dal giudice, è che si sia trattato di un semplice equivoco. Nessun gesto di autoerotismo, l’uomo era «interamente vestito, a braccia incrociate» ed era «intento a guardare l’orizzonte assorto nei suoi pensieri». Dunque si sarebbe tratto di un equivoco, le vicine di casa avrebbero mal interpretato la posa del quarantenne, preso dalle sue riflessioni. Ma non finisce qui.

Oltre ad aver equivocato, si sarebbero anche macchiate di un reato penale, riprendendo col telefoni no e quindi procurandosi illecitamente delle sue immagini mentre era a casa sua, invadendo un ambiente privato usando strumenti di ripresa visiva e sonora.

Il reato, ipotizzato dal difensore, non verrà però contestato alle due donne, poiché il quarantenne ha deciso di non presentare querela .


 

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