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Il caso

Cuoco viareggino chiede mezzo milione di euro a Pier Silvio Berlusconi: «Non mi ha pagato gli straordinari»

di Gabriele Buffoni
Pier Silvio Berlusconi
Pier Silvio Berlusconi

Due sentenze gli danno torto, ma lui ricorre in Cassazione: come nasce la vicenda

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VIAREGGIO. Per due volte si è visto negare dai giudici il pagamento di oltre mezzo milione di euro richiesto a Pier Silvio Berlusconi sostenendo che gli spettassero come parte della retribuzione. Ora saranno la Corte di Cassazione e la Corte di Appello di Genova a pronunciarsi, parallelamente, sulla complessa battaglia legale intrapresa da un cuoco e marittimo viareggino, il 47enne Giacomo Canale, contro l’amministratore delegato di Mediaset. Uno scontro a suon di carte bollate che va avanti da anni e che vede fronteggiarsi in aula i legali delle due parti – l’avvocato Claudio Lalli di Carrara per il marittimo viareggino e l’avvocato Fabrizio Daverio dello studio Daverio e Florio di Milano per Pier Silvio Berlusconi – in una vicenda dall’esito ancora incerto.

La battaglia in tribunale

La diatriba legale va avanti da quando il rapporto di lavoro durato 11 anni tra Canale e la famiglia Berlusconi si è interrotto, nel 2018. Il cuoco viareggino ha reclamato il pagamento di festivi, notturni domenicali e lavoro straordinario che Pier Silvio Berlusconi, sostiene Canale, non gli avrebbe versato nei tanti anni passati alle sue dirette dipendenze. Sia per gli impieghi – in vari periodi, come dichiarato dal 47enne, anche con contratti non adeguati alle sue mansioni – a bordo di uno dei suoi yacht (il Suegno) sia per il lavoro al castello di Paraggi, a Genova, dove Pier Silvio Berlusconi risiede insieme alla compagna Silvia Toffanin e ai figli.

La vicenda

Il primo atto della vicenda risale al 2019, anno in cui Canale arriva a firmare un accordo con il suo precedente datore di lavoro proprio in merito all’ingente importo di straordinari, festivi e notturni mai percepiti. «Era in una situazione di necessità – spiega l’avvocato Lalli – e quando si rivolse a me, subito dopo, mi accorsi che il verbale di quell’accordo non era accettabile perché non era stato firmato in modo legittimo: il mio cliente – spiega il legale carrarese – non era stato assistito dal sindacato in maniera opportuna, tant’è che la firma non era avvenuta nella sede sindacale ma nello studio del suo precedente avvocato. E il delegato sindacale – aggiunge – nemmeno conosceva la materia dell’accordo». Questa la versione dell’avvocato del cuoco viareggino. Motivi sufficienti, per il 47enne, per decidere di impugnare quell’accordo e chiedere il pagamento di tutte le presunte retribuzioni non pagate.

Ma la sentenza di primo grado del Tribunale del lavoro di Genova è una doccia fredda: il verbale è legittimo, quei soldi non gli spettano.

Una vittoria a metà

Dopo quella sentenza di primo grado Canale e l’avvocato Lalli portano la questione sui banchi della Corte d’Appello di Genova. Che conferma la sentenza, ma con una differenza rilevante «Ci ha dato ragione sull’illegittimità del verbale, per le modalità con cui era stato firmato – spiega ancora il legale del 47enne – ma entrando nel merito della sentenza la Corte ha ritenuto di non aprire l’istruttoria che chiedevamo e ammettere i nostri testimoni che avrebbero potuto provare quanto denunciato». Questo perché «la Corte ha ritenuto superata questa richiesta da alcune dichiarazioni che avrebbe fatto il mio cliente durante un libero interrogatorio. E ha sottolineato come non fosse stata allegata la richiesta di avere indietro questi pagamenti. Un grave errore – sostiene Lalli – perché mai il mio cliente ha fatto simili dichiarazioni contrarie alla sua causa, e la richiesta delle retribuzioni è ciò su cui tutta la nostra battaglia legale in questi anni». Di fatto però i giudici ancora una volta si sono pronunciati contro il marittimo viareggino.

Gli ultimi ricorsi

Così, proprio alla luce di questa discrasia «tra i verbali e quanto riportato nella sentenza – conclude l’avvocato Lalli – ho presentato richiesta di revocazione per errore della sentenza della Corte d’Appello. E parallelamente ricorso in Cassazione sulla sentenza». Se per quest’ultima bisognerà attendere ancora una calendarizzazione, per la prima invece è ormai questione di poche settimane. Il 23 gennaio 2025 i giudici del tribunale genovese si riuniranno per pronunciarsi sul primo dei due ricorsi presentati dal legale del cuoco viareggino. Nessun commento, per adesso, da parte degli avvocati di Pier Silvio Berlusconi.

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