I viaggi in Ape, il gruppo di sognatori e il pianoforte: dieci anni di Levigliani Wine Art e i segreti del successo
Tutto nacque grazie a una scommessa (stravinta) di alcuni giovani. Le presenze sono passate da 1.500 al debutto a oltre 10mila nell’ultima edizione
LEVIGLIANI. Passare da mille e 500 presenze nel 2013 alle oltre 10 mila dello scorso anno. Improvvisarsi, nella prima edizione, per portare energia elettrica ai banchetti nei vicoli del borgo. «Chiedevamo in prestito le prolunghe ai paesani, facevamo con quello che c’era. I tavoli erano uno diverso dall’altro», ricorda David Poli. E i primi produttori di vino, scettici e perplessi di salire fin lassù per far degustare i loro prodotti, che raggiungevano le postazione seduti sopra il cassone di un’Ape Piaggio 50. Per arrivare ad oggi, dove fra le stradine di Levigliani ci sono ogni anno circa 27 viticoltori che aspettano con ansia questa manifestazione e molti altri che rimangono esclusi.
Il sogno
Sono alcuni dettagli di una metamorfosi ben riuscita, un sogno di pochi ragazzi leviglianesi che dodici anni fa si prodigarono in questa avventura, che oggi è diventata realtà e può essere realizzata grazie al coinvolgimento di decine di persone della frazione. Alla decima edizione, quella in programma da giovedì 1 agosto a domenica 4 agosto, il Levigliani Wine Art è diventato un evento fra i più apprezzati e partecipati della Versilia. Organizzato perfettamente, ben congegnato, divertente, variegato, e che attira famiglie e ragazzi anche da fuori i 7 comuni della costa.
I dieci anni
Dieci anni di cammino in crescendo, con un continuo sviluppo del circuito all’interno del borgo leviglianese, pressoché raddoppiato, e artisti sempre più importanti e coinvolgenti, addobbi e decorazioni nei vicoli incantevoli e produttori di livello. Quest’anno, per la decima edizione, Wine Art si allarga: sarà un weekend più lungo di un giorno, ad iniziare dal giovedì. E in questo traguardo importante, l’Unione sportiva di Levigliani ha deciso di ricordare gli sforzi e l’impegno profusi per raggiungere tutto ciò. Un risultato che arriva grazie al supporto della Cooperativa Condomini di Levigliani, dal punto di vista operativo, del Corchia Park, dal punto di vista promozionale e logistico, e della Beni comuni di Levigliani che è il principale sponsor del Wine Art. «Ma ci sono anche tanti altri sponsor che vogliamo ringraziare e ogni anno ci supportano: fra i quali alcune società importanti della Versilia che ci tengono a sostenerci, perché vogliono vedere il loro nome o sui braccialetti di ingresso o sulle sacche dei bicchieri», dice David Poli.
Come nasce
Lui è fra gli ideatori della manifestazione. «Nel 2013 (vanno considerati due anni di pandemia) tutto è nato per gioco – prosegue David – avevamo le idee chiare e la consapevolezza di poter crescere, ma è comunque stata una scommessa. E a confermare questo c’è il fatto che il primo anno abbiamo faticato a trovare produttori, avevamo pochi consensi: come ragazzini giravamo le fiere dedicate al vino e non ci prendevano sul serio. Ma lo spirito di comunità che ci contraddistingue ha fatto leva anche in quella prima occasione, perché le persone più grandi ci hanno spronato a non demordere. Siamo partiti con cinque cantine e quello realizzato oggi è straordinario».
Dubbi iniziali e presenze
Per tutti però, all’inizio, rimaneva la perplessità di questo luogo, in montagna, nel Comune di Stazzema, poco agevole da raggiungere. «L’associazione di sommelier con cui si partì, la Svitac di Viareggio, ci dette un aiuto, travolti dal nostro entusiasmo e soprattutto nella parte del vino. Anche loro dubbiosi, ma quando videro il pianoforte o il fuoco dei mangiafuoco e altre attrazioni accanto alle degustazioni di vino ne furono piacevolmente sorpresi. Anche per trovare gli artisti di strada inizialmente fu difficile. Oggi abbiamo artisti che sono impegnati in tour europei: il giorno prima sono a Berlino o nel sud Italia, e il giorno dopo a Levigliani».
Già dalla seconda edizione, il Levigliani Wine Art raddoppiò le presenze. «È stato un crescendo continuo: ci siamo resi conto che quello che stavamo facendo poteva diventare qualcosa di incredibile. Il paese ha risposto, ci ha supportato, anche nel mettere a disposizione piccoli spazi privati. La gente si adopera per tutto, da signore anziane che spazzano la mattina, al bambino che porta il ghiaccio, ai cavatori che scendono dalle cave, a chi si occupa delle questioni logistiche e amministrative».