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Salute: lo studio

Sanità, lunghe liste per visite ed esami: il 51% dei toscani sceglie il privato. E sempre più cittadini costretti a indebitarsi

di Martina Trivigno
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Le cifre elevate costringono spesso a chiedere un finanziamento: l’importo medio dei prestiti nel 2024 è stato leggermente inferiore rispetto al dato nazionale

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Sanità privata, quanto mi costi. Oggi riuscire a trovare in tempi brevi un appuntamento per una visita specialistica o un esame diagnostico affidandosi al servizio sanitario regionale è sempre più una missione impossibile e così (quasi come unica chance) entra in gioco la sanità privata che, però, pesa (e tanto) sulle tasche dei toscani. Ecco perché sono sempre di più i cittadini costretti a ricorrere a prestiti personali da destinare a cure mediche: nel 2024 l’importo medio dei prestiti – spiega Facile.it e Prestiti.it – è stato in media di 5.633 euro, una cifra leggermente inferiore al dato nazionale (5.879 euro).

L’identikit

Chi nella nostra regione ha fatto domanda per un finanziamento destinato a questa finalità aveva, all’atto della firma, 49 anni e ha cercato di ottenere un prestito personale dalla durata di poco più di 53 rate (circa quattro anni e mezzo per un importo di 106 euro ciascuna rata), mentre in Italia l’età media risulta leggermente più bassa (47 anni), uguale invece la durata. È l’Asl Toscana, l’Agenzia regionale di sanità, a fare un quadro della situazione nel rapporto “Il ricorso all’assistenza specialistica in Toscana”.

Lo studio

Il punto di partenza del report è un campione di 2.247 cittadini adulti residenti in Toscana rappresentativo della popolazione generale per sesso, età e Asl di residenza intervistati tra agosto 2024 e febbraio di quest’anno: oltre la metà (il 51 per cento) ha dichiarato di aver fatto l’ultima visita specialistica in regime privato a fronte di un 49 per cento che, invece, si è rivolto al servizio sanitario regionale.

I motivi

Federico Gelli è il direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana ed è lui a spiegare nel dettaglio come lo stato dell’arte mostri che su tutte le visite ambulatoriali eseguite (nel 68 per cento dei casi in area medica, il 26 per cento in area chirurgica e il 6 per cento di area ostetrico-ginecologica) soltanto il 50 per cento sono state erogate a carico del servizio sanitario regionale, mentre le restanti in regime privatistico (intramoenia o privato puro). «Questo accade sia per i lunghi tempi di attesa, sia per la distanza della struttura sanitaria rispetto al domicilio del paziente o per incompatibilità legate alla conciliazione con gli orari di lavoro – sottolinea Gelli – . Dopo la pandemia, in Toscana, le richieste di visite specialistiche e prestazioni strumentali sono aumentate in media del 28 per cento. Più precisamente, sono cresciute del 24,6 per cento le visite di primo accesso e del 31 per cento le prestazioni di diagnostica strumentale. Nel 2024 le prestazioni di specialistica ambulatoriale sono cresciute di 534mila, pari al 5 per cento in più rispetto all’anno precedente, superando le erogazioni registrate nel 2019. Con le recenti delibere sul governo delle liste di attesa, la Regione Toscana ha avviato un ammodernamento del sistema di accesso all’offerta di prestazioni, delle modalità di erogazione e monitoraggio, necessarie al conseguimento degli obiettivi di appropriatezza prescrittiva, integrando in tale processo le risorse e le competenze presenti a vario titolo nelle aziende sanitarie».

Gli obiettivi
E come spiegato dal direttore Gelli, «migliorare l’appropriatezza in sanità significa poter erogare un servizio adeguato alle esigenze dei pazienti e vicino ai loro bisogni, non sottoporre le persone ad esami inutili o a cure potenzialmente dannose, allineare il percorso di cura con le loro reali necessità, ridurre i tempi di attesa e ottimizzare la spesa, abbattendo gli sprechi».

Le scelte

Il report dell’Ars Toscana evidenzia che le motivazioni più frequenti che indirizzano i toscani a scegliere la sanità privata sono i lunghi tempi d’attesa nel pubblico (nel 40 per cento dei casi) e la possibilità di scegliere il medico (30 per cento), con differenze tra chi è affetto da almeno una condizione cronica e no (aumentando nel primo caso l’importanza di poter scegliere il medico e nel secondo i tempi d’attesa) e per condizione economica (aumentando d’importanza il motivo della lunga attesa in chi dichiara condizioni basse e la possibilità di scegliere il medico in chi dichiara condizioni medio-alte). Per chi ha una polizza sanitaria e per chi ha un’esenzione per malattia, invece, la motivazione più frequente è la possibilità di poter scegliere il medico. In circa la metà delle visite nel settore pubblico, gli assistiti hanno pagato il ticket. Nell’88 per cento delle visite in libera professione e nell’85 per cento delle visite in regime privato, gli assistiti hanno pagato direttamente la visita, in entrambi i casi, in media circa 120 euro per le prime visite e 110 euro per le visite di controllo. «Ora l’obiettivo è quello di snellire la comunicazione tra strutture sanitarie e cittadini, rendere più efficace l’erogazione dei servizi, semplificare i sistemi di accesso, liberare le risorse e ridurre le differenze territoriali», conclude Gelli. La strada, però, è ancora in salita.

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