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Lo Stato? Paga in ritardo: così 4 miliardi per le imprese toscane restano in stallo. I motivi e le tempistiche

di Francesca Ferri

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(foto di repertorio)

Un fardello sul Pil del 2,8% che frena sviluppo e competitività. Enti locali più virtuosi, ma timori per il Pnrr

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Ammonta ad almeno 4 miliardi di euro il debito commerciale accumulato dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese toscane. Fatture da saldare che lo Stato nelle sue varie articolazioni – non solo ministeri, ma anche enti locali, agenzie statali e così via – non ha ancora onorato. La cifra – astronomica – è stata elaborata per “II Tirreno” dal Centro studi della Cgia di Mestre nell’ambito del report, pubblicato nei giorni scorsi, che riguarda lo stock di debiti commerciali a livello nazionale.

In Italia

L’ammontare del debito a livello nazionale è di 58,6 miliardi di euro, in costante crescita dal 2020, secondo quanto rilevato dalla Cgia di Mestre. Secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2023 a fronte di quasi 30,5 milioni di fatture ricevute da tutte le amministrazioni pubbliche, per un valore economico pari a 185,1 miliardi, l’importo pagato è stato di 174,5 miliardi di euro. «Vuol dire – spiega la Cgia di Mestre – che i mancati pagamenti hanno toccato i 10,6 miliardi di euro». Nel 2022, invece, erano stati 9 e nel 2021 8,2.

«Anche nei primi sei mesi del 2024, a fronte di 15,3 milioni di fatture ricevute per un importo dovuto di 95 miliardi di euro, entro settembre dello scorso anno ne sono state pagate per un importo di 89,2 miliardi; pertanto, non sono state onorate fatture per un importo di 5,8 miliardi di euro», prosegue il centro studi veneto. È il 2,8% del Pil (2023), una percentuale ben più alta rispetto ai principali concorrenti commerciali. La Spagna ha una incidenza dello 0,9% del Pil, la Francia dell’1,6%, la Germania dell’1,9%. Il quadro è a tinte fosche. Che potrebbero scurirsi ancor di più. La Cgia di Mestre teme infatti che con la messa a terra delle opere pubbliche legate al Pnrr, la situazione sia destinata a peggiorare.

Sulla buona strada

Ci sono però spiragli. Negli ultimi anni la situazione è migliorata e le amministrazioni dello Stato sono diventate più tempestive nel saldare le fatture entro i termini previsti dalla legge. Quel che pesa è il fardello accumulato nel passato, che, osserva la Cgia di Mestre, penalizza soprattutto le piccole imprese che, a differenza delle grandi, hanno un potere negoziale molto contenuto. «Anzi – azzarda il centro studi – spesso sono vittime predestinate dell’abuso della posizione dominante di cui dispongono i dirigenti/funzionari degli organi costituzionali, degli enti, degli istituti, delle autorità e delle fondazioni dello Stato con cui sono costrette a rapportarsi».

Stato ritardatario

Nella galassia delle amministrazioni pubbliche – che conta le Regioni e le Province autonome, il Servizio sanitario, gli enti locali, gli enti pubblici nazionali e altri – nel 2023 è lo Stato centrale ad aver registrato la performance peggiore. «Ha saldato “solo” il 92,8 per cento delle fatture ricevute, non ha pagato 1,4 miliardi di euro e ha onorato gli importi entro i termini solo nel 69,3 per cento del totale», spiega la Cgia di Mestre.

Per quanto riguarda i ministeri quasi la metà (sette su 15) è in ritardo nei pagamenti del 2024. «La situazione più critica – sottolinea la Cgia – ha interessato il ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale che ha pagato con un ritardo medio annuo di 13,13 giorni. Seguono i ministeri della Cultura con 10,94 giorni, dell’Interno con 10,71, del Turismo con 10,45, della Salute con 4,51, della Giustizia con 4,06 e delle Infrastrutture e Trasporti con 2,46. Per contro, i dicasteri più efficienti nel pagare sono stati l’Ambiente con 20,91 giorni di anticipo, l’Università e la Ricerca con 15,45 e il Made in Italy con 13,85. Sempre nel 2024, la Presidenza del Consiglio ha pagato con un anticipo medio di 8,48 giorni».

La Regione Toscana

Restringendo lo sguardo al Granducato, la Regione Toscana nel 2024 ha accumulato un debito con le imprese di circa 21,24 milioni di euro, secondo i dati riportati alla pagina “amministrazione trasparente”, con 142 imprese creditrici e 253 fatture da pagare.

In generale, tuttavia, le tempistiche dei pagamenti sono buone, spiega l’assessore alla Semplificazione, informatica, rapporti con gli enti locali e sicurezza, Stefano Ciuffo. «In passato, se non vado errato nel secondo mandato del presidente Enrico Rossi, in una fase di criticità economica la giunta ritenne che almeno la pubblica amministrazione potesse fare la propria parte per dare una mano alle imprese, garantendo i pagamenti entro tempi certi», spiega l’assessore regionale. Fu deciso di stabilire nei contratti le tempistiche. Che magari erano più lunghe dei 30 giorni previsti, vale a dire 60 o 90 giorni. Ma per lo meno erano tempi definitivi. «Per un imprenditore significa veder diminuire l’esposizione finanziaria, poter dare certezza ai propri investimenti. Nel tempo questa pratica si è consolidata e oggi le imprese lo danno per scontato». I tempi variano «se si tratta di forniture, prestazioni d’opera o gare d’appalto – spiega ancora l’assessore Ciuoffo –. E rispetto a questi tempi tutti i parametri ci danno non dico dimezzati, ma in anticipo, con solo un piccolissimo ritardo per le forniture sanitarie». E di più: «Lo consideriamo un parametro di efficacia anche per la valutazione dei nostri uffici».

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