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Maltempo in Toscana, ora l’incubo sono le frane-rapide: hanno due caratteristiche

di Federico Lazzotti

	La frana a Quarrata (foto di Paolo Nucci)
La frana a Quarrata (foto di Paolo Nucci)

Decine di smottamenti del terreno in tutta la Toscana dopo l'ultima ondata di maltempo, quattordici i comuni rimasti isolati. La nostra intervista a Nicola Casagli, docente di geologia: «Il concetto è l’opposto di quello dei terremoti»

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L’ultima frana dei due giorni più instabili del suolo toscano, almeno per estensione del fenomeno, è stata registrata a Torcigliano, in Versilia. Prima era toccato a Quarrata, dove uno smottamento si è portato via anche un’azienda agricola. Ma non solo. Perché il cedimento improvviso del terreno ha riguardato diverse zone, decine gli episodi: dal Mugello fino alla provincia di Livorno, passando per il fiorentino e la provincia di Pisa. Tanto che sono stati quattordici i comuni isolati a causa di strade interrotte dalle frane. È questa una emergenza collaterale del maltempo che ha colpito la Toscana da venerdì.

Lo spiega bene il professor Nicola Casagli, docente di geologia applicata all’Università di Firenze e membro della commissione grande rischi della protezione civile. «Quelle di questi giorni sono le cosiddette frane rapide. Si tratta – spiega il docente che è anche presidente dell’istituto nazionale di oceanografica e di geofisica sperimentale – di colate di fango e detriti, molto fluide, in risposta a piogge intense. Sono due le particolarità. La prima è dimensionale: sono grandi come campi da tennis e devastano tutto quello che trovano sulla loro strada. L’altra è che sono prevedibile da un punto di vista temporale ma impossibili da localizzare prima. Il concetto, in sostanza, è l’opposto di quello dei terremoti, che invece sai dove colpiranno ma non quando».

Come sta avvenendo in queste ore: si verificano durante l’allerta rossa ma accadono in zone anche lontane l’una dall’altra. Ecco perché – sottolinea il docente – ci sono due modi per difendersi: un sistema di allertamento in grado di prevedere quando e dove la perturbazione avverrà in maniera più forte per quindi mettere in atto le necessarie misure di sicurezza e l’informazione ai cittadini che devono sapere che i protagonisti per tutelare la loro incolumità sono proprio loro». Dunque «evitare gli spostamenti in auto perché le frane spesso finiscono sulle strade», e dunque «fare smartworking».

Un esempio virtuoso è proprio l’università di Firenze. «A Unifi abbiamo un protocollo che prevede di interrompere la didattica. In caso di maltempo facciamo lezione a distanza togliendo dalle strade 50mila studenti». 

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