Maltempo in Toscana, Gozzini (Lamma): «Il peggio non è passato: ci sono altre due fasi critiche...»
L’analisi del direttore: «La particolarità di questo episodio è la durata: una perturbazione rara a marzo»
«Ha già scritto l’articolo? Perché volevo aggiornarla: i modelli previsionali su cui mi sono basato per spiegarle la situazione sono cambiati». Bernardo Gozzini, direttore del Lamma, il consorzio di monitoraggio meteo della Regione Toscana, lavora con una prospettive inferiori alle tre ore. Il tempo che passa tra un bollettino e l’altro in regime di allerta arancione o rossa.
Direttore, dobbiamo aspettarci un’altra giornata di temporali e paura?
«Diciamo che la situazione è in evoluzione con due fasi di allarme. La prima fino alle una di stanotte (14 marzo) in particolare nelle province di Pisa e Firenze. Poi è prevista una pausa, o comunque una diminuzione delle precipitazioni che riprenderanno tra le sette e le otto con rovesci a carattere temporalesco».
Dove?
«Domani (15 marzo) le precipitazioni temporalesche saranno più sparse, anche nella Toscana nord ovest. Ma sarà ancora la zona centrale a preoccupare di più visto che i temporali, anche se meno intensi, andranno a insistere su territori già provati: con fiumi e torrenti gonfi e terreni saturi. Ecco perché l’allerta rossa è prolungata con quattro province più a rischio. Con il fronte temporalesco che parte da sotto Livorno fino al Mugello, passando da Pisa, Firenze e l’Appennino pistoiese».
Come si è arrivati a questa situazione?
«La particolarità di questo episodio è la durata, più simile per intensità alla stagione autunnale, in uscita dall’estate, quando il mare è ancora caldo. Di solito, invece, a marzo i temporali sono più brevi. A livello tecnico questo maltempo è stato generato dalla classica perturbazione atlantica entrata in contatto con flusso da sud est. Il problema è che la perturbazione staziona nella stessa area da tre giorni».
In effetti è l’ampiezza dell’allerta che stupisce e preoccupa: sette province o parti di esse in allerta rossa non era mai successo…
«Ripeto, è la persistenza stavolta a creare l’allarme. Un mese fa all’Elba ci fu una forte precipitazione in poco tempo. Qui è diverso: piove da tre giorni negli stessi punti. Infatti la piena dell’Arno a marzo è una rarità»
A distanza di un anno e mezzo, era il novembre 2023, ancora una volta l’area più colpita è quella della piana fiorentina: c’è un motivo?
«Non si può dire che un singolo evento sia dovuto al cambiamento climatico. Ma è vero che ci sono zone maggiormente vulnerabili. Le Apuane sono la zona più piovosa d’Europa abituata a certi eventi, mentre la Piana soffre maggiormente temporali intesi e concentrati».
Come vi siete organizzati al Lamma per seguire l’evoluzione del maltempo?
«Quando siamo in allerta rossa e arancione, siamo in presenza in sala meteo con due previsori per turno che coprono l’arco dell’allerta. Dalla sala meteo forniamo bollettini ogni tre ore, sullo stato attuale e sulle previsione a tre e sei ore. Quando la situazione è delicato facciamo anche monitoraggi a una o due ore. Inoltre con allerta rossa facciamo video conferenze con le Protezioni civile».
Quali sono le incognite per capire l’evoluzione della situazione?
«Le incognite riguardano il posizionamento dei rovesci. Se persiste sulla stessa aerea è peggio. Soprattutto per i fiumi che confluiscono nell’Arno: Sieve, Ombrone e Bisenzio. L’altra incognita sono le problematiche franose che la protezione civile monitora».
Si parla spesso di prevenzione, in questi casi cosa si può e deve fare?
«Il fatto che la Protezione civile abbia emesso il bollettino dell’allerta rossa ha fatto scattare una serie di procedure, protocolli di sicurezza che i comuni devono rispettare: la chiusura delle scuole e di tutta una serie di attività che possono creare rischi. Stavolta, tra l’altro, la reazione è stata buona. In tanti sono rimasti a casa a fare smart working senza prendere l’auto».
L’uomo ha sempre cercato di plasmare la natura, adesso è la natura che condiziona l’uomo sia a livello sociale che economico.
«Il cambiamento climatico ci condiziona sempre di più: temperature più calde, ondate di calore, siccità, alluvioni. Eventi sempre più estremi. La vera sfida per il futuro è la gestione del rischio. E l’unica strada possibile che vedo è adattarsi: imparare ad avere comportamenti adeguati per non mettere a rischio la nostra incolumità e quella delle altre persone».