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Ciao ciao Livorno, Piombino? In Maremma. Il sindaco chiede di passare con Grosseto: l’iter e cosa dice la legge

di Manolo Morandini
Scarpellini e Ferrari
Scarpellini e Ferrari

E nel dibattito c’è chi sospetta un disegno politico di centrodestra

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PIOMBINO. È una questione di affinità elettive. Il sindaco di Piombino Francesco Ferrari vuole saltare il confine amministrativo della provincia di Livorno per passare sotto quello di Grosseto. «Da sempre – afferma il primo cittadino – noi piombinesi ci sentiamo più affini al territorio grossetano che a quello livornese. Un po’ per la vicinanza geografica e le condizioni territoriali omogenee, un po’ per gli aspetti culturali che ci accomunano». È bastato l’annuncio via social per scatenare un polverone di commenti e per rispolverare un dibattito in città che sembrava essersi arenato tanti anni fa.

Il precedente

Già nel 2011 un’amministrazione comunale piombinese avviò il percorso che avrebbe dovuto portare al cambio di provincia. Il sindaco era Gianni Anselmi, oggi consigliere regionale in quota Pd e avversario di Ferrari alle ultime elezioni comunali. Furono raccolte oltre 6mila firme di cittadini, fu approvato un atto dal consiglio comunale. Poi la discussione si arenò e non furono compiuti i passi per portare la proposta di legge in Parlamento. Il contesto, tuttavia, era diverso. «Sulle riflessioni di allora non è cambiato niente, semmai l’operazione porterebbe ancora più vantaggi», sottolinea il sindaco. E mette in fila le opportunità per lo sviluppo di sinergie commerciali, agroalimentari e turistiche per tutti e due i territori.

La presidente replica

Storce la bocca la presidente della Provincia di Livorno Sandra Scarpellini. «La trovo una proposta fuori tempo rispetto ai reali problemi di una comunità, a cui non credo possa giovare molto il cambio di un cartello amministrativo – afferma –. Così vedo il rischio di un dibattito al ribasso, dove tutto è in chiave personale. Ritengo, invece, anche per il ruolo di Piombino nella Val di Cornia e nella provincia di Livorno, che possa valere la pena di porre il tema di un diverso peso politico della città nella provincia». Restano in silenzio i sindaci che storicamente amministrano Comuni legati a filo doppio a Piombino: Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta. Tutti insieme sono quella Val di Cornia che in passato si fregiava della spinta innovativa capace di dar vita a politiche sovracomunali, tra cui l’urbanistica, istituendo il Circondario della Val di Cornia. Altri tempi.

A distanza di 14 anni nell’agenda politica locale torna il tema del confine amministrativo. Chi doveva sapere sapeva, ma è certo che nel programma elettorale del sindaco Ferrari come nelle linee di mandato, ancora fresche di presentazione in consiglio comunale, del salto di provincia non c’è nessuna traccia. «Ho aspettato il dopo elezioni perché l’obiettivo è quello di promuovere un dibattito positivo, più sano e neutro di quello che può caratterizzare una campagna elettorale – sostiene –. Si parla di un progetto per il futuro del territorio e abbiamo davanti come amministrazione quattro anni e mezzo perché si possa approfondire la proposta con le componenti politiche e cittadine».

Sui social

Chi ha sostenuto la corsa a sindaco di Ferrari dal lancio della sua idea via social, si è scoperto essere un po’ grossetano. E se c’è chi condivide la proposta, che potrà concretizzarsi solo dopo un complesso iter da concludersi con l’approvazione di una legge in Parlamento, c’è chi accusa il sindaco di essersi reso protagonista di una boutade, buona solo per distrarre l’opinione pubblica dai problemi della città. Ma soprattutto l’auspicato dibattito in città può attendere. A farla da padrone è l’ironia, specie sui social. Ironia con la cifra dello sfottò labronico, retaggio di un passato che Ferrari vuol lasciarsi alle spalle.

Come funziona

«Ci sarà un percorso in consiglio comunale e con la cittadinanza, potremmo anche indire un referendum – sottolinea il primo cittadino di Piombino –. Si tratta di una scelta strategica che non può prendere un sindaco, deve essere assunta attraverso un confronto». Certo è che in tema di affinità da più parti si fa notare che sia Grosseto che Follonica hanno amministrazioni di centrodestra, proprio come quella che sostiene Ferrari.

«La questione delle affinità politiche non ha senso – sostiene –. In ballo c’è il futuro di un territorio. Le amministrazioni e i sindaci vanno e vengono». C’è però chi sospetta che al sindaco il salto di confine sia funzionale al disegnarsi un collegio elettorale su misura in vista delle prossime elezioni politiche, considerato che è al suo secondo mandato da primo cittadino. «Il passaggio di provincia, ammesso che sia la strada da percorrere, richiede dei tempi lunghi e non compatibili con quelli delle prossime elezioni politiche – taglia corto –. Chi amministra deve guardare anche alle prospettive, credo possa essere una scelta utile e quindi trovo doveroso metterla alla discussione della città».

L’iter

Si dovrà passare dal Parlamento. Un passo obbligato, affinché un Comune possa cambiare la provincia di appartenenza. A delinearlo è l’articolo 133 della Costituzione: «Il mutamento delle circoscrizioni provinciali – si legge – e la istituzione di nuove province nell’ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione». È questo il margine di manovra normativo di cui si dovrà tenere conto qualora a Piombino si volesse procedere ufficialmente con la virata a sud.

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