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Il nichilismo nei giovani: l’impatto dei social, la lezione di Nietzsche e l’importanza dell’educazione emotiva

di Cristiano Battini*
Il nichilismo nei giovani: l’impatto dei social, la lezione di Nietzsche e l’importanza dell’educazione emotiva

Dal senso di smarrimento alla rinascita è importante trovare il proprio "perché"

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Viviamo in un’epoca in cui ogni evento globale, dal più tragico al più eclatante, ci raggiunge in tempo reale attraverso i nostri smartphone. I giovani, nati e cresciuti in questo flusso continuo di informazioni, si trovano a fare i conti con un sovraccarico emotivo spesso difficile da gestire.

La domanda che dobbiamo porci è: come questa iperconnessione influenza la condizione mentale e la percezione del mondo dei giovani?

I dati parlano chiaro. Secondo il rapporto Unicef 2021, nel mondo circa 89 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni soffrono di disturbi mentali diagnosticabili, mentre in Italia i tentativi di suicidio tra i giovani sono aumentati del 75% durante la pandemia.

L’isolamento forzato ha amplificato problemi già presenti e concreti, quali l’ansia sociale, la depressione e anche un crescente senso di solitudine, lasciando cicatrici che non riescono a rimarginarsi facilmente.

In questo scenario, molti ragazzi sembrano cadere in una spirale di nichilismo passivo, una condizione caratterizzata dalla perdita di prospettive di vita e da un senso di vuoto che annienta ogni speranza.

Ma cosa significa realmente questo termine?

Cosa significa nichilismo?

Il concetto di nichilismo viene introdotto dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche nell’Ottocento. Indica la negazione di ogni valore tradizionale e l’incapacità di trovare un significato nella vita. Secondo Nietzsche, il nichilismo può assumere due forme: passiva e attiva. Il nichilismo passivo porta alla paralisi e alla rassegnazione; il nichilismo attivo rappresenta un’opportunità: distruggere i vecchi valori per crearne di nuovi.

Giovani in trappola

Oggi molti giovani sembrano intrappolati nel primo tipo di nichilismo, incapaci di immaginare un futuro migliore. Le cause? Un cocktail di fattori: dalla pressione scolastica, alla mancanza di educazione emotiva, passando per il bombardamento costante di notizie negative dovuto all’iperconnessione.

Il ruolo dei social media è cruciale. Piattaforme come Instagram e TikTok offrono un rifugio momentaneo, ma spesso creano un divario tra la realtà e la vita idealizzata che vi viene rappresentata. Questa "fuga nella virtualità" può sembrare una via di uscita, ma rischia di isolare ulteriormente i giovani dal "mondo" reale.

Dalla crisi al cambiamento

Nietzsche ci insegna che il vuoto non deve essere necessariamente un nemico. La distruzione dei vecchi valori, se affrontata con consapevolezza e con un pizzico di eroico furore, di cui scrisse Giordano Bruno, può rappresentare un’occasione per costruire qualcosa di nuovo. Questo è il nichilismo attivo, un approccio costruttivo che può trasformare il senso di smarrimento in una risorsa.

Ma come fare per aiutare i giovani?

L’educazione emotiva

L’educazione emotiva può essere sicuramente un’opzione. Insegnare ai ragazzi a riconoscere e gestire le proprie emozioni è fondamentale per aiutarli a trovare un proprio equilibrio.

Gioca un ruolo fondamentale anche il supporto psicologico, come offrire accesso a professionisti che studiano il disagio giovanile, ciò è essenziale per incontrare il proprio vuoto e riuscire a trasformarlo in una risorsa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unicef, investire in programmi di salute mentale per i giovani è una delle priorità globali del nostro tempo.

Una domanda aperta

Non esistono risposte facili al problema del nichilismo tra i giovani. Come ci ricorda ancora Nietzsche, non dobbiamo imporre valori dall’esterno: ognuno deve trovare il proprio senso nel vuoto. Tuttavia, stimolare una riflessione su questo tema è già un primo, e buon, passo.

C’è una domanda che ogni giovane dovrebbe imparare a porsi: "Cosa voglio costruire nel vuoto che mi abita?". Proprio partendo da questa consapevolezza è possibile trasformare il nichilismo attivo in una forza creativa, capace di dare forma a una nuova prospettiva di vita.

Un "perché" per vivere

In un mondo iperconnesso, dove ogni crisi ci tocca da vicino e ogni aspettativa di vita sembra impossibile da soddisfare, i giovani camminano su una fune sottile sospesi tra rassegnazione rivincita. Cadere non è sbagliato, anzi: può essere un’occasione per imparare a rialzarsi, anche se il vero obiettivo è saltare verso la rivincita. costruire attorno a sé valori propri e, e soprattutto non arrendersi. Come scriveva Nietzsche, «chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come». Aiutiamo i giovani a trovare il loro "perché" e a sostenere l’angoscia del vuoto.


*Studente di 18 anni del liceo delle scienze applicate, Isis Mattei di Rosignano Solvay

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