Squid Game, la maledizione del bis: la seconda stagione delude le attese
Ha suscitato pareri contrastanti il personaggio transgender Hyun-ju, interpretato da un attore cisgender, Park Sung-hoo
La seconda stagione di "Squid Game", acclamatissima serie sudcoreana, disponibile su Netflix, ha generato grande attesa, ma ha suscitato pareri contrastanti. Mentre nella prima stagione la tensione e l’originalità dominavano, nel secondo capitolo hanno adottato un approccio diverso e il risultato non è stato sempre all’altezza delle aspettative.
La narrazione continua da Seong Gi-hun, ex dipendente dal gioco d’azzardo, uscito dalla prima serie come vincitore degli Squid Games, i crudeli giochi di sopravvivenza dal montepresi gigantesco.
Seong Gi-hun questa volta torna a partecipare ai giochi e si batte per distruggerne l’organizzazione, sperando di salvare vite umane.
In questa stagione c’è meno azione e ci sono più dialoghi. Vengono esplorati temi sociali e psicologici più a fondo, ma a tratti sembra tutto un po’ rallentato e meno emozionante rispetto alla prima serie.
Dal punto di vista estetico, la seconda stagione merita comunque ancora un giudizio positivo. Le scene sono curate nei dettagli insieme ai colori e alle ambientazioni affascinanti.
Inoltre la regia imposta efficacemente le scene, mentre le musiche scelte contribuiscono a creare l’atmosfera ideale per l’interazione tra i personaggi.
Emerge tuttavia un limite nella caratterizzazione dei nuovi personaggi che non riescono ad avere lo stesso impatto di quelli introdotti nella prima stagione. Alcuni sembrano essere presentati quasi come una mera aggiunta scenica piuttosto che come figure capaci di coinvolgere il pubblico a livello emotivo.
C’è stata una grande controversia, ad esempio, riguardo a un personaggio transgender, Hyun-ju, interpretato da un attore cisgender, Park Sung-hoon. Molte persone si sono sentite contrariate per questa scelta data l’importanza della rappresentatività. Nonostante le spiegazioni del regista, Hwang Dong-hyuk, è comunque una scelta che ha diviso l’opinione pubblica.
In generale, questa stagione cerca di fare qualcosa di diverso. Non raggiunge l’epicità della prima stagione che era davvero iconica, ma rimane comunque affascinante e offre momenti di riflessione interessanti.
Certamente non è senza difetti ma vale la pena guardarla solo per vedere cosa riserva la terza stagione che si prospetta coinvolgente.
*Studentessa di 17 annidel liceo Chini Michelangelodi Lido di Camaiore (Lucca)