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Livorno, reagisce ai banditi armati di pistola e li mette in fuga: «Ho agito d’istinto, ma “l’hanno mangiata ghiaccia”»

di Stefano Taglione

	Enrico Bencini
Enrico Bencini

Il 55enne, surfista e nuotatore, non si è intimorito e ha reagito: «Ci siamo picchiati, poi sono fuggiti». La nostra intervista

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LIVORNO. «Non volevano colpire me in particolare, avrebbero rapinato chiunque, bastava semplicemente che qualcuno aprisse loro la porta. Ma hanno scelto la persona sbagliata, l’hanno “mangiata ghiaccia” come si dice a Livorno, perché io non ho paura di niente e ho difeso il mio territorio».

Enrico Bencini, 55 anni, ha messo in fuga due banditi dal suo condominio di viale di Antignano, sul lungomare di Livorno. Subacqueo, surfista e nuotatore “Master”, giovedì scorso due persone gli hanno suonato al campanello dicendogli: “Signor Bencini, c’è un pacco per lei”, peccato che fossero due rapinatori col passamontagna e uno di loro, armato di pistola, lo abbia raggiunto sul pianerottolo puntandogli una pistola alla testa.

Bencini, ma cosa è successo veramente?

«Erano da poco passate le 18, stavo cenando perché io mi sveglio alla buon’ora, la mattina presto vado in mare. Queste persone hanno suonato al campanello annunciandomi un pacco che fra l’altro nemmeno aspettavo, visto che online non compro mai nulla. Si sono qualificati come corrieri, io “pollo” ci sono cascato e ho aperto».

Poi?

«Abito al secondo piano, il tempo di aprire il portone, sistemarmi e uno di loro era già a tre metri. Mi ha puntato la pistola alla testa, ma ha scelto la persona sbagliata. Ho reagito d’istinto, senza pensarci, sono abituato a non mollare mai».

Come?

«Gli ho alzato la mano con la quale impugnava l’arma, che non so se fosse vera o falsa, poi l’ho preso per il collo. Ci siamo azzuffati, io ho l’ulna rotta e sono stato ricoverato in ospedale, ma penso che nemmeno lui stia bene. Non si aspettava la mia reazione, mi ha aggredito e poi è scappato insieme al complice».

Lei come sta?

«Ho questa frattura all’avambraccio, dovrò essere operato, resterò ricoverato almeno un paio di giorni. Poi ho una ferita lacero-contusa su uno stinco dalla quale ho perso un po’ di sangue. Però poteva andare peggio, molto peggio, mi dispiace perché non potrò partecipare ai campionati regionali di nuoto “Master” che avevo in programma di fare a febbraio».

Torniamo alla rapina. Con una pistola puntata alla testa, lei ha avuto una reazione coraggiosa, istintiva, sicuramente anche pericolosa.

«Lo so, forse ancora non sto realizzando cosa sia successo esattamente, devo metabolizzare. Se fosse stato qualcosa di programmato, probabilmente, avrei agito diversamente, ma non posso saperlo. Lo ripeto: ho agito d’istinto, in pochi secondi, forse millesimi. Sono una persona istintiva, non mollo mai. Questi due, prima di suonare al campanello, avevano provato con il vicino».

Qualcuno è intervenuto in suo aiuto?

«Ho iniziato a gridare e sono usciti gli altri condomini. È a quel punto che i due rapinatori sono scappati. Il complice, fra l’altro, vedendo la situazione è perfino fuggito per primo, senza aspettare l’altro».

Cosa ricorda dei rapinatori?

«Chi mi ha aggredito digrignava i denti, voleva farmi paura. Indossavano dei vestiti neri, attillati, ed entrambi avevano i passamontagna. Le uniche parole pronunciate sono state: “Signor Bencini, c’è un pacco per lei”. Italiano corretto, forse con un’inflessione dell’Est Europa, ma non saprei dirlo con esattezza».

Cosa si sente di dire alle persone che in futuro potrebbero trovarsi nella sua stessa situazione?

«Questi delinquenti cercano di entrare nelle case con dei sotterfugi: non aprite mai la porta. Hanno trovato me, e sono sicuro che ora qui non torneranno mai più, ma se al mio posto ci fosse stato un altro lo avrebbero sottomesso». 

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