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Liste d’attesa, in Toscana tempi più brevi ma le richieste aumentano (e di tanto): i dati esame per esame

di Francesco Paletti

	Una paziente che si sottopone a un'ecografia (foto di repertorio)
Una paziente che si sottopone a un'ecografia (foto di repertorio)

Nei primi dieci mesi del 2024 sono state erogate tre milioni di prestazioni. L’assessore Bezzini: «La domanda di assistenza sanitaria cresce di più dell’offerta che pure abbiamo aumentato»

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Quasi 355mila prestazioni recuperate nei primi dieci mesi del 2024, la quasi totalità delle quali sono ambulatoriali (316mila), quelle più richieste e attese dai cittadini toscani. Dati alla mano, sembrano tutt’altro che irrilevanti i risultati ottenuti con il Piano di miglioramento delle liste d’attesa, varato dall’amministrazione regionale un anno fa sfruttando i maggiori margini di flessibilità nell’utilizzo delle risorse del Fondo sanitario nazionale. «Non sono finanziamenti aggiuntivi, i fondi sono sempre gli stessi – sottolinea più volte l’assessore regionale al Diritto alla salute Simone Bezzini –: semplicemente nel 2024 il governo aveva consentito di sforare dello 0,4% i tetti di spesa per il personale e per l’acquisto di prestazioni da privati».

Eppure le liste d’attesa rimangono un’emergenza della sanità regionale, anche se qualche miglioramento c’è stato nell’ultimo biennio. Soprattutto per quel che riguarda la cosiddetta “diagnostica”, gli esami insomma, per i quali il rispetto dei tempi d’attesa è passato, dal 75,1% del 2022, all’88% dell’ottobre scorso. Ma, benché in modo più attenuato, cresce anche la percentuale delle viste effettuate nei tempi previsti: dal 71,4 al 75,5% negli stessi due anni. «Però ci vada cauto: la tendenza è positiva, e ne siamo felici, ma diversi problemi rimangono» quasi si raccomanda Bezzini.

Tempi d’attesa inferiori ma più richieste

Perché tutto è relativo: quelle quasi 355mila prestazioni recuperate, infatti, sembrano tante in assoluto, ma sono poca cosa se rapportate alle quasi tre milioni di prestazioni, fra visite e diagnostica, erogate in Toscana nei primi dieci mesi del 2024 e monitorate del sistema sanitario regionale. E perché, dati alla mano, tante criticità rimangono.

Prima di tutto, però, una premessa. I tempi da rispettare non sono sempre uguali, ma dipendono dalla classe di priorità. In altre parole, sta al medico che prescrive la visita, o l’accertamento diagnostico, indicare se è più o meno urgente o se invece è programmabile in tempi più lunghi. Le classi di priorità sono quattro. Se una prestazione è “urgente” (classe U), significa che è da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore. Se è “breve” (classe B) va garantita entro 10 giorni. Se è “differibile” (classe D) è da eseguire entro 15/30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici. Se è “programmata” è da eseguire entro 120 giorni.

I dati esame per esame

Per quanto riguarda le visite, nelle tabelle della sanità regionale aggiornate all’ottobre scorso, sono “rosse”, ossia più lontane dall’obiettivo del 100%, quelle dermatologiche (62,9%) e urologiche (73,5%). Nello stesso periodo del 2023, però, erano dello stesso colore anche quelle otorinolaringoiatriche (passate dal 68,5% all’81,6% di erogazioni nei tempi previsti, nell’arco di 12 mesi) , endocrinologiche (da 72,9 a 76,3%) e oculistiche (da 74,1 a 75,6%). Non solo, le visite oncologiche rispettano i tempi quasi in tutti casi (99,3%). Discorso simile per quelle di chirurgia generale e vascolare, reumatologiche, ortopediche e neurologiche, tutte al di sopra del 90%.

Situazione analoga per quanto riguarda la diagnostica: l’unica prestazione “rossa” è l’elettromiografia (63,2%) , l’esame neurofisiologico necessario per le patologie neuromuscolari. Un anno fa, però, era “rossa” pure la colonscopia (passata, in dodici mesi, dal 67,5% al 79,6% delle prestazioni erogate “in regola”). E sono erogate nei tempi previsti in oltre il 90% dei casi tac (96,8%) , ecografie (94,1%) e risonanze (92,9%). Inoltre superano l’85% pure mammografie, ecodoppler, gastroscopie e spirometrie.

I tempi per gli interventi chirurgici

Per gli interventi di chirurgia oncologica, invece, la criticità maggiore riguarda gli interventi di tumore alla prostata: nel primo semestre dello scorso anno ha rispettato i tempi di attesa solo l’81,2% delle operazioni, comunque meglio rispetto al 71,3% del 2023 e al 62,7% del 2022, ma ancora poco. Anche se, in questo caso, pesano non poco le richieste che arrivano dai pazienti delle altre regioni per effetto soprattutto della capacità attrattiva dell’ospedale fiorentino di Careggi, vera e propria eccellenza nella specialità. Rispettano i tempi d’attesa in oltre il 90% degli interventi, invece, le operazioni di asportazione di un melanoma e dei tumori a colon, retto, mammella, polmone, pancreas, esofago, stomaco e ovaie. E vi si avvicinano quelle per tumori del cavo orale (88,8%) e del fegato (88,1%). Qualche difficoltà in più, invece, per quanto riguarda le operazioni non oncologiche: superano il 90% solo gli interventi di angioplastica coronarica (92,1%) e di biopsia del fegato (98,3%). Tutti gli altri monitorati, però, sono abbondantemente al di sotto di questa soglia: le criticità maggiori riguardano le emorroidectomie (68,5%, in peggioramento rispetto al 71,1% del 2023), ma sono relativamente bassi, e in discesa rispetto al 2023, anche i dati riferiti agli interventi di ernia inguinale (da 78,5 a 76,8%), di colecistectomia laparoscopica (da 85,5 a 79%) e by pass aortocoronarico (da 86,5% a 80,7%).

Ancora troppe attese

È un quadro a luci ed ombre, insomma, quello che tratteggiato dai numeri toscani relativi alle misure per contrastare l’emergenza liste d’attesa. Sì con diversi segnali di miglioramento, ma ancora troppo timidi rispetto alle necessità. Eppure i dati regionali sono generalmente migliori di quelli medi nazionali. In Toscana, infatti, le prestazioni diagnostiche che rispettano i tempi d’attesa sono superiori del 5,7% alla media italiana, con punte che arrivano al +12,5% per le risonanze magnetiche e al +12,1% per le colonscopie. Discorso simile per le visite: sono in regola il 4,2% in più rispetto al dato medio nazionale, che salgono al +13,1% con riferimento alle visite otorinolaringoiatriche e al 10,1% per quelle ortopediche. Ma non basta. Le liste d’attesa restano un’emergenza. Non è stato sufficiente nemmeno aumentare il numero delle prestazioni: del 6% rispetto al 2023 e del 16% rispetto al 2019, certificano i dati della Regione. E il motivo tanto semplice da spiegare, quanto complesso da affrontare Lo spiega l’assessore Bezzini: «Il fatto è che la domanda di assistenza sanitaria cresce di più dell’offerta che pure abbiamo aumentato».

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