Il Tirreno

Toscana

I ricordi dei lettori

Nevicata del 1985 in Toscana: slittini in città, contatori ghiacciati e “scapaccioni”. «Ma che meraviglia...»

di Federica Scintu

	Da sx via Matteotti a Prato (foto Alessio Bacci), Sara Landi con la sorella a Grosseto. Sotto da sx viale dei Tigli a Viareggio (foto Lucia Del Dotto), neve a Larderello (foto Carlo Cheli)
Da sx via Matteotti a Prato (foto Alessio Bacci), Sara Landi con la sorella a Grosseto. Sotto da sx viale dei Tigli a Viareggio (foto Lucia Del Dotto), neve a Larderello (foto Carlo Cheli)

Tantissimi i messaggi dei lettori sotto ai nostri post sui social. E nonostante i disagi, in tanti mantengono ricordi magici

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I nasi appiccicati alle finestre a guardare quell’evento così raro quanto magico. I bambini a casa da scuola, i genitori pure: impossibile arrivare al lavoro con tutta quella neve. E poi chi riusciva a mettere in moto la macchina con quelle temperature… .

Gennaio 1985: sono passati 40 anni dalla “grande nevicata” ma i nostri lettori se la ricordano ancora benissimo. Dall’entroterra alla costa, dalla campagna alle spiagge: la Toscana venne letteralmente imbiancata, i fiumi e i torrenti si trasformarono in “piste” ghiacciate.

Le strade come piste da sci

Jessica era a casa della nonna quando i fiocchi cominciarono a cadere: aveva 6 anni. Fabrizio, che di anni ne aveva 9, a scuola ci arrivò ma all’uscita rimase bloccato “da un muro di neve”. E poi ancora le Mura di Lucca che diventarono una pista da sci. Gli slittini nelle strade di città con i pupazzi di neve. I bambini “monelli” nascosti dietro gli alberi per fare a pallate di neve. Martina e quella camminata sul lago di Massaciuccoli ghiacciato. Anna, che il 9 gennaio 1985 diede alla luce la sua prima figlia, Sara. È un ritratto spensierato, a tratti un po’ malinconico quello che ci restituiscono i lettori, che in centinaia di commenti ricordano quelle giornate lente e fredde scaldate da famiglia e amici. Tant’è che in pochissimi ripensano a quell’evento come a un disagio anche se la Toscana, in quei primi giorni di gennaio, si ritrovò a dover affrontare un’emergenza, dalla paralisi dei trasporti ai danni all’agricoltura.

Bambini, slittini improvvisati e “babbuccioni

«Avevo 16 anni e mezzo, mi ricordo di essermi svegliata ed essere andata alla finestra di camera con mia sorella – scrive Claudia sotto al nostro post su Instagram - entrambe con il naso appiccicato al vetro per tanta bianca meraviglia. Il torrente Orme, a ridosso del cortile dei miei genitori, era ghiacciato, tutta la campagna circostante era magnifica. Ricordo mio padre che portò me e mia sorella, su una collina per fare gli scivoli con lo slittino (beh non era proprio uno slittino, ma scivolava) e poi con gli amici, giù dal pendio della fattoria». «Mi ricordo i babbuccioni (scapaccioni, ndr) della mi’ mamma – scrive Andrea – perché rincasai tardi. Ero rimasto in centro a vedere la neve in piazza della Signoria…». Esperienza simile quella che racconta Federica. «Avevo 9 anni – scrive - uscii di casa alle 9 del mattino e dall’entusiasmo il tempo passava senza che me ne accorgessi. Rientrai alle 14 e presi tante botte. Ma l’emozione ripagava il dolore». Ci fu anche chi rimase bloccato ma non fu così male. «Io e mio fratello restammo bloccati per oltre una settimana a Montepiano con i nonni – scrive Alessio Pieraccini sotto al post su Facebook - la vacanza più divertente della nostra vita».

Al lavoro in doposci e i contatori ghiacciati

Poi i ricordi di chi era al lavoro o di chi doveva andarci e si ritrovò a dover affrontare più di qualche disagio. «Mi ricordo che andavo al lavoro a piedi con i doposci perché non osavo prendere l’auto. Grosseto era pienissima di neve», scrive Alessandra su Instagram. «Mi svegliai con 60 centimetri di neve fresca in città e misi le catene alla mia A112 per poter andare al lavoro a Scandicci. Che avventura», racconta invece Mara. Anna invece preferì evitare la macchina: «Io ero stata assunta da appena un mese in un bar, per due tre giorni sono andata al lavoro a piedi, per me è stato uno spettacolo, avevo 24 anni». E nonostante i contatori ghiacciati e «i rubinetti dell’acqua aperti a filo» per evitare che congelasse (racconta Daniela dalla provincia di Pistoia, ndr), il ricordo di quella nevicata resta magico, almeno per chi era bambino: «Avevo 9 anni – scrive Carla Bartolini - e mentre mamma preparava la cena me ne stavo col naso appiccicato al vetro della portafinestra a guardare fuori. Ai primi fiocchi esclamai felice: “Nevica!" e mamma non voleva credermi, ma mi raggiunse e...wow!».

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