Fucecchio e l'assalto al calzaturificio di lusso, gli errori dei ladri e la beffa finale: la ricostruzione
Azione in stile militare di un commando che blocca le strade e semina chiodi sull'asfalto: ma alla fine i ladri fuggono a mani vuote
FUCECCHIO. Una scena che sembra provenire da “La casa di carta”, la famosissima serie Netflix dove un gruppo di rapinatori predispone dei piani articolatissimi per portare a termine dei colpi spettacolari (e molto remunerativi). Solo che qui non siamo alla Zecca di Stato a Madrid ma a Fucecchio, un tutto sommato tranquillo comune a metà strada tra Firenze e Pisa. Che però, per una notte si è trasformato nella location di uno spin-off toscano della serie prima citata, con un finale differente e meno soddisfacente per i rapinatori.
Il commando e il piano
Una banda (si calcola di 25/30 persone) prima dell’alba di venerdì 11 ottobre ha messo nel mirino il calzaturificio Freeland di via Giovanni da Verrazzano: una realtà da tre stabilimenti nel raggio di pochi chilometri e oltre 300 operai a libro paga. In poche parole, il calzaturificio più grande della zona – Fucecchio è storicamente terra di scarpe – e uno dei più grandi della Toscana. La banda ha messo in piedi un piano molto articolato: dopo aver rubato 18 furgoni e camioncini da alcuni rivenditori della zona ma anche da tutta l’Italia centrale, i malviventi li hanno utilizzati a mo’ di barriera - quasi in stile militare - per bloccare tutte le strade che conducono all’area del calzaturificio, sfruttando anche la notte. Il Freeland si è trovato così escluso dal contesto circostante per circa 4 chilometri quadrati, mentre i ladri con altri mezzi da sfondamento alle 4 circa sono arrivati in via Giovanni da Verrazzano: qui, con dei furgoni hanno abbattuto i cancelli del capannone dedicato alla logistica. Parallelamente i malviventi sono riusciti a trovare le chiavi e spostare dei furgoni dell'azienda che potevano creare problemi al loro raid. I primi problemi, però, si sono presentati qui, perché alle 4.32 e alle 4.34 gli allarmi perimetrali hanno segnalato sia ai proprietari che alle forze dell’ordine che qualcosa non andava, non consentendo alla banda di agire in tranquillità e soprattutto di arrivare al caveau. Da una prima rilevazione, infatti, non sembrano esserci stati grossi ammanchi di merce, cioè scarpe finite per le griffe della moda.
I danni e la beffa
Tanti, invece, i danni: cancelli abbattuti, serrande sfondate e capannoni messi a soqquadro. Tuttavia il sistema d’allarme dotato di nebbiogeno ha creato in pochi istanti un muro di nebbia che ha impedito al commando di fare man bassa. E che qualcosa sia andato storto lo denota anche il fatto che davanti al capannone della logistica i carabinieri hanno trovato ancora aperto un furgone con targa slovena, che molto probabilmente doveva servire per caricare il bottino. La banda comunque aveva anche studiato il piano di fuga, perché ai mezzi rubati sono state tagliate le gomme e a terra sono stati sparsi chiodi a tre punte, perfetti per forare gli pneumatici di chi si fosse “intrufolato” nell’area off limits, a parte dai carabinieri. Che sono giunti sul posto in forze, sia con personale della stazione di Fucecchio che con quello della compagnia di Empoli; a fare i rilievi la scientifica, allo scopo di trovare eventuali tracce dei ladri. Il Freeland è dotato di tre capannoni, con quello distaccato che non è stato toccato. Di conseguenza l’attività lavorativa dei dipendenti è andata avanti a singhiozzo proprio per consentire alle forze dell’ordine di fare tutti i rilievi del caso. L’area bloccata coi mezzi rubati era di circa 4 chilometri quadrati e questo ha creato disagi alla circolazione di tutto il Comune, a partire dai bus del trasporto scolastico non hanno potuto raggiungere le frazioni di Ponte a Cappiano, Vedute, Querce, Pinete e Galleno. Altri, invece, non sono andati a lavoro o perché non riuscivano a superare il blocco o a causa di forature provocate dai chiodi sparsi lungo le strade che conducono al calzaturificio. Sul posto anche la sindaca di Fucecchio Emma Donnini, che ha espresso solidarietà agli imprenditori coinvolti (Massimiliano Potenza, Claudio Tiezzi e Gabriella Pantani, che producono per gruppi del lusso come Hermès). La situazione è tornata a un’apparente normalità verso le 13, almeno per quanto riguarda il traffico. Intanto vanno avanti le indagini dei carabinieri e la conta dei danni da parte dei proprietari, che sono sicuramente di parecchie decine di migliaia di euro; parallelamente l’azienda sta facendo anche un inventario per capire cosa manca, sebbene a una prima occhiata sembrano essere sparite soltanto alcune decine di paia di scarpe, tra l’altro non finite. Per il modus operandi è abbastanza chiaro che si tratti di una banda di professionisti che aveva studiato il piano nei dettagli, salvo poi non riuscire (per fortuna) a concretizzare fino in fondo.