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Lucca

La ricostruzione

Chi era Mariano, il lucchese morto sul lavoro: la motosega, il tronco e gli ultimi secondi di vita


	Il luogo della tragedia e il 48enne morto sul lavoro 
Il luogo della tragedia e il 48enne morto sul lavoro 

Aveva 48 anni e abitava nel comune di Capannori. Il collega che era con lui: «Travolto davanti ai miei occhi»

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FONTENIVA (PADOVA). Stava preparando la lama della motosega, quando un tronco di pioppo gli è piombato addosso, travolgendolo senza lasciargli scampo. È morto così, nella mattina di mercoledì 4 dicembre, sotto gli occhi di un collega, Mariano Martinucci, 48 anni, che abitava nel comune di Capannori, in provincia di Lucca, durante un intervento di routine in un’area privata di San Giorgio in Brenta, frazione di Fontaniva, in provincia di Padova. Erano le 8.45 di mattina quando l’operatore forestale, esperto e dipendente da cinque anni della Massoni P&M di Guamo, azienda lucchese leader nel settore del legno, ha perso la vita in un incidente sul lavoro che si è consumato in pochi, tragici istanti. Secondo una prima ricostruzione, Martinucci, insieme al collega Miladin Malic, 56 anni, bosniaco residente a Lucca, stava lavorando su una catasta di tronchi lunghi cinque metri e del diametro di circa 50 centimetri. Mentre affilava la lama della motosega, chinato e concentrato sull’attrezzo, un tronco si è improvvisamente mosso dalla pila, colpendolo alla testa. Il caschetto grigio che indossava non è bastato a proteggerlo e a salvarlo: l’impatto è stato devastante. Malic, che si trovava a una ventina di metri di distanza, ha assistito impotente alla tragedia: «Non ho potuto fare nulla per salvarlo, l’ho visto morire davanti ai miei occhi», ha raccontato, indicando con lo sguardo il punto esatto dell’incidente, ora delimitato dal nastro del sequestro.

Soccorsi e indagini

Nonostante l’immediata chiamata al 118 e l’arrivo dell’elisoccorso, è stato tutto inutile. Sul posto sono giunti anche i tecnici dello Spisal di Camposampiero, incaricati di ricostruire la dinamica dell’incidente, e il pubblico ministero di turno, che ha disposto il sequestro dell’area e la rimozione della salma, trasferita all’Istituto di medicina legale di Cittadella per gli accertamenti. L’ex cava Candeo, teatro della tragedia, è stata interdetta per permettere ulteriori approfondimenti.

Il dolore

Martinucci lascia la compagna, la madre e una sorella, che non riescono a capacitarsi di quanto accaduto. Un’amara constatazione che riaccende il dibattito sulla sicurezza nei cantieri, soprattutto in settori come quello forestale, dove il rischio è sempre dietro l’angolo.

Lavoratore esperto

Chi conosceva Mariano Martinucci lo descrive come un professionista affidabile e competente. «Era esperto nell’uso della motosega, una garanzia in cantiere», ha aggiunto Malic, suo collega da anni. «Non riesco a spiegarmi come sia potuto accadere: lavoravamo con tronchi accatastati, certo, ma nessuno di noi si aspettava un movimento così improvviso». Parole che sottolineano quanto la fatalità abbia avuto un ruolo determinante in questa tragedia.

Un settore a rischio

Il settore forestale è uno dei più pericolosi nel panorama lavorativo italiano. Secondo le statistiche più recenti, le morti sul lavoro continuano a rappresentare un dramma irrisolto. Incidenti come quello di Fontaniva ricordano con brutalità che la sicurezza non può essere mai data per scontata, neppure per chi, come Mariano, conosceva alla perfezione le dinamiche del mestiere. Mentre si attende l’esito delle indagini, resta il dolore per una vita spezzata troppo presto, un vuoto che difficilmente potrà essere colmato. La famiglia di Mariano si stringe nel silenzio, mentre i colleghi, attoniti, ripercorrono con la mente i momenti della tragica mattinata, alla ricerca di risposte che forse non arriveranno mai. 

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